mercoledì 16 marzo 2016

viaggiare e sentirsi a casa

Il viaggio a Roma è stato breve ma intenso: non mi era ancora capitato di dormire in un pied-à-tèrre immerso nel verde in un quartiere per ricchi in cerca di riparo dalla mastodontica città.
Abbiamo visto due film (Ave Caesar e Room; soprattutto il secondo, davvero da vedere...), due case di amici/amiche, una mamma (magicamente immersa tra intrichi di piante, innumerevoli ninnoli e ricordi...)
Siamo stati a Nemi, a passeggiare tra borghi e laghetti, con una Fiesta sussultante, e la frizione che sfrigolava in salita, e batteva come un cuore, ascoltando Patty Pravo.
Abbiamo letto poesie di Piumini e della Candiani, mangiucchiato qualcosa ogni tanto, ci siamo dati tanti baci e contagiati di nuovo la tosse.

Le unghie continuano a crescere nelle mani, per la prima volta nella mia vita.
Mi fanno sorridere, mi sento strano, mi inquietano, come le mani di un altro.
Di nuovo a casa, ma solo per una settimana.
Martedì prossimo inizia la spedizione andalusa.
Mi nutro di filosofia araba, architetture esotiche, libri d'amore islamici.
E cerco di capire come si svolgerà la Semana Santa.
Ascolto Mina, mentre scrivo.
L'otorino mi ha appena stappato le orecchie.
Dice che ho una tubo-timpanite catarrale: il nome mi piace, mi ricorda quello di una pianta o di una scimmietta tropicale. Ma i sintomi sono persistenti e pallosi.

Ho anche iniziato le lezioni, quest'anno dedicate al giocare con Eros e Thanatos.
Programma in qualche modo preveggente, tra fare il morto e morire d'amore, tra il rantolo e il sospiro, tra il respirare a stento e l'aprirsi verso il cielo.
Amore e morte, fratello e sorella da sempre, mi condurranno a vivere ancora per un po', credo.
Il gruppo di studenti è ampio (più di cento), in un'aula che diventa piccola in un attimo.
Ma inizia ad esserci un buon coinvolgimento e un giusto mescolamento di idee, sentimenti e segreti.
Sento che insomma, anche questa volta, forse sarà bello...

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