giovedì 28 settembre 2017

tra letargocrazie e burdistan

Si fa un gran parlare in questi giorni sui giornali italiani delle nostre letargocrazie occidentali.
L'Espresso ha fatto scomodare anche il grande Sloterdjik, che gira a modo suo il coltello nella piaga, in occasione delle letargiche rielezioni della mitica Angelona.
Ormai le elezioni svolgono la funzione di un rituale anestetico e i loro risultati, anche quando appaiono nuovi o preoccupanti, vengono subito reinghiottiti dal grande blob di regimi in cui nulla mai si muove davvero e tutto ritorna sempre uguale.
Si vota, eppur si dorme, insomma.
Quando ci si accorgerà che le elezioni non c'entrano nulla con la democrazia sarà sempre troppo tardi.
Anzi, sarà proprio tardi. Una tirannia tecnocratica-finanziaria-militare è alle porte.
I regimi oligarchici e neo-aristocratici attuali ci dicono già tutto.
Ma non vogliamo vedere.
D'altronde come chiedere di vedere a chi ha deciso ormai di tenere gli occhi chiusi e proseguire a dormire ?
E' un letargo lungo, per un lunghissimo inverno, quello in cui ci troviamo da tempo.
E non dà segni di poter smettere, nonostante i casini nei quali ci troviamo quotidianamente.

In tutto questo casino, l'alternativa apparente e risorgente alle letargocrazie -in assenza di un'opposizione e di un conflitto agito al loro interno- sta diventando il Burdistan.
In sardo il burdo è il bastardo, il figlio di padre ignoto.
Ecco: oggi chi prova a decidere democraticamente, per esempio chiamando a votare i suoi cittadini in un referendum sull'indipendenza, viene considerato un bastardo e viene perseguito, isolato, represso.
La democrazia diretta (o anche i suoi surrogati) è malvista dalle letargocrazie.
Esse non amano il potere del popolo.
Non so se i referendum in corso porteranno davvero a qualcosa di meglio, anzi ne dubito.
Ma quel che è avvenuto in Kurdistan iracheno e sta per avvenire in Catalogna apre comunque ad un nuovo scenario: quello dei bastardi democratici.
Nessuno può riconoscerli come figli, nessuno li vuole accettare, tutti li rifiutano e cercano di farli fuori. Ma lì dentro, dentro quegli atti costituenti di rivolta e di liberazione, potrebbero celarsi in nuce le spinte per qualche novità.
La democrazia non può vivere a lungo in letargo.
Se  non muore, cerca una strada, fosse anche spuria, bastarda, non riconosciuta.
Non abbiamo più nulla da perdere.
Viva il Burdistan libero!






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