giovedì 19 giugno 2014

l'incolore tazaki tsukuru

Dal mese di luglio del suo secondo anno di Università fino al gennaio seguente, Tazaki Tsukuru aveva vissuto con un solo pensiero in testa: morire.
Metter fine ai suoi giorni gli sembrava la cosa più naturale e coerente.
Per quale motivo, però, non avesse fatto quell'ultimo passo, ancora oggi non riusciva a capirlo.
E dire che in quel periodo attraversare la soglia che separa la vita dalla morte sarebbe stato più facile che bere un uovo dal guscio!
Se Tsukuru non aveva mai veramente cercato di suicidarsi, era forse perchè la sua idea della morte era così pura, così intensa, che nella sua mente non vi aveva mai associato un'immagine concreta che ne fosse all'altezza.
Il problema della messa in pratica era secondario: se a un certo punto avesse visto nei paraggi una porta che conduceva alla morte, probabilmente non avrebbe esitato ad aprirla.
Girare la maniglia, per lui, sarebbe stato un gesto come un altro, qualcosa su cui non c'era da riflettere più di tanto.
Tuttavia, per fortuna o per sfortuna, davanti a sè quella porta non la vide mai.
Spesso Tazaki Tsukuru si ripeteva che sarebbe stato molto meglio morire allora, evitando così di esistere nel presente. Era un pensiero allettante, perchè in tal caso tutto ciò che ora considerava realtà avrebbe smesso di essere reale.
Eppure, ancora oggi, Tsukuru non riusciva a capire quale fosse la ragione che all'epoca 'aveva portato a un passo dalla morte...
In quel periodo aveva vissuto come un sonnambulo, o come uno che non si era ancora reso conto di essere morto.

Si svegliava all'alba, si lavava i denti,indossava i primi vestiti che trovava, saliva sul treno che lo portava all'Università, prendeva appunti durante le lezioni.
Procedeva nelle sue giornate attenendosi alle abitudini di sempre, per lo stesso impulso che spinge una persona investita da una raffica di vento ad aggrapparsi a un lampione.

(è l'inizio, fulminante, del nuovo romanzo di Murakami: L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio)

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