giovedì 10 settembre 2015

progressi e regressi

Che fare dunque ? Darle ancora una volta ragione ? Accettare che essere adulti è smettere di mostrarsi, è imparare a nascondersi fino a svanire ?

Ma lui fu la vera sorpresa della serata. Fece discorsi sulla fine imminente di una stagione che era stata oggettivamente -usò l'avverbio con sarcasmo- rivoluzionaria, ma che adesso, disse, tramontando, si stava portando via tutte le categorie che erano servite da bussola.
'Non mi pare, obiettai, ma solo per provocarlo, in Italia la situazione è molto vivace e combattiva'.
'Non ti pare perchè sei contenta di te'.
'Tutt'altro, sono depressa'.
'I depressi non scrivono libri. Li scrivono le persone contente, che viaggiano, sono innamorate, e parlano e parlano nella convinzione che le parole vadano sempre in un modo o nell'altro al posto giusto'.
'Non è così ?'
'No, le parole vanno raramente al posto giusto, e solo per un tempo brevissimo. Per il resto servono a parlare a vanvera, come adesso. O a fingere che sia tutto sotto controllo.'
'Fingere ? Tu che hai sempre tenuto tutto sotto controllo, fingevi ?'
'Perchè no ? E' fisiologico fingere un poco. Noi che volevamo fare la rivoluzione siamo stati quelli che anche in mezzo al caos si inventavano sempre un ordine e facevano finta di sapere esattamente come stavano andando le cose.'
'Ti stai autodenunciando ?'
'Ma sì. Buona grammatica, buona sintassi. Una spiegazione pronta per tutto. E tanta arte della consequenzialità: questo deriva da questo e porta necessariamente a questo. Il gioco è fatto.'
'Non va più bene ?'
'Oh, va benissimo. E' così confortevole non smarrirsi mai davanti a niente. Nessuna piaga che si infetti, nessuna ferita che non abbia i suoi punti di sutura, nessuna stanza buia che ti faccia paura. Solo che a un certo punto il trucco non funziona più'.
'Cioè ?'
'Blablabla, Lena, blablabla. Dalle parole il significato se ne sta andando'...

Da lì diventò più semplice riflettere su Napoli, scriverne e farne scrivere con lucidità,.
Amavo la mia città, ma mi strappai dal petto ogni sua difesa d'ufficio. Mi convinsi anzi che lo sconforto in cui finiva presto o tardi l'amore fosse una lente per guardare l'intero Occidente.
Napoli era la grande metropoli europea dove con maggior chiarezza la fiducia nelle tecniche, nella scienza, nello sviluppo economico, nella bontà della natura, nella storia che porta necessariamente verso il meglio, nella democrazia, si era rivelata con largo anticipo del tutto priva di fondamento.
Essere nati in questa città...serve a una sola cosa: sapere da sempre, quasi per istinto, ciò che oggi tra mille distinguo cominciano a sostenere tutti: il sogno di progresso senza limiti è in realtà un incubo pieno di ferocia e di morte.


(da Storia della bambina perduta, ultimo volume de 'L'amica geniale' di Elena Ferrante) 

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