martedì 26 maggio 2015

trittico della morte

Ora che li ho visti tutt'e tre posso parlarne nell'insieme.
I tre film italiani a Cannes (Moretti, Sorrentino, Garrone), pur nella loro totale differenza di stile e scelte, possono essere accomunati da un unico sguardo: quello della morte.
La morte come filtro per guardare alla vita, il morire come collina da cui ammirarla, sapienti e malinconicamente avvinti ad esse. Ad entrambe, certo, ma con una forte preminenza del morire.
Il morire fa da cornice, da prospettiva di visione.
La vita, e l'eros in particolare, solo da sparring partners, destinati alla sconfitta.
Come sapete, mi ci ritrovo attualmente.
D'altra parte, anche questa è una mia lettura.
Ed è il senso di questi tre film per me, in questo sta il loro valore comune, e la loro attualità.

Per il resto, tre film non indimenticabili, e certo non le loro prove migliori.
Dell'ultimo Moretti ho già detto a parte.
Garrone fa un film sofisticato e visivamente fantastico, ricchissimo di luoghi e colori, costumi e immagini.
Un insieme di quadri dipinti, perfetti ma fortemente manieristici.
Un film barocco, a metà tra pulp e fantasy, orroroso e post-romantico.
Ma non convince, resta estraneo, distante.
'Youth' resta, per me, il migliore dei tre.
Già solo il titolo -davvero beffardo, visto che quel che manca, e che viene a mancare, nel film è proprio la giovinezza-, merita un elogio.
E varie scene meritano un applauso.
Ma anche lui si crogiola un bel pò in se stesso.
Si autocita, e si fa la psicanalisi a nostre spese (così come anche gli altri due).
Esagera, nella sua sobrietà.
Un film da depresso, depressivo, non deprimente.
Ma non molto di più.
Di solito in un film suo ci sono materiali per più film. In questo c'è poco, c'è l'appena sufficiente per farne uno.
Sta invecchiando ? Sta morendo ?  Stanno morendo ?
Stiamo invecchiando ? Stiamo morendo ?
Siamo vivi ?
Mah...! Bah...!




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