venerdì 23 dicembre 2016

palle prigioniere (di guerra)

I bambini, le donne, i cittadini della Siria sono tutti imprigionati nelle loro stesse città.
Quelle città in cui hanno giocato, amato, lavorato per anni.
Poco importa per chi parteggino o chi sia il loro nemico.
I bombardamenti li ammazzano tutti, li fanno vivere come uccelli in gabbia, impediscono loro anche di fuggire.
I salvatori, dopo averli sterminati ed aver distrutto le loro case e i loro affetti, ora li caricano su autobus e li evacuano, come si fa con la merda.
E merda umana saranno, profughi da acchiappare, da spedire a forza altrove, per una falsa integrazione che significa soltanto umiliazione ed ulteriore ingiustizia.
In loro, inevitabilmente, monta la rabbia, il risentimento, l'odio verso di noi, verso quelli che li uccidono e li 'aiutano'.
Affronto finale: gli Aleppo days dell'Unicef, sepolcri imbiancati che appaiono pulitini in tv a proteggere i bambini.
Mi verrebbe voglia che vi saltassero i denti...a me (e a Gaber), figuriamoci a loro...!

Il circuito mortale delle gabbie procede da lì e va verso il camion dell'altra sera a Berlino.
La gabbia del profugo mai veramente accolto, che brucia CIE e scuole, fa rivolte in carcere, si radicalizza là dentro: l'odio sale ancora, si fa desiderio di distruzione e morte verso tutto e tutti.
I kamikaze nascono ad Aleppo, nelle primavere tradite a Tunisi o al Cairo, nelle guerre afghane e irachene. Bambini, ragazzi, uniti nella guerra!
E ci vengono addosso, relativamente in pochi ancora.
E vogliono solo ucciderci, terrorizzarci, farsi riconoscere, dirci: ci siamo anche noi, proprio noi che volete annullare e rimuovere, infilare nei vostri lager, schedare e controllare sino alle mutande nelle vostre gabbie lucenti...
Ebbene, proprio noi vi sfuggiamo di mano, e vi attacchiamo con i vostri stessi mezzi, quelli della vostra vita quotidiana, che portano acciaio alle vostre imprese o mercanzie ai vostri mercatini di Natale.
Affronto finale: gli troviamo (due giorni dopo) la carta d'identità sotto il sedile, sul cruscotto. Gli facciamo fare anche la figura degli scemi, ingenuotti da strapazzo, pazzi ed arruffoni.

Il circuito mortale delle gabbie va a chiudersi verso le tante Fabrizie di Lo.
Ragazze laureate che cercano di uscire dalla gabbia del non lavoro e del non senso italiano e vanno all'estero, a fare cervelli in fuga, o in sfiga.
Provano a scappare dalla precarietà, dall'assenza di prospettive, da un paese di truffatori e familisti.
E, talvolta, muoiono. Uccisi da giovani come loro, in una guerra tra piccioni prigionieri della stessa gabbia che si chiama liberismo e globalizzazione, e che porta alla disperazione, alla distruzione dei propri sogni, all'abiura di ogni umanità.
Ragazzi che si credono innocenti, che pensano ormai solo alla loro vita, che credono nell'Europa e nell'integrazione: tre grosse menzogne, tre grandi errori sì, ma non un buon motivo per ucciderli.
Però questo accade, inerzialmente: perchè in guerra i ricchi e i potenti non muoiono mai.
Perchè i ricchi e i potenti di guerra vivono e in guerra vivono, da sempre.
Ed anche di terrore e di terrorismo.
Ultimo affronto anche per loro: Poletti che manda affanculo i giovani all'estero e lascia finanziare dallo stato il lavoro del suo caro figlioletto Manuelito...
Così almeno lui, che è uno che vale di certo, non parte e non lo ammazzano a Natale.






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