lunedì 16 maggio 2016

aria di regime

Chi viveva nella Repubblica islamica dell'Iran era in grado di capire al volo il risvolto tragico e al contempo assurdo di quel tipo di crudeltà. Era la stessa che subivamo ogni giorno, e anche noi, per sopravvivere dovevamo prenderci gioco della nostra infelicità. Sapevamo persino riconoscere d'istinto la volgarità, posilost, in noi stessi prima che negli altri. Per questo l'arte e la letteratura diventavano così importanti: non erano un lusso, ma una necessità. Nabokov ha colto in pieno che cosa significhi vivere in una società totalitaria, in un mondo fittizio e pieno di false promesse, in cui si è completamente soli e non si è più in gradi di distinguere tra salvatori e carnefici.

Quando aveva ripreso la parola era stato per dire che a suo modesto avviso un solo film di Stanlio e Ollio valeva più di tutti i loro opuscoli rivoluzionari messi assieme, opere di Marx ed Engels incluse. Quel che loro chiamavano passione non lo era veramente, e non era nemmeno follia: era un'emozione grezza, indegna della vera letteratura. Aggiunse che se avessero modificato i piani di studi si sarebbe rifiutato di insegnare. Restò fedele a quelle parole e non torno più...Mi dissero che adesso viveva come un recluso nel suo appartamento, dove ammetteva soltanto una cerchia ristretta di amici e discepoli. 'Lei la vorrebbe conoscere di sicuro, professoressa', disse una ragazza con allegria. Io non ne ero altrettanto certa.

'I sogni', dissi rivolta a Nyazi, 'sono ideali perfetti, compiuti in se stessi. Come si può sovrapporli a una realtà imperfetta, incompleta, in perenne mutamento ?'...
Quando lasciai l'aula, quel giorno, non dissi niente di ciò che io stessa allora intuivo appena, e cioè che il nostro destino era sempre più simile a quello di Gatsby. Lui aveva cercato di realizzare il suo sogno facendo rivivere il passato, e alla fine si era reso conto che il passato era morto e sepolto, il presente soltanto una finzione, e che non c'era futuro.

Un mattino, all'improvviso e senza che nessuno se lo aspettasse, scoppiò la guerra...tornavamo in macchina a Teheran da una gita sul mar Caspio, quando sentimmo alla radio la notizia dell'attacco iracheno. L'annunciatore lesse il comunicato in tono piatto, come avrebbe fatto con una nascita o una morte, e noi lo accettammo come qualcosa di irrevocabile, che a poco a poco si sarebbe imposto su tutto il resto, insinuandosi fino nelle pieghe più nascoste della nostra vita. In fondo è così che si manifestano gli eventi repentini e devastanti, no ? Una mattina ti svegli e scopri che, per via di forze che agiscono al di sopra del tuo controllo, la tua vita non sarà mai più la stessa...

'Certo, per avere ragione ce l'hai. Il regime si è insinuato così bene in ogni angolo della nostra vita che non riusciamo più a pensare ad altro. Ci sembra che sia onnipotente...
Lascia che ti ricordi del signor Bellow, la tua ultima fiamma...,la frase sua che citavi sempre: 'questi prima ti ammazzavano, e poi ti costringevano a meditare sui loro crimini...
La Russia aveva tentato di isolarsi dal travaglio della coscienza moderna. Si era sigillata. All'interno del paese sigillato, Stalin spargeva la vecchia morte. In Occidente, il travaglio è quello di una morte nuova. Non ci sono parole per ciò che accade all'anima nel mondo libero...Il nostro sepolto discernimento la sa più lunga. I nostri remoti centri di coscienza vedono tutto e lottano contro la chiara lucidità della veglia. La lucidità della veglia ci costringerebbe ad affrontare la nuova morte, il particolare travaglio del nostro lato del mondo. Aprire davvero la coscienza a ciò che avviene realmente sarebbe un purgatorio' .


(Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, 2004)

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