venerdì 14 ottobre 2016

complexiglas

La riforma costituzionale e quella elettorale hanno un obiettivo chiaro: quello di formalizzare una realtà di fatto, l'accentramento e l'accelerazione dei processi e dei poteri di decisione.
Renzi lo ha sempre detto chiaro: visto che da ora in poi nessuno raggiungerà più maggioranze vere e schiaccianti (tanto più in un sistema almeno tripolare come oggi in Italia) e che inevitabilmente crescerà l'astensione sino a raggiungere i livelli statunitensi, vogliamo che comunque chi vinca -anche con basse percentuali di votanti e di consensi- possa governare con una salda maggioranza.
Non avrà i voti nel paese, ma li avrà in Parlamento, insomma.
E ha detto anche un'altra cosa: che non si deve confondere la democrazia con la complessità.
Da qui l'istanza di semplificazione.

Purtroppo per lui, e per tutti noi, credo che invece la democrazia non possa non essere complessa.
Direi, anzi, che la democrazia è proprio la complessità.
Quelle che Renzi confonde è la complessità con la complicazione.
Vorrei dargli alcuni semplici consigli per non complicare la complessità, semplificando le complicanze senza semplificare la complessità.

Migrazioni: allestire delle linee di stato con traghetti regolari che permettano, a prezzi bassi e fissi come la Conad, di arrivare sulle nostre coste a tutti coloro che premono ai confini e farli andare verso dove vogliono.
Politica: abolire i partiti ed il voto, scegliere i nostri rappresentanti attraverso sorteggi su liste casuali a turno, valide per un solo mandato.
Economia: soddisfare i bisogni primari di ogni persona (cibo, acqua, casa, trasporti) prima di soddisfarne altri (armi, lussi, grandi infrastrutture) e dare a tutti i non occupati un reddito di base per
permetter loro di vivere.
Ecologia: non usare più combustibili fossili e utilizzare acqua, vento e sole su scala diffusa e di massa.

Utopie, ma che semplificherebbero davvero tanto la nostra vita, e la sua.
Ma i politici (come i medici, i burocrati, gli insegnanti, gli assistenti sociali, i militari, etc etc) hanno bisogno che restino complicazioni e problemi, anzi li creano per dare un senso ed un lavoro a loro stessi.
Quindi, non potendo fare a meno delle complicazioni, preferiscono provare ad abolire la complessità (e la democrazia).
Non è un'idea nuova, è già riuscita e fallita più volte nella storia, soprattutto del Novecento.
Ma ogni volta ci riprovano, sperando che sia la volta buona.

Ed in effetti, considerata l'anestesia attuale delle coscienze e la potenza di persuasione del mercato, questa volta, almeno per un bel po', ci potrebbero anche riuscire.

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