venerdì 11 luglio 2014

all'ombra delle fanciulle

...la pienezza di quel che avvertivo standomene sdraiato fra le fanciulle era infinitamente superiore alla povertà, alla saltuarietà dei nostri discorsi, e traboccava dalla mia immobilità e dal mio silenzio in fiotti di beatitudine il cui sciabordio veniva a spegnersi ai piedi di quelle giovani rose.
Per un convalescente che si riposi tutto il giorno in un giardino o in un verziere, il profumo dei fiori e dei frutti non può impregnare gli infiniti nulla di cui si compone il farniente in modo più profondo di quanto succedesse a me con quel colore, quell'aroma che i miei sguardi andavano a cercare sulle fanciulle e la cui dolcezza finiva con l'incorporarsi al mio essere.
Così, al sole, i grappoli d'uva si colmano di zucchero.
E, con la loro lenta continuità, quei semplicissimi giochi avevano prodotto anche in me, come in chi non fa altro che starsene disteso in riva al mare a respirare l'aria salmastra e ad abbronzarsi, una distensione, un sorriso beato, un vago stordimento che m'era giunto sino agli occhi...

(M. Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore, Nomi di paesi: il paese, p. 1100; 
ho finito il primo volume e ho iniziato il secondo, infine...!)


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