martedì 7 marzo 2017

ritorna a casa, speedy versailles

A sessant'anni esatti dalla sua fondazione, l'Unione Europea festeggia la sua fine.
Si sono incontrati a Versailles, come il Re e gli Stati Generali prima della loro dipartita, come se fossero ancora i monarchi d'Occidente.
Ma dietro l'apparente grandeur dei riti e dei proclami quelli che si incontrano sono solo dei leader falliti, sia in patria che sullo scenario continentale, e ancor più su quello planetario.
Dopo la falsa cooperazione dell'Unione a 28 (che è sempre stata una pia illusione ed una mera parvenza), oggi ci raccontano la falsa (farsa) cooperazione dell'Europa a 4 che blatera di un'Europa a più velocità, cioè -di fatto-del fallimento dell'Europa unita.
Una falsità e una farsa perchè non esiste unione e parità e pari velocità neppure tra i 4 paesi che si sono incontrati e che si arrogano il diritto di decidere per tutti.
Quel che decide è sempre solo la Germania, peraltro sempre più indebolita su altre scale, e gli altri seguono sempre e solo a ruota.
'Se ci fermiamo, crolla tutto', insiste la Merkel.
E quindi, chi ritiene di poterlo fare deve continuare a correre, verso il baratro.
Mentre tutti gli altri paesi più poveri dell'Unione, che sono già nel baratro, vengono ulteriormente abbandonati a se stessi o, ancor peggio, affidati alle cure amorevoli della BCE o del FMI.

Quando si dice infatti che 'nessuno resterà indietro', si mente sapendo di mentire.
Perchè le due e più velocità ci sono già, e ci sono già persone e paesi che stanno indietro, e di molto.
I sistemi competitivi generano pochissimi vincenti e moltissimi perdenti, inutile negarlo.
E così è anche per l'Europa, falsamente unita dal denaro, ma in realtà divisa e stracciata proprio dai mercati e dalla finanza.
Ecco perchè gli attuali regimi di centro saranno sostituiti dalla destra nelle prossime elezioni: Macron in Francia, per quanto sia stato ministro di Hollande, si ricorderà ancor più di essere il banchiere della famiglia Rotschild; Rajoy e Gentiloni sono soltanto comparse temporanee e insipide; la Merkel stessa vacilla e sarà sconfitta a breve.
Nel frattempo, ci governano e decidono per noi e per altri, generando soltanto ulteriori odii e disprezzo, malcontento e sfiducia.

Ad un'Europa dinastica fa riscontro un'Italietta delle famigliole al potere.
Quelle di sempre, ma anche quelle nuove, della provincia toscana, quelle della Rignano Insabbiadoro.
I piccoli feudi conquistati dalla famiglia Renzi e dai suoi minimi sodali, le combriccole di amichetti e bancari da strapazzo, le massonerie d'accatto, i moschettieri di cassa e spada che ci assediano e fanno soldi alle nostre spalle, occupando e depredando gli spazi pubblici e le risorse dello stato: tutto questo va a dimostrarsi ancora vero, alla faccia delle tanto sbandierate rottamazioni e meritocrazie e progressi e nuovo che avanza.
La solita storia, da sempre, si ripete ancora una volta, con nuovi personaggi in cerca d'autore.
Così finisce, ingloriosamente, la storia del grande riformatore social-democratico, così come era già finita la storiella della 'riforma liberale' di Berluscoionis, così come sono andati ad infrangersi tutti i tentativi di cambiare la storia profonda del nostro paese.
Un paese che vive da sempre sui familismi amorali, sulle dinastie del denaro e della collusione, sulla corruzione endemica, sull'assistenzialismo e sulla emarginazione di qualunque etica pubblica
(e di qualunque persona o gruppo provi a rappresentarla).
Il nostro è un paese per vecchi, anche quando al potere ci vanno i 'giovani'.
E non parlo solo di Renzi. Anche la vicenda Raggi, purtroppo, sta ancora una volta lì a dimostrarlo.






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