mercoledì 16 settembre 2015

il buon vicinato

Ieri sono arrivato sotto casa e, tra via dei Pisani e Sant'Eulalia, era pieno di gente in lutto, con corone e lacrime. Tutto abbastanza composto, ma in molti stavano addossati alla porta di una casa.
Ho visto le facce note dei miei dirimpettai, ma anche altre sconosciute, accomunate soltanto dai loro trucchi e vestimenti pop, da poveracci ben trassati.
Non ho chiesto chi fosse morto, e sono rientrato in silenzio.
So, che -in una delle mie numerose e prolungate assenze- deve essere morta anche la vecchia signora I., che stava sul balconcino di fronte a parlare con me del tempo e della vecchiaia, e non usciva ormai da anni.
L'ultima volta l'ho vista sul divanetto, sdraiata e con la flebo: mi aveva tenuto un pacco postale con dei libri, come spesso faceva al posto mio, quando il postino non mi trovava.
Ero affezionato a lei, ma non la vedo più e non ho chiesto nulla ai parenti.
La figlia, la signora A., bionda ossigenata con grandi, desiderabilissime tette che sporgono quando stende, non mi saluta più come prima, ed ha ragione.

Lei esce ogni mattina con la moglie di D., che sta al piano di sotto della loro palazzina.
Fanno la spesa, chiacchierano, si vestono e si truccano come sedicenni.
D. ha una figlia, che è stata bella, ma ora ha avuto un figlio, è ingrassata, il padre del bambino l'ha lasciata e lei- senza soldi- vive con i suoi.
Un anno fa, D. -che mi chiama professore- si è fermato per strada, per darmi un passaggio verso casa con la sua Multipla amaranto. Mi ha raccontato della sua vita di lavoro, in mare e all'estero.
Dice tante cose razziste sui negri e sugli altri. Ma mi è simpatico.
L'altro giorno, mattina presto, mi ha fatto entrare nel sottano in cui lo vedo star spesso ultimamente, mentre prima lo occupava la moglie, che faceva lì dei lavori tessili clandestini.
Mi fa entrare, dicevo, e mi mostra con orgoglio i velieri e le navi che costruisce alla perfezione, in miniatura.
Nessuno glieli compra, ci perde, ma a lui piace passare il tempo così, gli evita di buttarsi sempre al bar a bere.
Mi spiega che con la moglie si sono lasciati, ecco perchè lei non lavora più li sotto come prima, ma che vivono ancora insieme, separati in casa, per motivi economici.
Il suo invito ad entrare mi ha commosso, sembrava un bambino fiero dei suoi giocattoli.
Da quel giorno, ci salutiamo e parliamo un pò di più, all'incrocio, dove lui va a fumare (a casa non può, c'è il nipote, e la moglie non vuole sentire la puzza di fumo...).

La mia vicina di sotto è di Seui. Fa la donna delle pulizie, da anni, presso due famiglie di insigni universitari. Esce ogni mattina alle 8, qualche volta ci incrociamo sul 5 verso viale Merello, dove lei puntualmente scende. Ha una figlia adolescente, che spesso la fa disperare, urlano tanto, poi si rimettono insieme. Mai visto il padre.
E' una donna sola, sempre. Fuma sul davanzale, ha la voce roca.
Qualche volta mi chiama perchè mi è caduta una mutanda dal filo, o c'è qualche perdita che filtra dai muri.
Ci salutiamo per le scale, e parliamo un pò qualche volta, delle nostre solitudini condominiali.
Quando parto e resto a lungo in viaggio, si preoccupano se non le avverto prima.
Soprattutto la figlia, mi dice C.: vorrebbe chiamare la polizia, teme per la mia sorte.
Ma quando mi incrocia per le scale, tiene gli occhi bassi, e mi saluta molto piano.

Sono ormai sedici anni in questa casa.
Mi piace, ci sto bene, ci passo molto tempo, da qualche tempo.
Ed anche il quartiere è bello, non potrei stare altrove.
Ma chissà cosa pensano i vicini di me, ed io stesso so così poco di loro.
Anni ed anni, e non ci si conosce quasi, se non per dettagli, incroci occasionali, coincidenze ed eventi straordinari. Resto un totale sradicato, così come ero da bambino, e sarò sempre.
Incapace come sono di vivere il quotidiano, di appassionarmi delle persone vere e vicine.
Mi lascio appena sfiorare, e fuggo.
Mi lascio avvicinare, dico qualcosa anche, ma il mio corpo dà segni di ritrosia, di distanza.
Sorrido, quasi per scusarmi del mio continuo sottrarmi al mondo.
E sento così poco.







1 commento:

  1. Da quando ho scoperto questo spazio, lo visito quasi tutti i giorni, e mi rispecchio.

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