lunedì 30 marzo 2015

le mie prigioni



Più mi libero del mondo e più mi sento prigioniero.
La liberazione dagli orpelli delle parole, dai legami che durano una vita, dalle tavolate con gli amici, dai lavori in schiavitù, dai rituali politici e sociali, dai convegni culturali, dai consumi di routine...
Il mio lavoro procede, e più va avanti, più mi sento stretto nel mondo.
Sento di essere più libero, cioè più solo, dentro di me.
Ma se considero l'intorno, soffro come in gabbia.

Anche l'ultimo viaggio non mi ha aiutato.
Troppe rigidità e rapidità negli itinerari, troppo controllo nei rapporti, troppi silenzi obbligati, troppe parole di convenienza ( e di convivenza), troppi salti nel cielo e nel vuoto.
E intorno un mondo in cui lotti per essere un libero viaggiatore, ma tutti ti vogliono solo come turista, un occidentale come tutti.
Sono tornato stanco, sfibrato, squagliato.
L'influenza ha fatto il resto, al rientro.

Ed ora eccomi qui, a cercare di risistemare i miei fragili equilibri.
Le analisi del sangue hanno dato ottimi risultati, non dovrei avere nulla di grave.
Ma la tosse continua, naso e faringe si devono beccare anche l'aerosol.
E i labirinti dell'orecchio, le sinuose volte del vestibolo e della coclea, vacillano.
O meglio dentro di loro si muovono i fantasmatici otoliti.
E mi fanno camminare un po' oscillante, quasi da ubriaco.
E mi danno nausea, appena muovo il corpo su e giù, o rapidamente.
Mi era già capitato quindici anni fa.
Dopo due settimane di esercizi ero guarito.
Sarà così anche questa volta, anche per questa volta non morirò.

Ma che segnali sono ?
La mia libertà solitaria ha superato le soglie, eccede il limite.
Sono troppo libero e quindi troppo solo.
Vivo in una prigione (dorata, lucida, agiata, tranquilla, equilibrata, sotto controllo).
In un mondo in cui non accade nulla che mi muova davvero.
E che non risponde minimamente ai miei deboli e timidi richiami.
Ecco perchè inizio a simulare dei movimenti interni, pur di squilibrarmi.
E mi automovimento, pur di perdere controllo.
Quindici anni fa ho smesso di star male quando ho incontrato una donna da amare.
Ma oggi ?

Tutti brancoliamo nel buio, nei labirinti di un mondo che produce da sé, e alacremente, labirinti senza uscita.
Siamo come sull'aereo tedesco.
Gli sportelli sono ben chiusi e pressurizzati, offrono ancora il the, non si vedono paracadute in giro per saltar giù e salvarsi da soli.
I piloti hanno problemi di salute evidenti.
Ma anche i passeggeri non stanno bene, per niente.




1 commento:

  1. Ogni giorno incontriamo delle persone. Alcune speciali, alcune che ci lasciano indifferenti. C'è chi è convinto che i nostri incontri appartengano ad un disegno Divino, altri che siano strani casi del fato...Secondo me le persone che troviamo nel nostro cammino non capitano per caso. Per un motivo o per un altro, incrociamo uno sguardo che ci lascia qualcosa. Gli occhi non mentono mai. Ci sarà chi ti guarderà con gli occhi di una madre, chi con gli occhi di una donna che ti ricorderanno quella che hai amato...Occhi che ti rimprovereranno, occhi che ti daranno conforto, occhi che ti diranno "ti voglio bene" o "ti odio maledettamente". Tu capirai, ma solo se sarai un attento osservatore. E quegli occhi ti faranno tornare a casa almeno con la curiosità di capire cosa ti hanno voluto trasmettere. Rifletterai e sarai meno solo, magari divertito, scocciato oppure alla ricerca di una nuova occasione per rivedere quegli occhi grandi, piccoli, azzurri, verdi o castani...Rifletti...E se vorrai condividere un pensiero su queste mie parole sarò felice. Ciao guerriero. Non mollare mai. Ricorda che tanti ti diranno con gli occhi ciò che mille parole non ti diranno mai.

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