venerdì 27 giugno 2014

incontrare Mr. Teste...

Non si riesce a concepire, agli inizi della vita riflessiva, che solamente le decisioni arbitrarie consentono all'uomo di creare qualcosa: linguaggio, società, cognizioni e opere d'arte.
Per parte mia, stentavo così tanto a concepirlo, che avevo per regola di considerare nulle o disprezzabili tutte le opinioni ed abitudini dello spirito che nascono dalla vita in comune e dalle nostre relazioni esterne con gli altri uomini, ma che si dissolvono nella solitudine della volontà.
Parimenti potevo pensare solo con disgusto a tutte le idee e a tutti i sentimenti generati e rimescolati nell'uomo solo dai suoi mali e timori, dalle sue speranze e paure, e non dalle sue pure osservazioni delle cose e di se stesso.
Tentai dunque di limitarmi alle mie reali qualità. Avevo poca fiducia nei miei mezzi e facilmente trovavo in me quanto occorreva per odiarmi, ma ero forte del mio infinito desiderio di precisione, del mio disprezzo delle convenzioni e degli idoli, del mio disgusto per la facilità e del senso dei miei limiti.
M'ero fatto un'isola interiore e perdevo il tempo a studiarla e fortificarla.

Se avessi pensato come la maggior parte degli uomini, non solo mi sarei creduto superiore a loro, ma lo sarei anche sembrato. Ho preferito me stesso.
Ciò che gli altri chiamano un essere superiore è un essere che si è ingannato.
Perchè ci si meravigli di lui occorre che sia visto, per esser visto occorre che si mostri agli altri.
Pertanto ogni grande uomo è macchiato da un errore.
Ogni spirito ritenuto potente, comincia con l'errore di farsi conoscere.
Ho allora sognato che le teste più forti, gli inventori più sagaci, i più esatti conoscitori del pensiero dovevano essere degli sconosciuti, degli avari, degli uomini che muoiono senza palesarsi.
Erano alcuni solitari, invisibili a tutt gli altri con le loro vite limpide, a sapere le cose prima di tutti..., essi col disdegno di render note le loro possibilità ed i loro personali risultati.
Essi avrebbero rifiutato, secondo me, di considerarsi diversi dalle cose...

Stavo per non pensarci più quando feci la conoscenza del Signor Teste.


(Paul Valery, Monsieur Teste, 1958)

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