martedì 8 marzo 2016

in confidenza

Il mio rapporto col blog, l'avrete notato, si è fatto più discontinuo, incerto, rarefatto.
Da un lato, il mondo si è allontanato ulteriormente e non ho tanta voglia di commentarlo come prima., al momento.
Continuo a tenermi informato, ascolto telegiornali, guardicchio internet, ho vari pensieri su quel che accade, come sempre.
Provo dolore a sentir parlare, ad esempio, di Sabratah, di cui ricordo bene uno dei teatri romani sul mare più spettacolari e struggenti che abbia mai visto nei miei viaggi.
Temo che la guerra lo distrugga, lo uccida, come fa con gli esseri umani.
Provo tristezza davanti alla terza guerra mondiale in corso, e mai dichiarata, o sempre alle porte.
Ma tutto si ripete, suona falso, e precipita...

Dall'altro lato, vivo sensazioni, emozioni, sentimenti più intimi, più forti e delicati, più teneri e nascosti.
E non trovano, non possono trovare espressione diretta in uno spazio pubblico aperto.
Non per vergogna o senso della privacy.
Ma per un buon senso del pudore, per un richiamo a non ostentare e a non esibire.
Per proseguire a declinare l'invito a mostrarsi.
Per l'impossibilità, l'inutilità, la nocività forse, del dire stesso.
Quindi, sopportatemi così, ora, come mi avete -bene o male- sopportato in passato.
E' una nuova variante, più viva (ma intimamente) e più morta (virtualmente), di fare il morto...



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