martedì 6 giugno 2017

cosmologiche

Può esservi una rigenerazione che non passi attraverso la violenza ? Come può rinascere qualcosa che non sia prima disgregato ? Si può passare da un ordine a un altro senza che vi sia un intervallo di caos ? Chi indica la salvezza la intravede oltre una barriera di fiamme. Più alte si levano, prima bruceremo, prima saremo risanati. Occorre che il campo bruci perchè sia fertilizzato. L'unica salvezza dal disastro è un disastro ancora più grande.
Perchè solo la distruzione permette la trascendenza, poiché solo attraversando qualche catastrofe si percepisce l'esistenza di stadi ulteriori della coscienza e della sensibilità, e vi si accede...

I sistemi di potere si comprendono meglio non al loro acme, bensì nella fase della loro degenerazione, quando tramontano...Appena prima di essere avvicendati, sprigionano la loro essenza al crepuscolo nel modo più puro e drammatico, divenendo interamente comprensibili, sotto l'incalzare di avvenimenti che non potevano prevedere e perciò tanto più istruttivi. Non essendovi un vero stimolo a capire ciò che si suppone sia immutabile, la comprensione si aggira sempre nei dintorni della distruzione... Sono gli eccessi a causare il tramonto di un'epoca, è il tramonto di un'epoca a spiegarne gli eccessi.

Possiamo persino provare sollievo quando finalmente il peggio si avvera, quando dopo tante preoccupazioni inutili si profila una disgrazia autentica...Maledizione, ma anche, evviva! Ci siamo! Queste notizie tragiche ci risarciscono almeno facendoci apparire meno ridicoli agli occhi di chi considerava le nostre preoccupazioni esagerate...

Di solito si parla dell'Italia in quanto paese dell'illegalità. Dove le norme vengono di continuo trasgredite...Eppure non posso fare a meno di stupirmi di quanto raramente, in effetti, ciò accada...
Forse perchè avviene in modo automatico e quasi inconscio, fatichiamo a renderci conto dell'enorme numero di disposizioni che rispettiamo, non dico ogni giorno, ma ogni ora, al limite ogni minuto della vita che scorre. Per una singola norma che stiamo violando, ecco, abbiamo obbedito ad almeno altre dieci, o cento, quasi senza accorgercene...
Questa obbedienza pressochè permanente è molto ma molto meno vistosa dell'episodica infrazione: ne abbiamo introiettato l'abito al punto da scordarci quanto essa sia straordinaria e innaturale. Il nostro default, insomma, è piuttosto quello di rigare dritto, rispetto al quale la trasgressione si segnala come un evento.

L'idea generica di fraternità (Illuminismo) ma anche quella più concreta di prossimo (Gesù) sembrano ignorare il fatto che è appunto la prossimità a generare l'odio, e che il disaccordo e la concorrenza tra uguali si spinge fino alla persecuzione e all'omicidio. Non è affatto il diverso, bensì il simile a scatenare il conflitto...
Come sempre Gesù con i suoi precetti sembra annunciare l'ovvio, lo scontato mentre il suo insegnamento è olto più arduo e provocatorio avvolto com'è in quella specie di puerilità: sa benissimo che tu odi il tuo vicino di casa e lo impiccheresti, e allora lui ti ordina di amarlo...
Dicendo 'Ama il tuo prossimo' vuol dire 'Ama chi detesti'.

Fastidio istintivo verso il 'troppo vicino', fascino verso il 'mediamente lontano', paura verso l''assolutamente remoto'.

La dottrina del 'Ma noi non sapevamo' andrebbe sostituita con l'ammissione 'Noi sapevamo tutto, ma non volevamo arrenderci all'evidenza'.

Prigionieri dell'euristica: che presuppone che un senso vi sia, in ogni singola cosa come nel tutto, e lo si possa anzi lo si debba trovare. E se il senso on c'è ? Se non vi fosse senso ? Se non dovessimo più essere obbligati a cercarlo, quale diventerebbe allora il nostro dovere ?

Che enorme sperpero d'intelligenza sia nel capire, sia nel non voler capire.
Anche a distanza di anni, dopo molte letture e ragionamenti, mi rimane l'impressione che avevo da ragazzo, forse infondata eppure potente, e cioè che i Greci abbiano prodotto di gran lunga maggiore profondità e senso nella loro mitologia che con tutta la loro rinomata filosofia. Non parlo solo di bellezza del linguaggio. Intendo un contributo intelletuale, lo sforzo di interpretazione del significato della vita, la profondità e l'originalità dello sguardo sul mondo. Il fatto che si tratti di favole non ne distrugge il significato, anzi lo accresce. La controprova è che il più accanito detrattore degli antichi miti non abbia poi potuto fare altro che illustrare le sue teorie che coniarne di nuovi, il mito della caverna, il mito dell'androgino, il mito dei cavalli che tirano in direzioni discordanti, che francamente a me paiono piuttosto strampalati...pallidi...le loro immagini, peregrine...confrontate a quelle antiche. A meno di considerare la filosofia stessa non tanto come la rottura con la visione mitica, bensì come la sua continuazione più asciutta, sbiadita, burocratica, specialistica, sterilizzata rispetto alla spensierata sovrabbondanza delle origini.

Oggi, per l'orrore di vedere annientato uno dei contendenti, interveniamo a controbilanciare l'esito di qualsiasi battaglia. Così, le guerre senza vincitori vanno avanti all'infinito.

Ciò che rende inimitabile l'adolescenza, il suo spirito originario e vitale, non è affatto quello che essa ha di più forte e che è capace di resistere al passaggio del tempo, ma ciò che da tale passaggio viene distrutto. Le qualità più preziose sono legate alla fragilità, alla precarietà: il senso riposto delle cose si nasconde nella loro transitorietà. Non capirai mai nulla se ti ostini a ricercare ciò che dura, ciò che resiste, e che permane; se ne sei capace, guarda e ricerca piuttosto quel che presto o tardi scomparirà...Ecco, l'adolescenza è esattamente ciò che verrà dissipato. Il suo principio non risiede in ciò che continua a vivere, bensì in quel che è destinato irrimediabilmente, naturalmente a perire. (Osservando i miei studenti, un tempo, pensavo questo, e ora lo penso ricordandoli).

Forse, quando siamo depressi, come lo sono io ora, abbiamo una visione assai più realistica di ciò che ci circonda, o per meglio dire, siamo meno inclini a essere accecati da illusioni prive di fondamento. O forse anche questo tentativo di trovare vantaggiosa la malinconia è un'illusione, una magra consolazione.

Per un insegnante, si tratta di cambiare le persone che si osservano, o di vedere le persone che si osservano, cambiare. A me è accaduta perlopiù la seconda cosa.
Il mio lavoro di insegnante: come un contadino che sgobba per preparare il campo, lo ripulisce, lo dissoda, semina, irriga...poi, quando spuntano le piante, e dalle piante i fiori, e i fiori alla fine si trasformano in frutti, meravigliosi, gonfi, succosi, maturi, belli a vedersi...lui non li raccoglie, preso da un'improvvisa stanchezza che potrebbe anche essere disinteresse...e li lascia marcire nel campo, sui rami, li guarda marcire giorno dopo giorno, senza più muovere un dito...

E' un guaio essere lenti di comprendonio, ma non quanto lo sia capire le cose troppo rapidamente, poiché è questa capacità eccessiva a generare la noia in chi la possiede e la esercita. Se si afferra ogni cosa in un baleno, il resto sono tempi morti. Avevo un alunno che era così. Si chiamava Arbus. Non so che fine abbia fatto, e ne deduco che non abbia mai combinato nulla di importante. Probabilmente è stato ucciso dai tempi morti.
Il mondo va preso a piccole dosi. A una persona intuitiva può bastare una campionatura.

L'indicazione dei mistici, che per accedere a una seconda vita più pura e intensa e perfetta si debba spezzare il filo della prima, cioè la vita ordinaria, può essere estesa per molti versi anche a chi si macchia del crimine di omicidio...La vita perversa e la vita perfetta si somigliano in questo: che hanno rotto i ponti con la vita ordinaria.

Di ogni giovane oggi si dice benevolmente che 'deve trovare la sua strada', sì, la sua strada, come se avessimo tutti strade diverse e soltanto una tra di esse e una sola fosse destinata a ciascun individuo, fosse stata tracciata e lastricata esclusivamente per lui, come la porta della Legge nel famoso apologo di Kafka, affinchè fosse lui e nessun altro a percorrerla. Ma se in giro ci sono milioni di strade virtuali di cui una e una sola toccava a noi, grazie a quale improbabilissimo colpo di fortuna dovremmo riuscire ad azzeccare quella giusta ?

Come nella favola del mercante che per sfuggire la morte arriva fino a Samarcanda, il corso originario della vita devia imboccando strade tortuose e diramazioni errabonde prima di raggiungere il suo punto di arrivo, il suo traguardo, il quale, al contrario, è rimasto e resta sempre lo stesso. Alo sforzo per distinguersi dal nulla, durato tutta la prima fase dell'esistenza, segue lo sforzo per rientrarvi, mascherato da fuga, mentre si tratta di un ritorno.
Ostinazione e orgoglio fanno sì che comunque ciascuno pretende di dirigersi verso la morte per la propria via.
Una parte di noi prosegue il suo tragitto naturale che conduce al termine del suo sviluppo, dunque, all'estinzione, e intanto un'altra parte risale verso l'origine, verso l'inizio misterioso di quello sviluppo. Un medesimo individuo viene trascinato a valle dalla corrente del fiume, come un tronco, mentre guizza per risalire lo stesso fiume controcorrente, come un salmone. Questi movimenti uguali e contrari sono presenti con pari forza nel desiderio sessuale, che è brama al tempo stesso di annullamento e di riproduzione: risale alle sorgenti della vita e si precipita in avanti il più vicino possibile ai confini con la morte.
Mi auguro che non sopravviva nulla di me. Eppure, non vi è nessuno così effimero, nessuno di cui non resti nemmeno una traccia.

Ho attraversato il mare della consapevolezza. Come ci sono riuscito? Semplice, era asciutto. Da molti decenni ormai, forse secoli. La mente umana l'aveva prosciugato.
Il cratere sull'orlo del quale i santi stanno seduti aspettando è spento.

Non si può soggiornare a lungo nell'altezza eroica...La gloria non si replica all'infinito, altrimenti cosa avrebbe di miracoloso ? Un poco alla volta l'eroe smarrisce le sue straordinarie qualità, si rimpicciolisce, i suoi poteri sbiadiscono, sinchè è rientrato nella normalità. E la normalità per un eroe è la dannazione.

Il sentimento esclusivo dell'amore, dal Romanticismo in poi, ha sostituito e surrogato la religione, ha sostituito la religione dell'amore, cioè il Cristianesimo, lasciando spazio sulla terra a una sola religione praticabile collettivamente, la religione dell'odio. Quella dell'amore sopravvive dunque come un culto personale, che lega tra loro singoli individui, a coppie o in numero ristretto, mentre l'odio riesce a tenere insieme i gruppi più vasti e le comunità.

Invece che tentare di realizzare fantasie e sogni, oggi è consigliabile prendere fatti reali e convertirli in fantasie.
Le bugie non hanno importanza quando sia chi le dice sia chi le ascolta conosce la verità.

A far girare il mondo è una gigantesca macchina di compensazione che lavora senza sosta.

Le Muse in principio erano selvagge. Poi Apollo gli ha insegnato tutto. Ogni educazione, mentre sembra cancellarla, affina e potenzia la barbarie.

Per un Italiano era naturale essere cattolico...Per questo gli atei in questo paese sono tanto puntigliosi e arrabbiati. Più facile tentare di distruggere la fede cattolica che sostituirla. Il problema, nel progetto di abbatterla è che, insieme alla fede cattolica, viene via tutto quanto il resto e della cultura italiana non resta in piedi nulla, non restano nemmeno i suoi pugnaci oppositori.

Prima di morire, gradirei avere la spiegazione almeno di una cosa. Una cosa qualsiasi.

La scure posta alla radice degli alberi verrà ritirata e si lasceranno campare gli alberi ancora per qualche tempo, perchè persino l'apocalisse ha bisogno di annunciarsi e poi dileguarsi, in modo che si abbia tempo per meditare sul suo inganno ed esserne totalmente sfiduciati. La prima volta si era impreparati, la seconda si sarà già stanchi di aspettare.

Tra le macerie, la mia mente è rimasta intatta come certi salotti che si intravedono dopo un terremoto al terzo piano di una casa scoperchiata. Ma non ci si può entrare se no collassa tutto.

(Edoardo Albinati, La scuola cattolica, Parte nona, Cosmo)








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