mercoledì 12 ottobre 2016

coito ergo sum

Ora, io sono certo di avere avuto in sorte, durante la mia vita, un privilegio che è toccato a ben pochi: che io sappia ad Abelardo -mutilazione finale a parte- , al Molinari Enrico di di New York e alla mezzala sudamericana Cherubillo, pare, da quello che ne dicono gli sportivi la sera al caffè, astiosi contro di lui per cecità o per invidia. Ed ecco perchè io non sento il bisogno di intervenire nei dibattiti sull'erotismo, in letteratura e dove che si sia, scomodando la Sinngebung e l'epochè.
Non ricorremmo mai, Anna ed io, alle macchine orgoniche. Non ci chiedemmo mai se al momento della ricreazione, l'interno della presentificazione si presentificasse in una nuova presenza, che fosse a sua volta ripresentificabile nella memoria, ma soltanto in nuovo atto creativo.
O se nell'atto sessuale ciascuno di noi si conoscesse come nascita del mondo in sé e ritrovamento dell'altro in sé e di sé nell'altro.
Infatti oggi parlano così gli esperti. Altri numerosi tecnici del ramo vanno dicendo che la nostra civiltà vive all'insegna del sesso. L'insegna, sì, il segno, l'ideogramma, il paradigma, il facsimile.
Dicono: guardate come oggi per vendere un'aranciata la si accoppia a un simbolo sessuale, e così un'auto, un libro, un trattore persino. A un simbolo, certo, ma non al sesso reale. Un simbolo che funziona in vista di qualche altra cosa. Tu, dicono in sostanza, desidererai il coito per arrivare a.
Mai il tuo desiderio, dioneliberi, sia per il coito in sé. Deriva da qui l'attivismo ateleologico della civiltà moderna...
La riduzione di fine a mezzo, qui e altrove, allora, aliena, integra, disintegra, spersonalizza e automatizza, e così viene fuori l'incomunicabilità, e così viene fuori l'uomo-massa e la prostituta moderna, nelle sue varie sottospecie di cortigiana, mondana, amante, ganza, mignotta, zoccola, druda, ragazza-squillo, passeggiatrice, giù giù fino alla battona, alla barbona, alla spolverona e alla merdaiola, infima categoria che annovera le pestatrici di cacche canine negli stradoni bui di periferia, a notte.
Mai puttana però, secondo vorrebbe la parola antica che indicava, quando c'era, il mestiere.
Non a caso la donna innamorata, accaldata, linfante, si glorierà di questa antica parola corporativa e ti dirà nel momento supremo, fastigioso, quando si allentano i nessi del vivere secondo paradigma – e allora i simboli svaniscono lasciando soltanto la realtà reale- ti dirà di sentirsi puttana.

Ma per intanto il coito si è ridotto, per la stragrande maggioranza degli utenti, a pura rappresentazione mimica, a ripetizione pedissequa e meccanica, di positure, gesti, atti, trabalzamenti, in vista dell'evacuazione seminale, unico fine ormai riconoscibile e legalmente esigibile, Il resto non conta, il resto è puro simbolo che serve a spingerti all'attivismo vacuo.
Questo vuole la classe dirigente, questo vogliono sindaco, vescovo e padrone, questurino, sociologo e onorevole, vogliono non già una vita sessuale vissuta, ma il continuo stimolo del simbolo sessuale che induca a muoversi all'infinito.
Un simbolo sempre ritrovato nella apparenze, e che la gente accetta senza discutere: altrimenti come spiegherebbe la fortuna delle diete dimagranti, del modello steccoluto e asessuato, il quale riassume ed eleva a modulo la donna arrivista, attivista, carrierista, stirata, tacchettante, petulante e negata quindi al coito verace ? E infatti essa già mira alla fecondazione artificiale e magari alla gravidanza in vitro, ove vaghezza la punga di maternità, e insieme mira a ridurre il maschio un pecchione inutile.
Da tutto questo, mi pare, vien fuori la noia, l'incapacità, come dicono, di possedere gli oggetti, di entrare in rapporto con i bicchieri, i tram e le donne. Ma io so che la noia finirebbe nell'attimo in cui si ristabilisse la natura veridica del coito. Lo so, finirebbe anche la civiltà moderna, perchè il coito veridico non è spinta ad alcunchè, si esaurisce in sé medesimo e, in ipotesi estrema, esaurisce chi lo compie...
Lo so, finirebbe la civiltà moderna: cesserebbe ogni incentivo alla produzione di beni di consumo, essendo dono gratuito di natura l'unico bene riconosciuto e durevole; cesserebbe anche l'insorgere di bisogni artificiali, nessuno vorrebbe più comprarsi l'auto, la pelliccia, le sigarette, i libri, i liquori, le droghe, e nemmeno giocare a biliardo, vedere la partita di calcio, discutere sul Gattopardo...
Questo programma massimo, eversore della moderna civiltà, esige purezza di cuore e assoluta dedizione, rinuncia ai beni mondani e castità di sentire, una specie di voto per un vivere solitario a due (massimo a tre) lungi dalle tentazioni terrene.
Chi faccia tale scelta, giacchè egli mina alle basi il neocapitalismo e il socialismo insieme, si prepari a vedersi contro tutta quanta la società: fittacamere, portinaie, camerieri di albergo, segretarie di redazione, colleghi di ufficio, vigili urbani, questurini, preti, sociologi, radicali, comunisti, levatrici, banche, fornitori, enti nazionali, tutti li avrà contro.
Son cose queste che soltanto adesso, io, e con visibile sforzo, riesco a mettere sulla carta ed esprimere a parole, ma le scoprimmo vivendole, Anna ed io, in quelle due prime settimane o così di continuo intercorso sessuale, con l'eccezione del tempo dedicato all'alimentazione, al sonno ed, eventualmente, al lavoro.
Ma subito, come ho detto, ce li trovammo tutti contro, e primo il dottor Fernaspe, che infatti mi licenziò.

(Luciano Bianciardi, La vita agra, 1962)


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