mercoledì 19 novembre 2014

la fine della politica

Stiamo assistendo ad una serie di avvenimenti che hanno in comune un unico, evidente, segnale: la fine della mediazione politica.
Le guerre occidentali e il terrorismo integralista rappresentano la strada che il mondo ha intrapreso: nessun dialogo,distruzione reciproca, eliminazione del nemico assoluto.
Procede l'israelizzazione del conflitto, anche in Medio Oriente: i muri, le occupazioni, le provocazioni e le ingiustizie, gli attentati e i raid rendono impossibile (e inutile) la negoziazione.
E si arriva alle stragi come quella di ieri a Gerusalemme e a tutto quel che ora seguirà.
Per non parlare dello scontro con l'Isis.

Lo stesso vale per i rapporti politici interni a ciascuno stato: i Governi procedono a colpi di decreti e di fiducia, le maggioranze (presunte) decidono in barba a qualunque rimostranza  o protesta, il decisionismo taglia con l'accetta qualunque discussione.
Nessuna mediazione, nessuna trattativa vera; solo operazioni di immagine, ratifiche post hoc, collusioni coperte, conflitti negati, prepotenze evidenti.
Il casino copre la sostanza, ma l'obiettivo è uno solo: portare la maggioranza degli elettori a non occuparsi più di politica, a non votare neppure più (dopo che sono ormai saltati da tempo tutti gli altri elementi e luoghi di partecipazione sociale).
Sapete come la penso: l'unica strada sarebbe quella di utilizzare politicamente l'astensione e di riverberarla contro i potenti oligarchi.
Ma si andrà invece avanti così, senza mediazioni: e le finte maggioranza faranno quello che vogliono su noi tutti.

Idem per i rapporti tra uomo e ambiente: nessuna delle due parti ormai media più: una procede a cementificare e distruggere e inquinare, senza requie e senza pentimenti (se non tardivi e falsi); la natura ha deciso anch'essa di procedere, senza aspettarci più.
E, pezzo a pezzo, demolisce i nostri castelli di carte, costruiti in anni e anni di protervia ed incuria.
Il tempo per la mediazione è trascorso, sta alle nostre spalle.
Ora ci attendono anni di ulteriori rovine e prepotenze, sempre più dolorose e sempre più frequenti.
In extremo stat virtus è il motto del prossimo futuro.

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