giovedì 19 marzo 2015

urbis et orbis

Stamattina sull'autobus una giovane ragazza si dirigeva a scuola con un libro su cui anche io ho studiato qualche decina di anni fa: il Vittorio Tantucci, Urbis et orbis lingua, Poseidonia ed., Bologna.
E' commovente ed inquietante pensare che ancora oggi studiamo latino, proviamo ad assaggiare l'arte e la cultura classica, in un mondo che ha abbandonato la cultura tout court.
In un mondo che devasta quel che è stato il mondo, a Mossul, a Nimrud.
Ma anche a Milano e a Bangkok, a Calcutta e ad Ottawa.
Un mondo che attacca e uccide al Museo del Bardo.
E non si tratta solo di Loro, si parla anche e soprattutto di Noi, nei secoli dei secoli.

Un'insigne latinista, attualmente Preside della Facoltà, ha inviato un messaggio alle Commissioni di Laurea perchè invitino amici e parenti a non esagerare con frizzi e lazzi, spari e trombette nei festeggiamenti dopo la proclamazione.
Un vero scempio, un casino senza limiti, anche per me che amo il gioco.
Ieri, visto che il bordello proseguiva, è anche intervenuto personalmente durante i nostri lavori di tesi, per minacciarne la sospensione.
Il pubblico sembrava aver capito. Qualche minuto dopo, scesi a terra, i partecipanti si sono dimenticati tutto ed è ripreso il carnevale, tifo da stadio incluso, con ancora più foga e impegno.

La statua di un latinista contro la s-cultura di oggi.
Chi ha ragione ? Nessuno dei due, direi.
Quel mondo è finito, dobbiamo rassegnarci.
In primo luogo io, lo devo fare e lo sto facendo: sono un fossile vivente, un residuo del passato, un'iguana sullo scoglio, che può solo tacere e prendere il sole.
E se lo sono io, il mio preside lo è ancora di più.
D'altra parte, non abbiamo reso noi, proprio noi, infarciti di cultura classica e civilizzazione, la società, la scuola e l'università dei luoghi senza dignità, in cui si vendono titoli e si regalano esami come merendine ?
Ed ora vorremmo rispetto per il sacro contesto, dopo aver contribuito a desacralizzarlo ?
Ma lo spettacolo della gente che viene allo spettacolo della tesi  è davvero immondo, è senza ritegno, una roba che solo la subcultura televisiva e calcistica possono spiegare.
In fondo, nella disperazione e nella catastrofe di tutto e di tutti, resta solo questo: il truccarsi per l'appuntamento, il vestirsi come modelle o ballerini froci, la 'festa' sfrenata, il casino senza limiti.
Sempre carnevale...
Quale allegria, direbbe il bardo (non il museo di Tunisi, quel povero gay cattolico che è morto qualche anno fa...)

1 commento:

  1. Facevo questa riflessione ieri, mentre il casino delle lauree accentuava il mio mal di testa: mai vista gente tanto contenta del suo ingresso nel mondo della disoccupazione o della precaria e sottopagata occupazione. Ma minigonne e tucco da star mi hanno riportata alla realtà: emulano, riproducono i modelli mediatici. Ecco cosa fanno! E lo fanno nel luogo deputato a contrastare questo fenomeno. È grave? Non più grave del marcio che si cela dietro i concorsi universitari e della mediocrità che si portano dietro. Prima o poi doveva venire a galla. Non sono il degno prodotto di un sistema che non ha nulla (o quasi) di serio e di sacro, ma tanto di messa in scena, trucco e forma senza sostanza? Si, lo è. Salvo l'autore del post soprastante (che ammiro) e poche altre eccezioni (tra queste il mio maestro) il merito e la dignità non trovano spazio in questo mondo. O meglio deve fare a botte per trovarlo. Perchè dovrebbe salvaguardarli e premiarli?

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