giovedì 27 marzo 2014

kant che ti pas

Canta che ti passa, diceva una canzone, non a caso italiana...
In questi giorni sono impegnato nei cosiddetti Percorsi Abilitanti Speciali (PAS): un'ennesima invenzione sindacal-statale per una sorta di condono tombale destinato a tutti coloro che, pur avendo già fatto SSIS, TFA, DM85, corsi di specializzazione, master, perfezionamenti vari, etc etc, non risultano ancora abilitati per la classe di concorso nella quale insegnano, da precari, da molti anni.
Vi voglio descrivere la situazione, perchè dà veramente l'idea del nostro paese.
Queste persone (tra i 40 e i 60 anni) pagano due-tremila euro all'Università per ricevere finalmente l'agognato titolo (di fatto,se lo comprano).
L'Università, già oberatissima e alla frutta per i suoi impegni interni, si prende i soldi e tenta di organizzare il tutto con le sue esigue e sfiancate forze.
Lo fa male, inevitabilmente.
Il tutto è organizzato, si fa per dire, in corsa.
Alcuni esempi: a tutt'oggi (e siamo già quasi a metà del mio modulo) non si ha ancora un calendario definitivo. Tenete conto che questi colleghi insegnano tutte le mattine e viaggiano,ogni giorno, anche dal nuorese e dal Campidano, alcuni anche dal nord.
Per far uscire un verbale in rete, passano settimane.
Gli impiegati degli uffici non si passano i documenti tra loro (un pacco di raccomandate -spedite dai corsisti- è rimasto per giorni nascosto e ben protetto, invisibile ai più).
Il bando per i docenti esterni è ancora in alto mare e i passaggi burocratici sono inutili e infiniti.
Il tutto mentre noi docenti veniamo continuamente investiti di richieste e compiti non nostri e, per amor di patria, cerchiamo di tappare le falle, non solo didattiche.
Racconto questa esperienza perchè immagino sia molto simile a quella che si vive in qualunque ente, istituzione pubblica oggi nel nostro beneamato paese.
Si sfrutta la disperazione ed il bisogno di gente che ha lavorato da precaria per anni e anni, anche con passione e dedizione, la stessa che vedo in aula in questi giorni da parte di quasi tutti/e.
E si danno risposte confuse, ulteriormente precarie e sfasate, del tutto inadeguate dal punto di vista dell'affidabilità amministrativa e della credibilità istituzionale.

Il clima di lavoro, almeno nel mio modulo, è molto bello.
Mi aspettavo una situazione più frustrata e scazzata, sinceramente.
E invece mi sto trovando bene, e loro con me.
Quel che si fa può essere bello, anche quando il contesto è terribile.

Un'ultima chicca: ieri sera ho provato a consolare una insegnante in difficoltà e, con fare apertamente giocoso, un pò alla Benigni, mi sono appoggiato alla sua gamba e le ho cinto le spalle con un braccio.
Lei mi ha urlato di non provare a toccarla, e-prima di andarsene in lacrime- mi ha minacciato di denuncia.
Ora, come posso dare l'abilitazione ad insegnare, a frequentare dei ragazzi giovani, ad una persona messa così male ?  Magari, il mio gioco poteva anche essere un pò esagerato, e -per quanto scherzoso ed ironico- è risultato troppo invasivo. Può accadere e mi capita talvolta, visto il mio metodo di lavoro.
Per l'ironia, si sa, bisogna essere in due.
Ma mi viene da dire: come siamo ridotti ?




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