mercoledì 16 marzo 2016

la sciarpa

Ma secondo te anche noi due siamo complici ?
Direi di no. Non mi risulta che abbiamo un rito.
Strinse le labbra deluso e protese appena il corpo nella mia direzione.
Lo voglio. Ne voglio uno con tutti.
Costruiscili, allora. Non è difficile.
Ma come si fa? Da dove comincio ?
Non lo so, Chirù, io ho improvvisato. Ho iniziato provando a prendermi cura di quello che mi sembrava unico, e alla fine i riti sono venuti da soli.
Esitò, prima di confessare: Nei miei rapporti non c'è niente di unico. Lo hai detto anche tu: sono casuali. Ecco perchè ho il terrore di perderli.
Sul viso gli leggevo chiara la paura di essere arrivato tardi a se stesso, e di convivere in forma già stabile con troppe banalità su misura. Il suo disgusto per quella prospettiva mi diede una balsamica sensazione di conforto...Per quel ragazzo non era troppo tardi.

Tutto diventa unico se sei l'unico che lo vede.
Anche io ?
Gli tremava la voce. Non riuscivo ad abituarmi all'adolescenza che si portava nascosta addosso e che a volte mi appariva all'improvviso, con lo scatto spaurito di una bestia di bosco. Sapevo che avrebbe imparato presto a nascondere quella sua fame emotiva, come sempre si fa con ciò che è nudo e indifeso, ma quel pomeriggio mi pareva che tutte le innocenze fossero ancora possibili, persino le mie. Della sua fragilità in quell'istante amai proprio quello che dell'amore si paga più caro: l'assenza di calcolo e di misura che appartiene solo alle cose nate libere.
Gli sfiorai la mano senza rispondergli e quel gesto sembrò placarlo. Restammo così qualche minuto mentre il vento tirava bruschi colpi invisibili alle vetrate.
Prima di uscire mi tolsi la sciarpa dal collo e gliela porsi. Era la mia preferita, un investimento fatto tempo addietro con i primi soldi superflui e una noncuranza un po' frivola, dato che il velluto color vino e il taglio insolito la rendevano difficile da portare nella quotidianità.

Mettila, non voglio che ti ammali.
Ne guardò perplesso la stoffa pregiata.
E' da donna ?
E' da collo, idiota.
Rise piano drappeggiandosi sulla pelle nuda con sorprendente disinvoltura, poi spiò la mia reazione.
E' meravigliosa...Te la rendo la prossima volta.
Tienila. Sta comunque meglio a te.
Ci affondò il viso come un bambino nello zucchero di un pandoro, inspirando piano.
Sa un po' di lavanda.
E' l'olio essenziale che uso in auto, sarà rimasto intriso. Se non ti piace mettila a lavare.
Se la strinse addosso e senza guardarmi mormorò: Non credo proprio che lo farò...

Lo lasciai sotto casa dei suoi prima di cena e mi portai il segreto piacere di quella conversazione fino a Roma...

(Michela Murgia, Chirù, 2015)

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