venerdì 1 maggio 2015

senza respiro

E se provassimo col magnetismo ?
Avendo la vecchia acconsentito, le si sedette di fronte, la prese per i pollici e la fissò negli occhi, che pareva in vita sua che non avesse fatto mai altro. Seduta a suo agio, con i piedi sullo scaldino, la poverina tentennò presto il capo e, chiusi gli occhi, prese placida a russare.
In capo ad un'ora di paziente attesa, Pècuchet sottovoce 'Che sentite?'-, lei si svegliò.
In seguito certo sarebbero cessati i ronzii.
Questo successo li imbaldanzì; e sicuri ormai di sé, ripresero ad esercitare la medicina.
Guarirono Chamberlain che soffriva di dolori intercostali; Migraine, affetto da una nevrosi allo stomaco; Lemoine, alcoolizzato di professione, un tisico, un emiplegico, tanti altri...
Curarono pure raffreddori e geloni.
Dopo l'esame del paziente, si consultavano con lo sguardo su quali 'passate' era il caso di praticare; se ad alta o bassa frequenza, ascendenti o discendenti, longitudinali, trasversali; con due, con tre, o addirittura con tutte e cinque le dita.
Quando uno si sentiva stanco, l'altro lo sostituiva.
E, tornati a casa, annotavano sul diario clinico le loro constatazioni.
(G. Flaubert, Bouvard e Pècuchet, 1881)

La medica di base mi misura la pressione e mi guarda stranita:
'Mi chiedo come faccia stare in piedi', mi dice. 'Non ha neppure 60-90...!'
Ora, quindi, bando alle ciance su malattie gravi o gravissime, funghi o faringodinie.
Bisogna solo risollevare la pressione: tanta acqua, sale e sali, caffeina, formaggi stagionati, prosciutto crudo e parmigiano, acciughe e peperoncini.
Tutto quel che il mio colon (secondo i consigli che la stessa medico mi ha dato un anno fa) dovrebbe evitare.
Inutile chiedersi e chiederle se sia la pressione a generare la tristezza che sento o sia la tristezza ad abbassarmi la pressione.
Summa tristitia nos implet.

Faccio comunque lezione al parco (si stava bene col gruppo, al sole e sull'erba), incontro un amico al bar (ci siamo raccontati i nostri viaggi), vado a trovarne altri due che presentano le loro creazioni in una libreria (c'è un bel clima, molto tranquillo e affettuoso).
Ma continuo ad ansimare.
Tra la gente, poi, sale il senso di oppressione al petto, di soffocamento quasi.
Palpitazioni ansiose.
Primi accenni di una vera e propria agorafobia ?
Sta di fatto che, appena torno a casa e mi siedo in poltrona da solo, miglioro.
Diciamo: così sto normalmente male, almeno.

Non so cosa dire, la situazione è complicata e inestricabile.
La medicina è solo una rapsodia di progressive improvvisazioni.
Sant'Efisio è passato e non ha fatto il miracolo.
Anche gli esperimenti a distanza di fattucchiere amiche falliscono.
Il malessere persiste, e non ascolta ragioni.
Lo ascolto, e lo capisco profondamente.
So perchè sto male, ma non vado oltre.
Mi guardo con più tenerezza e pazienza che posso.
E rido, e piango...









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