mercoledì 8 luglio 2015

rive vietnamite



Da piccola credevo che la guerra e la pace fossero due opposti.
Eppure ho vissuto in pace mentre il Vietnam era in fiamme, e ho conosciuto la guerra solo quando il Vietnam ha deposto le armi.
Credo che la guerra e la pace siano di fatto amiche e si prendano gioco di noi.
Quando gli piace, quando gli fa comodo, ci trattano da nemici, senza curarsi della definizione o del ruolo che gli assegniamo.
Quindi, per scegliere la direzione del nostro sguardo forse non dobbiamo fidarci dell'apparenza né dell'una né dell'altra. Per mia fortuna ho avuto dei genitori che sono riusciti a conservare il loro sguardo indipendentemente dal colore del tempo, del momento.
Mia madre mi recitava spesso il proverbio che era scritto sulla lavagna del suo ottavo anno di scuola a Saigon: la vita è una battaglia in cui la tristezza porta con sé la sconfitta.

Mia madre ha combattuto le sue prime battaglie tardi, senza tristezza...
Un tempo, nella vita che aveva perduto, era la primogenita del padre perfetto...
Passava i pomeriggi a pettinarsi, truccarsi e vestirsi per accompgnare mio padre alle serate mondane. Grazie alla stravaganza della vita che conduceva, le era permesso qualsiasi sogno, soprattutto quelli che faceva per noi. Ci preparava, me e i miei fratelli, a diventare al tempo stesso musicisti, scienziati, politici, sportivi, artisti e poliglotti.
Tuttavia, poiché il sangue continuava a scorrere e le bombe a cadere in lontananza, ci insegnava a inginocchiarci come i domestici.
Ogni giorno mi costringeva a lavare quattro mattonelle del pavimento e a pulire venti fave germogliate, togliendo le radici una ad una.
Ci preparava alla caduta. Aveva proprio ragione perchè, ben presto, non abbiamo più avuto il pavimento sotto i piedi...
Mia madre mi metteva spesso in situazioni imbarazzanti...
Ho creduto a lungo che provasse un immenso piacere a spingermi costantemente sull'orlo del baratro...
Più tardi ho capito anche che sicuramente mia madre aveva dei sogni per me, ma soprattutto che mi ha dato gli strumenti perchè ricominciassi a mettere radici, a sognare.

Il giorno in cui ho raggiunto la mia destinazione ad Hanoi, sono passata davanti a una minuscola stanza che dava sulla strada. All'interno, un uomo e una donna disponevano alcuni mattoni per creare un muretto che dividesse la stanza in due.
Giorno dopo giorno il muretto cresceva, fino a raggiungere il soffitto.
La mia segretaria mi ha raccontato che si trattava di due fratelli che non volevano più condividere lo stesso tetto. La madre era rimasta impotente di fronte a questa separazione, forse perchè lei stessa trent'anni prima aveva eretto muri simili fra i vincitori e i vinti. E' morta durante i miei tre anni di soggiorno ad Hanoi.
Ha lasciato in eredità alla più grande il ventilatore senza l'interruttore e al più piccolo l'interruttore senza il ventilatore.

Un proverbio vietnamita dice: Solo chi ha i capelli lunghi ha paura, perchè nessuno può tirare i capelli a chi non ne ha.
E così, per quanto possibile, cerco di acquistare soltanto le cose che non superino il limite del mio corpo.

(Kim Thùy, Riva, 2010)  

La gente in tv parla del caldo torrido, dell'afa.
Milano come Hong Kong, esclama atterrito il meteorologo.
Le rane che siamo iniziano a sentire odore di lesso ?
Certo il caldo non è il problema peggiore che abbiamo, direi.
Eppure, solo per qualche vecchietto che ansima e crolla, per due ghiaccioli in più nel freezer, quanto si chiacchiera...!

Vado al bancomat e lo trovo inattivo.
Ma solo per qualche ora, e ho 50 euro a casa che mi aspettano.
Penso ai fratelli ellenici, che stanno a guardare la loro tesserina di plastica, hanno ancora qualche soldo rimasto in banca, ma non possono neppure ritirarli.
Poveri e risparmiatori: il colmo del calvinismo per un popolo notoriamente godurioso e spendaccione!

Oggi si vota la Buona scuola, e passerà definitivamente l'ennesima, pessima sua riforma.
Sparuti manifestanti davanti alla Sovrintendenza scolastica, a fianco al giardinetto.
'Torna a casa Rentzie, sa bona scola seus nosu', 'Sa bona scola seus nosu, no sa pinokiara de su guvernu Rentzie', dicono gli striscioni appesi. Facili (ed autoconsolanti) ironie.
Ed ora ?  Pronti a disobbedire alla legge, o si torna tutti a casa, anzi in aula, zitti zitti, con la coda tra le gambe, ancora una volta ?
Usque tandem ?




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