venerdì 4 luglio 2014

vale vale vale...!

Anche se non riuscirò a fare altro, almeno saprò di che cosa non bisogna occuparsi.

L'impulso critico che per Valery scaturiva da Mallarmè era la persuasione che esistevano già molti capolavori e che il numero delle produzioni geniali non era affatto tanto piccolo da dover ardentemente desiderare di accrescerlo.

Il lavoro rigoroso in letteratura si manifesta e si realizza attraverso dei rifiuti.
Si direbbe che esso sia misurato dal numero delle ripulse.
E' su questo punto che la letteratura si connette al dominio dell'etica; qui la letteratura ottiene i suoi eroi e i suoi martiri: dalla resistenza al facile.

Alcune ricerche, la cui difficoltà è smisurata, isolano chi vi si immerge.
Questo isolamento può essere impercettibile, ma l'uomo che vi si sprofonda ha un bel vedere uomini, discorrere, discutere con loro; egli tiene per sé quanto crede parte della propria essenza e non cede agli altri se non quanto ritiene inutile al suo grande disegno.
Una parte della sua mente può certo applicarsi a rispondere agli altri, e persino a brillare davanti a loro, ma, lungi dal confondersi con quell'oblio di sé che genera l'eccitante commercio delle somiglianze di impressioni e dei contrasti di idee, questi si ritrae attraverso questo stesso scambio che gli fa sentire più acutamente il suo isolamento, e l'impegna a ritirarsi in sé, con se stesso, più vivamente a ogni contatto.
Così si forma, per reazione, una seconda solitudine, che gli è come necessaria per rendersi segretamente, studiatamente, gelosamente incomparabile.
Inoltre, egli spinge questa separazione e questa ripresa così avanti che isola se stesso da ciò che è stato e da ciò che ha fatto.

L'uomo che di tutte le cose non giudicasse che secondo la sua sola esperienza, che si rifiutasse di arguire da ciò che non ha visto e provato, che si permettesse solo opinioni dirette, provvisorie e motivate..., che non pensa nulla e non comprende alcunchè se non per mezzo del caso e degli echi, costui sarebbe certo l'uomo più onesto del mondo, il più distaccato, il più vero.
Ma la sua purezza lo renderebbe incapace di comunicare, e la sua verità lo ridurrebbe a non esistere.

Lo spirito trascorre tre quarti del tempo a disfarsi delle risposte apprese o comunicate e anche delle domande che non sono nostre, delle difficoltà importate e che non avvertiamo o che non avremmo inventato.

Affinchè l'ordine regni, bisogna necessariamente che vi siano molti uomini assai sensibili agli onori e alle distinzioni pubbliche; molti uomini senza resistenza davanti alle parole che non capiscono, davanti al tono e alla violenza verbale, alle promesse, alle immagini vaghe e grossolane, ai fantasmi e agli idoli del discorso.
Occorre anche una certa proporzione di individui abbastanza feroci da apportare all'ordine la quantità d'inumanità di cui ha bisogno; bisogna anche che ve ne siano che non arretrano davanti alle azioni più ripugnanti.
Infine, è importante che esista una grande quantità di esseri interessati e che la viltà sià più comune e dunque politicamente più forte che il coraggio.
Ma se tutti questi tipi di imperfezione sono indispensabili, per le sue stesse imperfezioni, alla vita di una società, come e perchè sono disprezzati, squalificati, condannati nelle persone dall'opinione che proviene dalla stessa società ?
Eppure, la sicurezza generale, la stabilità, la prosperità riposano su di loro.



Esistono due tipi di uomini -quelli che si sentono uomini ed hanno bisogno di uomini.
- E quelli che si sentono -soli, e non uomini-.
Giacchè chi è veramente solo, non è uomo.

Se tutti gli uomini mi assomigliassero, la specie raggiungerebbe la sua fine. Essa morirebbe di fame.

Stasera Gide diceva davanti a me: Valery non è umano. Su questo punto c'è accordo. Degas mi chiamava l'Angelo K., mi definì : l'Assente. Questa messa al bando dall'umanità è per me imbarazzante. Eppure questa inumanità deve ridursi a un qualche modo di essere semplicissimo, così semplice che proprio in questo consiste la sua inumanità.
Io non provo disprezzo per gli uomini, tutto il contrario.
Ma lo sento per l'Uomo. Questa bestia che io non avrei inventato.

L'uomo vale solo attraverso l'inumano, dal momento che le condizioni e i presupposti elementari dell'essere umano non sono umani.

Ma che ci si faccia una professione ed un nome col praticare la morale o l'immoralità, col volere mettere in catene il prossimo oppure col volerlo liberare, con l'invitarlo al piacere o alla rinuncia, questo non posso sopportarlo.
Non voglio esagerare: diciamo che piuttosto mi provoca un'alzata di spalle.
In questo modo non ci si spinge fino a questo fondamento dell'uomo, che non è più uomo.

Ma è dunque un futuro terribile quello che si prepara, dal momento che tutte queste cattive virtù che renderanno vita dura alla vita, cresceranno e regneranno sempre più nel mondo; ma non sotto forma umana.
La macchina e ciò che essa esige obbligheranno alla loro disciplina i più leggeri e i più vaghi.
Essa registra, essa prevede. Essa precisa, essa indurisce, esagera poteri di conservazione e di previsione caratteristici degli esseri viventi; dunque essa tende a mutarne la durata capricciosa, i ricordi incerti, il futuro confuso, i domani indeterminati, in una sorta di presente identico, paragonabile allo stato stazionario di un motore che ha raggiunto la sua velocità di regime...



(da K. Loewith , Paul Valery. Tratti fondamentali del suo pensiero filosofico, (1971), Ananke, 2012)

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