venerdì 6 novembre 2015

strenatamente

Il sole scendeva lentamente dai finestrini dell'Intercity su cui mi sono spaparanzato ieri alle due, in partenza da Bari verso Ancona.
Luce calda, dorata sul violetto delle vigne, distese di ulivi ancora carichi in barba alla Xylella, mandorli e fichi a far da contorno.
Campi di carciofi e vari ortaggi, uno spettacolo dolce e verdissimo.
Il mare, azzurro chiaro, dall'altro lato.
Tutto bello, Julia nuovo da leggere, parole crociate, libro di Tobias Wolff da iniziare.
Perfetto.

All'altezza di Barletta il treno si ferma per 45 minuti: uno si è fatto investire, si è buttato di sotto.
Non si sa che ne è di lui.
Ho tempo per sentirmi dentro la campagna, di ascoltare la parlata di qui, di assopirmi.
Il sole scende ancora, tramonta, sale il buio.
Arriviamo a Pescara, e il treno si riferma per altri tre quarti d'ora, per insondabili motivi tecnici.
Arrivo a Fermo con un'ora e mezza di ritardo, e quasi sei ore di treno.
Le Ferrovie italiane non aiutano a stare di buonumore.

Notte agitata, piena di sogni ed interruzioni.
Ieri sera, mi sono ritrovato dentro le difficili vite di una famiglia di amici.
Oggi ho proposto una giornata di formazione ad una cooperativa sociale.
Non lo faccio più tanto spesso, ma è stata divertente, almeno per me.
Ora starò qui, per qualche giorno, a riposarmi e a parlare ogni tanto delle nostre vite sbandate.

E' un viaggio anche nella memoria.
A Bari mi è tornata in mente Orsola, una ragazza con cui ci piacevamo ai tempi dell'Azione Cattolica e che ero andato a trovare a casa del suoi, a 18 anni.
Poi Molfetta, in cui sta la casa editrice in cui ho pubblicato alcuni libri.
E San Severo, patria di un caro amico che non sento più, come tanti e in cui ho passato delle belle ore tra le braccia e le tette di una bella ragazza, a 23 anni.
A Fermo, ritrovarmi oggi al Ricreatorio San Carlo, in cui venni per la prima volta 24 anni fa.
Insomma, una lunga vita mi sta dietro le spalle.
La sento tutta, nel bene e nel male.





Nessun commento:

Posta un commento