giovedì 3 maggio 2018

un terribile amore per la guerra

Piuttosto che della conoscenza, era sulle tracce di vite vissute. -La cosa veramente importante sono le persone. Del resto che me ne importa ? Forse la vita di un essere umano brucia rapidamente, come la carta che abbiamo gettato nel forno.Forse la vita, proprio come hanno detto alcuni filosofi, è un gioco grottesco. Una serie di piccole difese disperate, anche di illusioni, travestite da decisioni. Perà la vita veramente vissuta di una persona è una cosa importante.Perchè per quanto sia ridicola noi non possiamo rifiutarla completamente. Se anche nutriamo nella nostra testa dei dubbi, cerchiamo comunque dei valori, buoni o cattivi. Lasciamo spazio all'amore, al desiderio. Individuiamo la differenza tra il vivere come se fosse un'arte e il perderci in calcoli e quisquilie da poco.
-Bene, e l'azione?- Nuran fece un cenno con la mano. -Sto parlando del senso dell'azione. Mettersi alla prova in grandi imprese.
Mumtaz era perplesso. - Non esistono imprese grandi o piccole. Esistono i nostri passi e la nostra falcata. Mehmet II ha conquistato Istanbul quando aveva ventun anni. Cartesio faceva filosofia a ventiquattro. Istanbul è stata conquistata una volta sola. Il Discorso sul metodo è stato scritto una volta sola. Però al mondo ci sono milioni di persone che hanno ventuno o ventiquattro anni. Visto che non tutti sono Il Conquistatore o Cartesio, dovrebbero forse morire ? Basta che vivano intensamente. La grandezza di quelle che chiamiamo imprese è dentro di noi.
Nuran guardava con molta attenzione il giovane. -Ma l'azione...lei non sta parlando dell'azione.
-Ne ho parlato appunto...Tutti sono costretti a fare qualcosa. Tutti hanno un destino. Che ne so, a me quel destino piace viverlo, portando qualcosa di nuovo dal mio mondo interiore. Per dire, a me piace l'arte. Forse l'arte ci permette di conoscere gli aspetti migliori della morte, quelli che possiamo accettare più serenamente. Questo è certo, la vta di una persona a volte può essere bella come un'opera d'arte. Quando la trovo...

Nuran fu la prima a rompere il silenzio.Forse voleva conoscere meglio l'uomo che la amava.
-Ma davvero non ha l'ambizione di fare qualcosa di importante ?
-Di importante, no...ma cole lei sa, ho un lavoro. Faccio quello, tutto qua.
Aveva paura della grandezza. Era una cosa pericolosa. Perchè molto spesso accadeva ben oltre i limiti della vita. Oppure uno perdeva la facoltà di pensare liberamente e diventata un giocattolo nelle mani degli avvenimenti.
-Allora, una persona si perde nella rete di se stessa oppure in quella degli avvenimenti. In verità, in questo concerto non esiste il grande e il picoclo. C'è tutto e ci sono tutti...Proprio come ciò che ci circonda in questo momento. Quale di queste onde, quale di queste luci si può buttare via ? Si spengono e si accendono da sole, vengono, vanno, il meccanismo è continuamente in funzione. Però, perchè lei non cerca la felicità invece della grandezza?
La risposta di Nuran lo colse di sorpresa: -Perchè è così che le persone si sentono meglio!
-Sì, però tutti quelli intorno staranno peggio!, disse Mumtaz.


-Ma ci sarà la guerra ?
-Guardi, io come spettatore distaccato non vedo la possibilità che possa scoppiare una guerra. Però il mondo è così carico e pronto alla tragedia che...- Si fermò e prese fiato. -E' una cosa strana, come posso dire ? Non credo che la guerra scoppierà subito. A me sembra una cosa impossibile. Io credo che in pratica nessuno avrà il coraggio di fare una cosa tanto spaventosa e terribile, nemmeno il più folle e temerario, nemmeno chi cammina come un robot, il più inumano o colui che si crede tale, penso che all'ultimo momento rinuncerebbe a farlo, di punto in bianco scaglierebbe la torcia che tiene nelle mani lontano dal braciere. Ma questa è l'ultima speranza. Lei sa che cos'è l'ultima speranza ? Molto spesso l'ultima speranza è il volto che esprime l'impossibilità delle nostre azioni...Lasci che le dica con una sola parola quanto è fragile questa speranza.Da anni riponiamo tutte le nostre speranze in quelli che stanno preparando questa cosa, che si danno da fare con tanta serietà come se fossero alla prese con una formula geometrica. Provi a pensare, da anni la preparano, come se si trattasse di una recita teatrale, una ricetta farmaceutica, un tavolo operatorio. E lo fanno dando il nome di crisi ad ogni situazione dell'esistenza, ad ogni cambiamento e conseguenza, per poi trovare dei rimedi per queste crisi moltiplicandole per tre o per quattro...E adesso su cosa stiamo facendo affidamento ? Che coloro che hanno creato questa atmosfera, che l'hanno trasformata in modo da renderla irrespirabile, all'improvviso rinuncino a tutto ciò, che all'improvviso da queste provocazioni senza senso ritornino alla tranquillità, che tornino a guardare al mondo non con gli occhiali di convinzioni predeterminate ma con gli occhi della relatà; di fatto, quindi, un miracolo...La cosa veramente spaventosa sta nel fatto che tutti quanti, o meglio, tutti gli avversari, hanno atteggiamenti diversi: alcuni sono immersi nella rilassatezza data dal benessere, dalla mancana d'azione o dall'idea che tutto ciò è impossibile; altri invece sono alla rincorsa della pura azione...Oppure 'Solo io avrò il coraggio...', e il problema si ricolve...Chi sta pensando a tutto ciò ?...
Pian piano siamo finiti col credere che l'unica via d'uscita sia la guerra. E non è tutto. Noi crediamo che ci sarà una guerra, una delle tante guerre della storia. E invece il mondo si sta preparando a una guerra civile, si è unito sotto il naso dei politici e ha legato fra loro tutte le differenti questioni...La guerra civile è uno dei modi in cui una civiltà cambia pelle. Stiamo vivendo la trasformazione di un grande organismo, così grande da essere incomprensibile dentro al sua realtà, da sembrare un delirio o un incubo della natura. Siamo al punto, se il termine è corretto, un punto fisiologico nel quale tutto il contesto è stato preparato per il collasso e lo rende inevitabile...
E' così semplice evitare una guerra politica. Una virata o un istantaneo ritorno al buon senso potrebbe risolvere ogni cosa. Ma superare una crisi di civiltà, mantenere la consapevolezza dentor i suoi disastri, è tanto difficile quanto non farsi sfuggire di mano il timone mentre la si affronta, non essere inghiottiti dalla tempesta, non farsi trascinare da un'inondazone e non farsi polverizzare da un meteorite.
-Com'è fatalista, dottore...
-Perchè sono uno studioso della natura. Per anni ho gestito un laboratorio di fisiologia. Ho visto decine di migliaia di malati. Credo di sapere riconoscere la differenza tra quello che si può e quello che non si può evitare. Riconosco da lontano il luogo che la morte ha scelto per andare a insediarsi...
-Ma non è una cosa diversa ?
-..La guardi da un'altra prospettiva. In un'epoca in cui le cose si sono fatte così confuse, in cui le domande se ne vanno per la tangente, in cui ad ogni porta a cui si bussa pieni di speranze compare la bocca di un drago, pensi alla catastrofe del destino umano lasciato nelle mani di un mucchio di pazzoidi, profeti irresponsabili, deterministi della produzione e della sovrapproduzione, di utopisti che esprimono le loro buone intenzioni solo con la voce delle armi, che trovano la loro misura solo con le condanne a morte, che si nascondono dietro la maschera della verità...
E anche se fosse per legittima difesa, non sarebbe per nulla diverso dall'essere complici di un delitto; è come dare una spintarella alla mano che tiene la torcia affinchè si avvicini al braciere.
Certo, dal suo punto di vista logico forse pensa di avere ragione. Ma dal suo punto di vista...e invece nel mondo d'oggi non ci deve essere il punto di colui che vede solo se stesso. Ed è possibile spiegarlo a lei, a me, al bancario di Anversa e al macchinista di Bruxelles, che posso dire, a chiunque. Ma come si può raccontare a un mistico, a quelli che credono se stessi degli attori e il mondo un palcoscenico, a quelli che danno il via alle cose sapendo che la morte a sangue freddo è la risposta ai loro desideri ?

(Ahmet Hamdi Tanpinar, Serenità, 1949)



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