lunedì 4 agosto 2014

ri-s-piegamenti

'La tua vita sta prendendo una piega che non mi piace...sono preoccupato/a per te...'
Mi arrivano sempre più di frequente segnali di questo tipo da amici, amiche e conoscenti.
La mia vita si dispiegava con una certa ampiezza ed intensità, ora è come ripiegata.
La sensazione è anche mia, ovviamente.
Chi legge questo blog lo sa, è inutile negarlo.
E se ne possono dare mille esplicazioni, e spiegazioni.
'Mi spezzo, ma non mi piego', dicevano gli eroi western, o i magistrati antimafia, prima di essere uccisi o di suicidarsi.

Mi sento tutto spiegazzato, la mattina.
E la notte non sto meglio.
Davanti al vuoto, però, non faccio una piega.
Anzi sì, qualcuna sì. La vedo, allo specchio.
Avrei bisogno di qualcuno che mi prendesse e piegasse piano, come un origami...


E' vero che, in generale, il mondo esiste solo piegato nelle monadi che lo esprimono, e si dispiega soltanto virtualmente come l'orizzonte comune di tutte le monadi...Ma è vero anche che una monade, quando è chiamata a 'vivere', ed ancor più quando è chiamata alla ragione, dispiega in se stessa quella regione del mondo che corrisponde alla sua zona inclusa e rischiarata: essa è chiamata allora a 'sviluppare tutte le sue percezioni'. E' questo il suo compito.
Ora, in uno stesso istante, innumerevoli monadi non sono state ancora chiamate e rimangono piegate, innumerevoli altre sono cadute e ricadono nella notte, ripiegandosi in se stesse, innumerevoli altre, infine, si sono dannate e indurite in una sola piega che non riusciranno mai più a disfare. E sulla base di queste tre involuzioni, un'anima-monade, durante la sua vita razionale, può ampliare e approfondire la regione che essa dispiega, portarla al sommo grado di evoluzione, sviluppo, distinzione, riflessione: si tratta di un progresso infinito della coscienza...
Si è spesso affermato che questo progresso dell'animasi compie necessariamente a discapito di tutte le altre. Ma non è vero, e le altre possono fare altrettanto, tranne i dannati.
I dannati sono i soli a pagare, poiché hanno scelto liberamente di farsi da parte.
E la loro punizione peggiore è forse proprio quella di servire al progresso degli altri, non con l'esempio negativo che offrono, ma col margine di progresso positivo che lasciano involontariamente a disposizione del mondo rinunciando al proprio chiarore.
E l'ottimismo di Leibniz si fonda appunto su un'infinità di dannati come basamento del migliore dei mondi: essi lasciano libera una quantità infinita di progresso possibile, il che moltiplica la loro rabbia, rendendo possibile un mondo in continuo progredire.
Non si può pensare al migliore dei mondi senza udire le grida di odio di Belzebù che fanno tremare il piano in basso...

(G. Deleuze, La piega, Leibniz e il barocco, 1988)




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