giovedì 31 luglio 2014

le cotè de guermantes



Nei giorni scorsi ho provato ad uscire dal guscio ed ho accettato alcuni inviti a cena.
Mal me ne colse!
Per reazione, oggi sono rimasto da solo, a leggere centinaia e centinaia di pagine, in una quasi coazione (a delinquere)..
Sto leggendo vari libri contemporaneamente (oltre a Proust, che prosegue a un ritmo di 50 pagine al giorno, ho finito Pecoraro, un De Silva amoroso che mi mancava (La donna di scorta), ho iniziato e finito Gli sdraiati di Michele Serra e la fachirocomica di Puertolas, caso letterario di questi ultimi mesi...).
Tanto per non farmi mancare nulla, sto chiudendo anche con 'Nietzsche e la filosofia' di Deleuze.
Sostanzialmente, un lavoro matto e disperatissimo, che dura da stamattina alle 8.
Tutto ciò evidenzia lo stato insano della mia attuale esistenza.
Se riuscissi almeno a scrivere qualcosa...!
D'altra parte, le cene in compagnia non sono una buona alternativa: anzi, la tristezza e il non senso aumentano di volume, di tono, di intensità.
Trovarmi circondato da hippies in ritardo, da bambini frignanti, o assediato da uno psicanalista che vuole curarmi a tavola, non sono esperienze che consiglierei al mio peggior nemico (che non c'è).
Ormai, attendo solo il viaggio, che partirà mercoledì prossimo.
Sperando di non arrivarci troppo sfatto.
Il colon irritabile è molto irritato, chissà perchè.
Ed anche le ossa continuano a gemere alquanto.

Non vi è un altro divenire ? In ogni caso, noi sentiamo, sperimentiamo e conosciamo il divenire soltanto nelle sue forme reattive. Non solo constatiamo l'esistenza delle forze reattive, ma ne riscontriamo ovunque il trionfo. In virtù di cosa trionfano ? In virtù della volontà del nulla, grazie all'affinità tra reazione e negazione. E cos'è la negazione ? E' una qualità della volontà di potenza che la qualifica come nichilismo o volontà del nulla, che costituisce il divenire-reattivo della forza...
Le figure in cui si esprime il trionfo delle forze reattive (risentimento, cattiva coscienza, ideale ascetico) sono anzitutto forme del nichilismo.
Ma non c'è un altro divenire ? Forse tutto ci spinge a 'pensarlo'. Ci vorrebbe però un'altra sensibilità, un altro modo di sentire...
Per affermare l'eterno ritorno bisogna mozzare e schiacciare la testa del serpente. Allora il pastore non è più uomo, ma 'un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!'. (Deleuze)

Ai giardinetti (che non è le Tuileries) non sono circondato da nobili e aristocratici, che non spuntano dalla Recherche e non abitano questi angiporti.
Parlo ogni giorno per un po' con il sessantenne che sta vendendo i libri della sua libreria (e qualcuno glielo compro, tanto per avere qualcosa da leggere...); è educato, colto, informato, sempre con la stessa camicia e gli stessi calzoni, e con la solita borsetta piena di volumi e volumetti, alla ricerca di giovani compratori (mi ha detto esterrefatto che oggi ha regalato un 'Giulietta e Romeo' ad una ragazza, che non sapeva niente di loro, non dico la storia, ma neppure i nomi...!).
Ho ogni giorno di fronte una signora tettuta, con ampia scollatura, truccata con ombretto e fard, che guarda fissa nel vuoto, come se non vedesse nulla fuori di sé, totalmente assorta nel suo intimo, in una posa a là Rodin...
E tutte le ucraine e russe e moldave (il giovedì pomeriggio è di libera uscita).
Gente dignitosa ed umile, umiliata, che sento sempre più simile.
Così mi sento anch'io, oggi, nell'intimo, al di là del differente status sociale ed economico.
Ma lo psicanalista di ieri sera a cena mi ha apostrofato: 'ma allora sei uno che si crede migliore degli altri...?!'.
Ho dovuto ammettere che sì, la pensavo così.
Un aristocratico, mi sento, in senso nietzschiano. Un nobiluomo d'altri tempi, o di tempi futuri.
Pensieri diversi, un'altra sensibilità.
E sento di non essermi sentito mai tanto in alto e tanto in basso, simultaneamente.
Amico dei cani, e della signora di Guermantes, e dell'oltreuomo. Tutto insieme.
Non è facile.

Livio stava approfittando della giornata...Si era alzato, lavato, vestito, aveva fatto colazione, messo fuori la macchina. Ci riusciva. Poteva permettersi una vita normale, quel giorno. La pianura, la povera consolazione dell'esistenza in cui tutto è stabile, la mezza felicità, quel sì però in fondo sono queste le cose che contano. Non è molto, non vale certo una vita, ma è un sistema immunitario che funziona, tutto sommato... (De Silva)

A vivere così, anche per poco, non ce la posso fare.
Non mi funziona, tutto sommato.
Dannata aristocrazia, dannata marchesa di Guermantes, dannata, pia, santa e maledetta madre mia...!







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