sabato 28 novembre 2015

cara oriana, ti scrivo...

Cara Oriana,
immagino che tu, pur sempre inquieta e insoddisfatta come sei, possa iniziare a trarre conforto da quel che sta accadendo.
Tu l'avevi visto e auspicato da molto più tempo, come spesso sanno fare le persone che sanno prendere posizione e trarre le dovute conseguenze da quel che vedono.
In questo ci assomigliamo, e per questo ti scrivo.
La rabbia e l'orgoglio, come titolava un tuo libro di qualche tempo fa ormai, si fanno strada per le strade d'Europa.
Ovviamente nessuno, anche stavolta, ne parla apertamente, anzi in molti li negano.
Mostrare rabbia non sarebbe civile, sarebbe darla vinta ai cani rabbiosi che ci hanno morso.
E l'orgoglio non è un sentimento che va di moda esibire, a meno che tu non sia un nazionalista francese.
Eppure, la rabbia trova sfogo negli attacchi aerei, nel richiamo alla spietatezza della risposta, nella paranoica ricerca di colpevoli e potenziali stragisti e complici.
Eppure l'orgoglio si esprime con inni, giornate del ricordo, richiami alla cultura e alla civiltà superiore contro 'l'orda di assassini che odia la nostra libertà'.
Tu dirai che, ancora una volta, siamo di fronte a molta retorica e poca sostanza, e che non ti basta.
Dal tuo punto di vista, è difficile darti torto.
In effetti, il fronte militare occidentale è scisso, non coordinato, autocontraddittorio, incerto e pieno di ambiguità e lotte interne.
E, al di là di qualche pomposa marcetta e patetico raduno, i popoli europei non sono -in fondo- per nulla orgogliosi di se stessi, né tanto meno dei loro Stati o dell'Europa.
D'altra parte, come essere orgogliosi di paesi che hanno fallito ripetutamente nel loro tentativo di 'esportare la democrazia' attraverso la guerra e i servizi segreti, per poi negarla ogni qualvolta le libere elezioni hanno portato a parlamenti non graditi (il caso dell'Egitto è soltanto l'ultimo di una lunga serie), oppure costruendo stati confessionali con la conseguente emarginazione di parti fondamentali del paese (come in Iraq), oppure difendendo e sostenendo dittatori contro i tentativi di cambiamento democratico e nonviolento(vedi la stessa Siria), o costituendo governi fantoccio invisi a metà della popolazione (come in Afghanistan).


Inoltre, conoscendoti un po', so che sei sempre più preoccupata del ritorno in scena dell'orso russo.
Mentre la potenza statunitense perde progressivamente il controllo del mondo, ed altri poteri economici e militari prendono il sopravvento; mentre l'Unione europea vacilla e assomiglia sempre più ad un'armata Brancaleone in disarmo, è la Russia che -accerchiata e ridimensionata per due decenni almeno- si sta ribellando alle umiliazioni subìte e riprende territori e potere: il caso ucraino ne è stato il primo esempio, quello siriano il secondo.
L'attacco turco di qualche giorno fa al jet russo non può essere avvenuto senza il beneplacito Usa e Nato. La Russia sta esagerando e va punita, pur proseguendo -su un altro tavolo- a parlare di alleanze contro i nemici comuni (sempre loro, da 15 anni, i terroristi...).
Se gli americani riescono, dopo le disfatte diplomatiche e sul campo con il mondo arabo, a ricrearsi anche il vecchio nemico post-sovietico, credo che per te, Oriana, sarebbe un perfetto en-plein.
Se il contesto diventa di guerra permanente, gli stati autoritari avranno sempre la meglio sugli stati ancora minimamente democratici.
Non devono stare lì a giustificarsi, a far distinguo, a trincerarsi dietro frasette tipo: dobbiamo investire in cultura, l'intervento non può essere solo militare, trattiamo con le armi della politica, etc etc. Nessuno ci crede, neppure loro. Ma devono farlo, per non indispettire quei pochi residui di opinione pubblica liberale che ancora prova a credere in se stessa, nonostante se stessa.
Un Putin non ha di questi problemi: decide di fare guerra e la fa, per difendere i suoi interessi diretti o i suoi alleati, senza remore o cavillosi infingimenti.
Magari, Oriana, a te piacciono i tipi così, e vorresti che anche i nostri governanti andassero più spediti.
Ma ci vorrà ancora un po' di tempo, lo sai. Già gli attentati di quest'anno hanno dato loro una bella mossa, ma i prossimi eventi saranno decisivi e ci faranno fare un altro passo verso la direzione che tu da tempo auspichi: la guerra di civiltà, ammantata da contrasti religiosi.
L'odio cresce e alligna ben bene, sia tra loro verso di noi che tra noi verso di loro.
E la sottile crosta che ancora ci avvolge e non ci fa esplodere del tutto gli uni contro gli altri, sia all'interno degli stati, sia tra loro, è in via di consunzione e disfacimento.
Cara Oriana, nel giro di un decennio -forse meno- ci troveremo dentro il mondo che tu hai preconizzato.

Con buona pace di quel povero diavolo di Tiziano e di tutti gli ingenui pacifismi e irenismi del secolo scorso.

1 commento:

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