martedì 5 luglio 2016

bambocci

A tavola, da ieri, devo convivere con una tavolata di due famiglie tipo.
Ragazzini e grandi sempre attaccati allo smartphone, mangiano guardando il visore e chattando.
I due mariti non parlano quasi e non intervengono mai, bevono e mangiano e basta.
Le due donne, una bionda, brutta, e una bruna, bella, si occupano dei figli.
Uno è ancora piccolo, sta col ciuccio, attaccato alla madre (bruna), gli prende ancora le tette con le mani, le cerca dentro la procace scollatura. Lo invidio.
Poi lei lo stacca e lo mette sulla sedia, lui (3 anni max) la sostituisce subito con lo smartphone di lei e passa da una dipendenza all'altra, alienandosi con la faccia verso la sedia, senza che nessuno lo consideri più.

Una smagrita e sfiorita biondina palestrata milanese, qui con la madre liftata che gira con due ridicoli cagnolini, ha invitato un maschione sardo ieri notte, che è arrivato infine, dopo varie telefonate, con un suo amico sfigato. Ieri notte parlavano entusiasti dell'Acquafan e di Riccione by night, di andare in discoteca o al bowling. Lui è andato al sodo e le ha fatto capire che aveva capito: dopo, sarebbero andati a letto insieme.
Prima volta che si vedevano, lui parlava come un bambino scemo, tutto tatuato, occhi depressissimi, onestamente stonato, anche a suo dire.
E lei, arrapatissima, se l'è portato a letto, dopo chissà quale folle notte.
Sono arrivati in piscina, insiieme, sorridenti e giulivi, quasi all'ora di pranzo.
L'amico sfigato, come le stelle stava a guardare.
Non li invidio.

I sei giovani terroristi di Dacca non erano poveri e sfigati, ma ricchi rampolli di famiglie bene.
Se essere povero e sfigato fosse la precondizione per essere terrorista credo che gli iscritti all'Isis sarebbero davvero tanti nelle nostre e altrui società.
Anche i ricchi piangono, e soffrono.
Sentono, come i giovani poveri (poveri giovani...), il non senso della loro vita, l'assenza di significato, di valori e di passioni vere.
E vedono, verificano ogni giorno la retorica e l'ipocrisia dei loro stessi genitori e del mondo adulto, delle società opulente e finte in cui vivono e da cui sono allevati, foraggiati, irregimentati in gabbie dorate, instradati verso il potere e il successo.
E, a loro modo, scompaiono, fanno i morti, i sommersi, e si ribellano, ricomparendo contro tutto e tutti, anche contro se stessi.
Questi sentimenti forti accomunano i giovani delle banlieuse e quelli dei college universitari di lusso: un senso di non senso, di impotenza, di falsità da cui cercano di uscire, di purificarsi attraverso tragiche catarsi.





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