giovedì 13 luglio 2017

a moltissimi piace caldo

Ultimi impegni in facoltà, ma settimana piena, tra riunioni, esami e tesi.
Il caldo è tale che, unito alla paura e all'ignoranza, rende i laureandi ancora più incapaci del solito, anche solo di balbettare qualcosa di decente e di sensato.
Una vera penitenza, per loro e per noi.
In tutta risposta, si è deliberato di abolire la discussione delle triennali: viene così ad essere eliminata una delle poche possibilità di conversazione pubblica dei giovani d'oggi, per quanto ormai ridotta solo ad uno sketch televisivo da veline.
Ma la proclamazione (collettiva) resta: un'americanata ad uso dei fans e dei fotografi.
La sfilata di moda, tanto, c'era già, compresa di trombette e stelle filanti e finti allori.
Stiamo collaborando allo sfascio di quel che resta della dignità delle istituzioni, anche nelle forme.
La sostanza è andata perduta da tempo.
Meglio così, in fondo.
Meglio il palese ridicolo, la spocchia svuotata, lo sputtanamento ad oltranza anche dell'ipocrita e retorico sembiante.

Lo stesso vale per la politica: il Parlamento non svolge ormai più alcuna funzione legislativa, se non di ratifica.
Le richieste di fiducia sono giornaliere, le discussioni sono pro-forma, nessuno ascolta, neppure chi parla.
Sempre che ci sia qualcuno in aula; le maggiori presenze si hanno quando c'è da litigare o da inscenare manifestazioni finte, in cui si assiste al match da ridolini tra onorevoli e messi delle Camerette che si appendono alle giacche per strappare striscioni o salvadanai.
Le manifestazioni che avvengono fuori di lì, poi, sono ormai puri sketches elettorali, sindacali.
Il populismo e la demagogia regnano sovrani, a parti contrapposte, ma non in questo.
Anche qui: meglio che il nulla appaia in tutto il suo splendore.
Non si potrà più dire di poterci credere comunque, a meno che non si voglia apparire proprio dei fessi.

Eppure, la baracca resta in piedi.
E spezza, rompe tutto il resto.
L'aggregazione umana disgrega la natura e il mondo delle relazioni, produce degradazione degli stessi uomini e donne, ma va avanti, di catastrofe in catastrofe, in un adattamento -e in un silenzio indifferente e rassegnato- che non avevamo mai conosciuto in precedenza.
Intere regioni di ghiaccio si staccano al polo, e noi proseguiamo a parlare di accorgimenti energetici per risparmiare il consumo di una lampadina.
Intere popolazioni vengono da noi sterminate, affamate, costrette alla fuga e noi -quegli stessi noi- stiamo a discutere di mille disperati in più o in meno sul nostro territorio e se li vogliamo o non li vogliamo, e come li vogliamo etc etc...
Bombardiamo e radiamo al suolo città intere e ci piace pensare di averle liberate e che la guerra, finalmente, è vinta.
Siamo pazzi, ormai, semplicemente.
Siamo dei poveri drogati di noi stessi, e senza cure.








Nessun commento:

Posta un commento