mercoledì 3 giugno 2015

festa alla repubblica

Ogni volta che arriva il 2 giugno provo tristezza.
Quando vedo le parate militari che sfilano, i tricolori che garriscono, famiglie e bambini sui Fori Imperiali, sento tutto il tradimento e la mistificazione dentro cui ci fanno vivere.
Gli eserciti fanno la festa alla repubblica.
Lo Stato si riappropria della sua forza profonda, la forza armata, e con essa ricopre la vita civile della 'democrazia' .
E le rappresenta come coincidenti, sovrapponibili, rispecchianti.
Quel che è l'opposto della libertà e della vita politica, -la cultura e la pratica militare- si autorappresenta come simbolo e a difesa della politica repubblicana.
Ma è una rappresentazione astratta, distante, forzata.

Come può stupirci che anche il voto si sposti a destra ?
Proviamo a mettere insieme tutti i partiti di destra, e aggiungiamoci tranquillamente una parte non indifferente di quelli che votano Renzi e Grillo: la destra ha superato di molto ormai il quorum del 50% . E peraltro si sposta sempre di più verso forme estremistiche, xenofobe, populiste.
Possiamo unire a questo schieramento di votanti anche una buona metà di chi si astiene.
Ed arriviamo ad un buon 70% della popolazione.
Mattarella, che va napolitanizzandosi giorno dopo giorno, è giunto alle sue conclusioni: l'astensione cresce perchè c'è troppa litigiosità tra i partiti e nel paese.
E giù con i soliti appelli alla coesione e all'unità.
L'astensione, caro presidente, nasce invece proprio dalla stanchezza, dall'omologazione, dall'assenza di vero conflitto, dalla scomparsa della lotta politica.
Il rito elettorale sta perdendo due-tre milioni di votanti ad ogni turno.
Partiti che perdono milioni di voti possono dichiararsi vincitori, e lo fanno.
Ma lo svuotamento di senso è palese.
Ed il senso di separatezza è assoluto.

La comunicazione digitale si contraddistingue per il fatto che le informazioni vengono prodotte, inviate e ricevute senza l'intervento di intermediari; esse non sono filtrate e guidate da un mediatore; l'azione dell'istanza mediatrice è sempre più abolita. Mediazione e rappresentazione vengono interpretate come mancanza di trasparenza e inefficienza, come un ristagno di tempo e di informazioni...
La crescente spinta alla de-medializzazione investe anche la politica e mette in difficoltà la democrazia rappresentativa. I rappresentanti politici non sembrano più trasmettitori, ma barriere...
Il crescente obbligo di presenza, prodotto dal medium digitale, minaccia universalmente il principio di rappresentanza...
Sotto il diktat della trasparenza non si arrivano a discutere neppure opinioni divergenti o idee non convenzionali: difficilmente si rischia qualcosa.
L'imperativo della trasparenza genera una potente costrizione al conformismo.

(Byung-Chul Han, Nello sciame. Visioni del digitale, 2013)



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