martedì 30 agosto 2016

giardinetto, al netto

Riprendo lentamente la mia vita cagliaritana.
Il lavoro appare lontano, dormo molto, leggo romanzi e saggi con vorace lentezza, ho ripreso la fisioterapia, per consolidarne i progressi.
Mi preparo ad un settembre tranquillo, spero meno caldo.
Ieri, trasportato da due Erinni del continente, ho anche fatto il mio primo bagno di stagione al Poetto.

Guardo la tv, ma poco.
Politica e terremoti, terremoti (finti) della politica, politica (vera) dei terremoti.
Ci terremotano per controllarci e proteggerci.
La terra sbotta, i palazzinari fanno il resto.
Solite storie, solite stanchezze, anche solo a raccontarle.
Non vedo salti o cambi all'orizzonte.
Acquiescenza totale.
L'unica cosa che si muove è il sisma, a dieci chilometri da qui, sotto terra.
Ma digeriamo anche quello.

Girare in Francia è stato formativo.
Luoghi belli, niente da dire, soprattutto la Bretagna (se escludiamo Brest, davvero bruttina, ma a suo modo commovente).
Mari selvaggi, ma capaci di ritirarsi umilmente e spesso, improvvisamente.
Gente gentile e sorridente, commercianti anche troppo compiti.
Polizia ed esercito visibilmente schierati e presenti, colpiti nell'orgoglio, in attesa di nuove offese ed offensive difese della patria.
Società multietnica, ma non integrata, per nulla.

Momenti divertenti, non ancora raccontati.
Un giorno abbiamo prenotato un bus ed è venuto a prenderci (e riprenderci, a sera) un taxi solo per noi due, per 8 euro in tutto. Situazione principesca, a basso costo.
Una sera ci siamo trovati in un luogo sperduto, in un Ibis budget di periferia, circondati da abitazioni di lusso e dall'autostrada, ma abbiamo fatto una delle migliori cene del viaggio, con brochettes di carne e di pesce davvero squisite ed inattese.
La notte a Nantes saliva uno strano brusio continuo dai bar di sotto, come se provenisse un ronzio da un alveare o la lava procedesse da un vulcano sotto di noi. Ma bastava chiudere la finestra, davvero ermetica, e regnava un silenzio assoluto, inopinabile, assurdo.
Siamo diventati esperti di ostriche, n.1 (le più grandi, gustate ad Etretat) sino alle 4 e alle 5 (piccole, ma gustosissime). Gli allevamenti attorniavano le coste, e le loro forme allietavano i piatti coi loro riflessi madreperlacei. Non sai mai se siano più belli i gusci o il mollusco, con le sue forme imenee, o le perle.

In questo viaggio io e V. siamo andati ancora altrove, difficile dire avanti o usare aggettivazioni di crescita, forse inutili o inutilizzabili per noi.
Mi ritrovo qui, ora, da solo, ma è una solitudine che sa di qualcosa che siamo noi.
Come stare in una tazza di cioccolata.
Io uso lo zucchero, lei no.
Ogni giorno V. prendeva un caffè in più, io spesso ne bevevo un goccio, amaro.
Io ho mangiato le sue caramelle alla liquirizia.
Lei usa sempre il mio dentifricio.
Abbiamo passato 28 giorni insieme, giorno e notte.
In certi momenti, non ci credo.


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