lunedì 25 maggio 2015

l'italia chiamò

 Non passa lo straniero

E' passato anche il 24 maggio.
Centesimo anniversario dell'entrata in guerra.
Effluvi e profluvi di retorica della pace da parte delle istituzioni.
Si celebrano i milioni di caduti per la patria.
Intanto si prosegue a preparare nuovi interventi militari.
E proseguono le 'missioni di pace' in corso.

E continuiamo a fabbricare stranieri da non far passare.
Ora sono negri, poveri, disperati.
Non sono più i poveri soldati dello spocchioso impero austro-ungarico.
Ma l'Europa erge nuovi muri, ben più potenti delle trincee sul Carso.
E i nuovi stranieri si accalcano loro addosso, senza tregua.

Intanto, in Iraq e in Siria, invece, passa lo straniero.
L'Isis avanza, e fa stragi di militari in fuga e di civili disperati.
Noi stiamo a guardare, preoccupati più per le rovine di una città romana, che per i loro attuali abitanti.
Quelli che sopravviveranno saranno i profughi che domani batteranno alle nostre porte.
E sapremo come accoglierli, statene certi, se non affogheranno nel tragitto.

Intanto, riniziamo a creare stranieri anche nell'Unione.
I greci la stanno per lasciare, direi.
'Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori' resta solo una frase del Padre Nostro.
I britannici, per motivi opposti, faranno lo stesso tra qualche tempo.
Dopo il referendum sui matrimoni omosessuali in Irlanda, ci sarà -pare- un referendum sulla permanenza nell'Unione in Inghilterra.
Ma l'euro rischia di crollare prima.
Per quanti mirabolanti artifizi possa ancora inventarsi Draghi il numero di chi -europeo o meno- si sente straniero in casa propria sta crescendo troppo.
Ed i conflitti interni al nostro stesso continente -tra ricchi e poveri, tra inclusi ed esclusi, tra vecchie e nuove generazioni- emergono con sempre più forza.
Nuove guerre da piangere e nuovi anniversari da celebrare ci attendono.




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