venerdì 19 dicembre 2014

ancora un'aria da dylan

LA GIOVINEZZA CHIAMA LA VECCHIAIA

Anche tu hai visto il sole, un uccello di fuoco,
avanzare sulle nuvole nel cielo dorato,
hai conosciuto l'invidia dell'uomo e le sue fragili passioni,
hai amato e perduto.
Tu, che sei vecchio, hai amato e perduto come me
ciò che è bello ma nato per morire,
hai tracciato i tuoi schemi nell'incalzante gelo.
E hai passeggiato di notte sulle colline,
ti sei scoperto il capo sotto il cielo vivo,
a mezzogiorno hai camminato nella luce,
assaporando la mia stessa gioia.
Ci separano anni, ma non conta:
la giovinezza chiama la vecchiaia attraverso gli anni spossati:
'Che hai trovato, -le grida- che hai cercato ?'
'Quello che tu hai trovato', le risponde la vecchiaia lacrimando,
'quello che tu hai cercato'.


NON ESSENDO CHE UOMINI

Non essendo che uomini, camminavamo tra gli alberi
spauriti, pronunciando sillabe sommesse
per timore di svegliare le cornacchie,
per timore di entrare
senza rumore in un mondo di ali e di stridii.

Se fossimo bambini potremmo arrampicarci,
catturare nel sonno le cornacchie, senza spezzare un rametto.
E, dopo l'agile ascesa,
cacciare la testa al di sopra dei rami
per ammirare stupiti le immancabili stelle.

Dalla confusione, come al solito,
e dallo stupore che l'uomo conosce,
dal caos verrebbe la beatitudine.

Questa, dunque, è bellezza, dicevamo,
bambini che osservano con stupore le stelle,
è lo scopo e la conclusione.

Non essendo che uomini, camminavamo tra gli alberi.


ORA LA SETE SECCA LABBRO E LINGUA

Ora la sete secca labbro e lingua,
l'arida febbre brucia finchè non resta più cuore,
ora è sfacelo nell'osso e nel tendine,
quando il cielo, spalancate le porte, ha preso il volo
bruciando l'aria per scagliare fulmini
su uomini e montagne,
tempo è di tradimento ed è tempo di invidia.

L'acido si rovescia, l'acido sgocciola
nei luoghi e nelle crepe
più adatte agli amanti per crearvi armonia,
per contrarre il tremito amoroso,
e sopra il letto delle amanti sdraiarsi e ridacchiare,
fare sorrisi compiaciuti all'abito nudo dell'amore,
motteggiare sulla carne di donna
e affogare ogni pena nell'oscena catastrofe.


CON I MULINI A VENTO CHE GIRANO A ROVESCIO

Con i mulini a vento che girano a rovescio,
e i segnali indicanti in alto e in basso,
rovina e redenzione,
non c'è dubbio che il vento in cui precipitano,
non volano, le cornacchie, sia un vento d'inganni:
gioca tiri ribaldi con valori e intenzioni,
guida e soffia maligno, perchè le allodole
trovano arduo sfrecciare sulle nuvole;
verso Londra è girato, e turbe assetate
di uomini con camicie di flanella
e ragazze con cappelli infiorati
intenti a visitare i luoghi famosi,
viaggiano nei loro torpedoni su strade
che conducono a sordide città
sudice di garage e d'insegne di tè a buon mercato.

La fede nel divino risolverebbe molte cose,
perchè allora il vento fallace sarebbe con certezza
vento del diavolo, e l'alta trinità
sarebbe incolpevole dei misfatti ventosi.

Ma le vie sono cambiate, e molte vie conducono
in luoghi diversi da quelli indicati
da chi progettò gli ovvi percorsi
e ora, sbagliando direzione,
su miglia di pietre miliari orizzontali,
perplessi oltre la perplessità,
torcono le loro povere budella.
Il vento è mutato, ha rovesciato
il manto del buio e della luce,
reso insignificante il significato. Il vento dell'errore
s'agita, gonfio, vecchio di veleno, da una bocca crostosa.
Soffia il vento mutato, e c'è una scelta di segnali
girati verso il Cielo, e pie turbe
di neofiti che imboccano strade alterate.


(Dylan Thomas, Poesie e Racconti)

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