sabato 29 marzo 2014

rivoluzione e lotta di classe

Oggi sono, diciamo così, rivoluzionario.
Ci chiamano così, o cinesi, non lo sanno nemmeno loro...
Dico che ormai nessuno ci può fermare.

Il partito comunista noi lo critichiamo non così per criticarlo. E' logico che la rivoluzione non si farà domani nè dopodomani, ma io penso questo: che ormai la mentalità dell'operaio è troppo avanzata e il partito cerca di rallentarla.
E' logico che bisogna andare passo per passo, però, alla fine dei conti, quando c'è la base, quando c'è la massa che spinge di sotto, cioè dice che è tutto uno schifo, in modo dirompente, il partito continua ancora a rallentare, il sindacato fa lo stesso.

Poi continuano a dire, il sindacato apolitico. Ma io rispondo, Ma ci volete proprio prendere per il culo ? Ma tanto loro adesso sono fregati in pieno anche loro. Sono dei mercenari, e come mercenari saranno trattati. Perciò continuate così, voi sindacati. Fatevi pure dare i soldi dai padroni, finchè siete in tempo. Poi vedremo, al massimo ve la faremo noi la cassa da morto. Applausi.
Agnelli è alle corde, il capitalismo in fase di sviluppo è alle corde, tutti i nostri nemici sono alle corde.
Perciò continuiamo con la lotta e non ci fermeremo mai, mai.
Questo lo sappia Agnelli e tutti i suoi bacarozzi. Applausi.

Compagni, adesso dopo tutte queste settimane di sciopero in cui abbiamo messo in ginocchio il padrone, tutti ci dicono di non esagerare. 
Ce lo dicono in sindacalisti in fabbrica, ce lo dicono i giornali fuori. 
Che se va avanti così ci sarà la crisi, che dobbiamo stare attenti perchè tutta questa produzione in meno rovina l'economia dell'Italia. E poi tutti staremo peggio, ci sarà disoccupazione e fame. Ma a me non sembra che le cose stanno proprio così. Lasciamo anche da parte che, come ha detto il compagno prima, se l'economia dei padroni va in fallimento a noi non ci frega proprio niente. 
Anzi ci fa molto piacere.

Diciamo no alle riforme per cui ci vogliono far lottare il partito e il sindacato.
Perchè abbiamo capito che quelle riforme servono solo a migliorare il sistema con cui i padroni ci sfruttano. Che ci frega di essere sfruttati meglio, con quattro case in più, quattro medicine e quattro ragazzi di più a scuola. 
Tutto questo migliora solo lo Stato, migliora l'interesse generale, migliora lo sviluppo.
Ma i nostri obiettivi sono contro lo sviluppo, sono contro l'interesse generale, sono nostri e basta.
I nostri obiettivi, gli interessi materiali della classe operaia, sono il nemico mortale del capitalismo e dei suoi interessi.

Noi abbiamo cominciato questa lotta chiedendo più soldi e meno lavoro.
Adesso sappiamo che questa è una parola d'ordine che capovolge, che manda per aria tutti i progetti dei padroni, tutto il piano del capitale.
E adesso noi dobbiamo passare dalla lotta per il salario alla lotta per il potere.
Compagni, rifiutiamo il lavoro. Vogliamo tutto il potere, vogliamo tutta la ricchezza...
Questa è la lotta che noi adesso dobbiamo cominciare, una lotta a fondo e violenta.
Dobbiamo lottare perchè non ci sia più il lavoro.
Dobbiamo lottare per la distruzione violenta del capitale.
Dobbiamo lottare contro uno Stato fondato sul lavoro...

Siamo noi che abbiamo creato tutta la ricchezza che c'è, di cui non ci lasciano che le briciole.
Abbiamo creato tutta questa ricchezza crepando di lavoro alla Fiat o crepando di fame al sud.
E siamo noi, che siamo la grande maggioranza del proletariato, che adesso non vogliamo più lavorare e crepare per lo sviluppo del capitale e di questo suo Stato.
Non ne possiamo più di mantenere tutti sti porci...
Con tutta questa ricchezza che c'è invece la gente potrebbe non più morire di fame, potrebbe non più lavorare.
Allora noi prendiamo questa ricchezza, prendiamoci tutto.

(Nanni Balestrini, Vogliamo tutto, 1971)

venerdì 28 marzo 2014

tu vuò fà...

I due compari, Obama bin Ladren e Matteo Rapina Denaro, si sono incontrati in pompa magna in una Roma blindatissima (ma se sono davvero tanto amati, perchè tante difese ?), ed hanno condotto insieme il solito teatrino degli spacconi.
Che gli italiani bluffino, da sempre, con i loro sogni da grandeur e le loro scarpe di cartone, si sa.
Ma ora, è importante ricordarlo, anche gli USA fingono un potere che non hanno più.
L'Impero è in declino, e va verso la catastrofe. gradualmente ma inesorabilmente.
Perde i pezzi, crescono i suoi rivali, la Cina lo tiene per le palle del debito, riprende la guerra fredda con la Russia, e fallisce ripetutamente nei suoi progetti politici e militari.
Gli USA sono disperati, l'Obama-immagine li tiene in piedi, ma dietro avanza lo spettro del tramonto.

Un fallito del presente (che cosa -in fondo- è riuscito a combinare Obama negli USA al di là dei proclami ?) si incontra con il Papa (un fallito del passato), Napo (un morto che cammina, tenuto in piedi solo dalla sua arroganza e dalla nostra passività) e Renzi (un fallito del futuro).
Col primo si è messo a discettare di poveri e giustizia, mentre prosegue ad alimentare la lotta di classe (loro sì, che proseguono a farla, mentre i proletari e i comunisti se ne vergognano...) e a far crescere il divario tra i loro consumi e quelli degli altri, tra i ricconi e i barboni del mondo.
Col secondo, nella lingua del padrone, hanno senz'altro parlato di F35 e di banche, e si sono rassicurati a vicenda: tutto sarà come sempre, compreremo le vostre armi, butteremo i nostri soldi per fare le vostre guerre.
Napo è da sempre il loro garante, l'Amerikano del PCI, il vero guerrafondaio, forse ancor più di Cossiga e Ciampi. Un vero uomo di stato, non c'è che dire, ma bisogna capire di quale.
Chissà invece l'emozione per il nostro novello Albertone ad incontrare il suo mito giovanile e urlare con lui  'Yes we can !' ...Godeva, non stava nella pelle, si vedeva.
I giornali senza veri giornalisti l'hanno chiamata 'sintonia'.
Ma dove non c'è vera parità, lì c'è solo servilismo e provincialismo fuori tempo.

Inutile illudersi.
Nella decadenza di USA, Italia ed Europa soffriremo da cani.
I colpi di coda sono e saranno terribili, e -quando finiranno- purtroppo e probabilmente, non finiremo in mani migliori. I dittatori cinesi sono lì che ci aspettano.
Se potessi scegliere, preferirei che ci conquistassero i brasiliani.
Siamo sotto assedio, ormai.
E proprio per questo organizziamo galà e festicciole fra amici.
Per rassicurarci ed autoesaltarci, tra muri e feritoie, come i baroni medievali nei loro castelli.
Ma non servirà a nulla, davanti al procedere della storia.



giovedì 27 marzo 2014

kant che ti pas

Canta che ti passa, diceva una canzone, non a caso italiana...
In questi giorni sono impegnato nei cosiddetti Percorsi Abilitanti Speciali (PAS): un'ennesima invenzione sindacal-statale per una sorta di condono tombale destinato a tutti coloro che, pur avendo già fatto SSIS, TFA, DM85, corsi di specializzazione, master, perfezionamenti vari, etc etc, non risultano ancora abilitati per la classe di concorso nella quale insegnano, da precari, da molti anni.
Vi voglio descrivere la situazione, perchè dà veramente l'idea del nostro paese.
Queste persone (tra i 40 e i 60 anni) pagano due-tremila euro all'Università per ricevere finalmente l'agognato titolo (di fatto,se lo comprano).
L'Università, già oberatissima e alla frutta per i suoi impegni interni, si prende i soldi e tenta di organizzare il tutto con le sue esigue e sfiancate forze.
Lo fa male, inevitabilmente.
Il tutto è organizzato, si fa per dire, in corsa.
Alcuni esempi: a tutt'oggi (e siamo già quasi a metà del mio modulo) non si ha ancora un calendario definitivo. Tenete conto che questi colleghi insegnano tutte le mattine e viaggiano,ogni giorno, anche dal nuorese e dal Campidano, alcuni anche dal nord.
Per far uscire un verbale in rete, passano settimane.
Gli impiegati degli uffici non si passano i documenti tra loro (un pacco di raccomandate -spedite dai corsisti- è rimasto per giorni nascosto e ben protetto, invisibile ai più).
Il bando per i docenti esterni è ancora in alto mare e i passaggi burocratici sono inutili e infiniti.
Il tutto mentre noi docenti veniamo continuamente investiti di richieste e compiti non nostri e, per amor di patria, cerchiamo di tappare le falle, non solo didattiche.
Racconto questa esperienza perchè immagino sia molto simile a quella che si vive in qualunque ente, istituzione pubblica oggi nel nostro beneamato paese.
Si sfrutta la disperazione ed il bisogno di gente che ha lavorato da precaria per anni e anni, anche con passione e dedizione, la stessa che vedo in aula in questi giorni da parte di quasi tutti/e.
E si danno risposte confuse, ulteriormente precarie e sfasate, del tutto inadeguate dal punto di vista dell'affidabilità amministrativa e della credibilità istituzionale.

Il clima di lavoro, almeno nel mio modulo, è molto bello.
Mi aspettavo una situazione più frustrata e scazzata, sinceramente.
E invece mi sto trovando bene, e loro con me.
Quel che si fa può essere bello, anche quando il contesto è terribile.

Un'ultima chicca: ieri sera ho provato a consolare una insegnante in difficoltà e, con fare apertamente giocoso, un pò alla Benigni, mi sono appoggiato alla sua gamba e le ho cinto le spalle con un braccio.
Lei mi ha urlato di non provare a toccarla, e-prima di andarsene in lacrime- mi ha minacciato di denuncia.
Ora, come posso dare l'abilitazione ad insegnare, a frequentare dei ragazzi giovani, ad una persona messa così male ?  Magari, il mio gioco poteva anche essere un pò esagerato, e -per quanto scherzoso ed ironico- è risultato troppo invasivo. Può accadere e mi capita talvolta, visto il mio metodo di lavoro.
Per l'ironia, si sa, bisogna essere in due.
Ma mi viene da dire: come siamo ridotti ?




martedì 25 marzo 2014

facili pronostici

Insomma, se guardo l'umanità attuale dal punto di vista della sua condizione morale quale si manifesta attraverso la vita politica vedo...in breve, un'umanità che si abbandona al realismo con una unanimità, un'assenza di riserve, una santificazione della propria passione di cui la storia non aveva offerto finora alcun esempio...
In effetti, se ci si domanda dove va un'umanità in cui ciascun gruppo si chiude più duramente che mai nella coscienza del proprio interesse particolare in quanto particolare e si fa dire dai suoi moralisti che è sublime nella misura in cui non conosce altra legge al di fuori di questo interesse, anche un bambino troverebbe la risposta: essa va verso la guerra più totale e più perfetta mai vista al mondo...
Questi foschi pronostici non mi sembra debbano essere modificati perchè si vedono atti risolutamente diretti contro la guerra, quali l'istituzione di un tribunale sovranazionale o le varie convenzioni adottate da popoli in conflitto...
Niente infatti autorizza a credere che un popolo che rispetta un contratto solo per ragioni pratiche non lo violi il giorno in cui troverà più conveniente violarlo.
La pace, se mai esiste, non poggerà mai sulla paura della guerra ma sull'amore della pace; essa non sarà la rinuncia a un atto, sarà l'instaurarsi di uno stato d'animo: 'la pace non è l'assenza della guerra, ma una virtù che nasce dalla forza d'animo' (Spinoza).

(Julien Benda, Il tradimento dei chierici, 1927)

lunedì 24 marzo 2014

EXPLO' 2015

Quando ragazzi felici andavamo alla scuola 
con la cartella a tracolla ed in tasca la mela 
per il futuro avevamo un vestito di gala 
quante speranze di gloria di celebrità 
ma inesorabile il tempo tracciava il cammino 
e a testa china anneghiamo nel nostro destino. 

Addio sogni di gloria 
addio castelli in aria...


Così cantava Claudio Villa, mi pare, mezzo secolo fa.

Niente di più attuale, direi.

L'Expò 2015 già si dibatte tra latrocinii e tangenti, arresti e rappattumate tra dirigenti.

E intanto si santifica il povero Berlinguer, e la sua povera 'questione morale'.
Mentre si continua a rubare e a murigare, proprio come i topi nel formaggio o le volpi nel pollaio. E i polli siamo sempre noi.
Exploderemo, finalmente, nel 2015 ?
Renzino ce la può fare, ci può aiutare molto...
Lo scolaretto di belle speranze inizia a scontrarsi con la realtà dei compiti e delle discipline da studiare, contro le quali ben poco possono entusiasmo e slogan.
Chi tocca muore.

Sono talmente messi male che dovranno anche rinunciare agli F35, fiore all'occhiello di non si sa quale esercito o quale potenza militare. 

Tentano -ancora una volta- di vendere e privatizzare tutto quel che possono, peraltro senza riuscirci.
Tentano di dare il colpo finale a chi ancora lavora dicendo che lo si fa per i giovani, per dare lavoro (precario) a loro. Ammazzeranno gli uni e gli altri.

Segnali di guerra arrivano da separatismi e annessioni, da astensionismo di massa e derive ultra-destre. Se la democrazia si fa populismo, a quel punto perchè stare a sinistra o al centro ? Sempre meglio la vera destra, dà più garanzie.

In Ucraina, in Francia, in Veneto avvengono eventi in questi giorni che ci spingono a pensare a quel che sta per accadere alle prossime elezioni Europee.
Per quante promesse in extremis possano fare i partiti l'Europa, dal punto di vista politico-culturale, è spacciata.
Sarà divorata, e giustamente, da sè stessa. 

Come l'uomo di Her, che si innamora di una sensuale, ed umana, voce al computer.

Pensa di governare la sua vita, di poterla gestire con i suoi sistemi operativi.
Ma proprio il suo OS lo avvinghia e lo seduce, senza scampo.
Alla fine, non gli resta che soffrire, chiudere il pc, e tornare dagli amici, quei pochi che gli restano.   
In una metropoli senza vita.
Addioooo sogni di gloriaaa...





domenica 23 marzo 2014

uomo difficile

Helene: Se c'è qualcosa al mondo che deve farci orrore, ecco cos'è: che ci sia qualcosa come la conversazione; parole che appiattiscono ogni realtà e la acquietano con le chiacchiere...
Altenwyl: Ai miei occhi la conversazione è ciò che ora nessuno conosce: non parlare con enfasi di se stessi, ma fornire all'altro lo spunto...Oggigiorno però nessuno, pardon per la sgarbatezza, ha l'intelligenza di tener la bocca chiusa...
Edine: Io dico:quando faccio conversazione voglio essere portata altrove. Voglio uscire dalla banalità. Voglio essere trasportata da qualche parte!
Hans Karl: Tutte queste cose sono difficili: i trucchi dei giocolieri e degli equilibristi e tutto...per tutto questo ci vuole una volontà magnificamente tesa e senz'altro dell'ingegno. Più ingegno credo che nella maggior parte delle conversazioni...

Hans Karl: Dovrei alzarmi e tenere un discorso, sulla riunificazione dei popoli e la convivenza delle nazioni...io, un uomo che di un'unica cosa al mondo è persuaso: che è impossibile aprire la bocca senza causare le più terribili confusioni!
Ma preferisco rinunciare al mio seggio ereditario e rintanarmi per tutta la vita in un rifugio da gufi. Dovrei riempirmi la bocca di un profluvio di parole, delle quali ognuna mi sembra quasi indecente!
Hechingen: E' un'espressione un pò forte.
Hans Karl: (molto violentemente, senza alzare troppo la voce). Ma tutto ciò che si dice è indecente. Il semplice fatto che si dica qualcosa è indecente. E quando lo si prende sul serio, mio caro Ado, ma le persone non prendono nulla al mondo sul serio, c'è addirittura una cera impudenza ne lfatto che osi vivere certe cose! Per esperire certe cose e non trovarsi indecenti occorre un così folle amore per se stessi e un tale gradi di cecità che da persone adulte si può forse conservare nell'angolo più intimo di sè, ma non confessarlo...! (Guarda verso destra). 
E' andato via. (Vuole andarsene).

(Hugo von Hofmannsthal, Uomo difficile, 1922)

ottimismo becero

Renzi, il sale della vita e la retorica dell’ottimismo

C’è questo eterno mantra renziano del “noi facciamo le cose e voi sapete solo criticare”. La versione aggiornata del berlusconiano “sapete solo odiare”. Una noia infinita. Non appena osi criticarli, la narrazione fragile renziana impone che da una parte essi vadano a piangere alla Rai e dall’altra replichino che “non si può essere solo disfattisti”.
Loro sono il Bene che costruisce e gli altri i Cattivi che demoliscono. Lo ha detto anche Karina Huff Boschi a Le invasioni barbariche, quando Luca Ricolfi la stava educatamente e facilmente demolendo. Il maestro di questo sport è Oscar Farinetti, che conosco e con cui mi diverte parlare, anche se politicamente siamo agli antipodi. Farinetti è arrivato a dire a questo giornale che esiste un “algoritmo mentale” della critica disfattista: un algoritmo che inacidisce troppi italiani. E tra questi italiani, ovviamente, c’è anzitutto Il Fatto Quotidiano.
Si viene accusati di “non sperare” e di “tifare per il fallimento di Renzi”. E’ una critica che neanche all’asilo nido: la dimostrazione che il renzismo, ideologicamente, ha per architravi intellettuali Jo Squillo e Righeira. E i risultati si vedono. 
Il giornalista non “propone soluzioni” e neanche “spera” di lavoro. Dire a un giornalista “sai solo criticare, provaci tu al suo posto” è la reazione del fan piccato quando gli tocchi l’idolo: “Non ti piace Ligabue? Provaci tu allora a scrivere Urlando contro il cielo“. Che ragionamento è? Allora io, se voglio criticare la Thatcher, prima di farlo devo invadere le Falkland? Ma via, su. 
E’ ovvio che io, come Padellaro e tutti noi, speriamo che Renzi ce la faccia. C’è bisogno di dirlo? Soltanto un pazzo masochista può sperare che Renzi fallisca. Ma la “speranza” non è un lavoro e qui si parla di governo e vita reale: non siamo dentro uno spot di Tonino Guerra. “L’ottimismo è il profumo della vita” non è un programma politico, anche se al momento sembra l’unica traccia forte del governo in carica. Il giornalista fa un’altra cosa. Un giornalista cerca, informa, scrive e dice quel che vede. Si documenta e, quando deve farlo, denuncia. Non è colpa del Fatto se Renzi mente un giorno sì e l’altro forse pure. Non è colpa nostra se Renzi non ha chiarito la vicenda Carrai, se ha scelto la Barracciu come sottosegretaria e se pur di vincere ha imbarcato tanti Genovese. Non è colpa nostra se vota contro gli sgravi per gli alluvionati e se dice di aver trovato i fondi per gli scatti degli insegnanti ma poi taglia le risorse per le attività scolastiche. Non è colpa nostra se, quando gli chiedono cosa sia l’Europa, biascica che “è mio nonno che ha fatto la guerra, mia madre che ha pianto guardando il Muro cadere e mio figlio che farà l’Erasms” (con tapioca prematurata a destra). Non è colpa nostra se è tutto e niente: soprattutto niente.
 
Anche questo mantra del “Renzi è l’uomo del fare” è patetico. E’ forse l’uomo del fare, ma per ora son quasi tutte boiate, tipo la porcata infinita dell’Italicum. Non basta “fare” per applaudire: occorre anche valutare nel merito cosa viene fatto. Una politica che sbaglia a raffica non è necessariamente migliore di un politico che prende (e perde) tempo. Vorrei poi ricordare ai renziani “che sperano”, e che dunque ritengono Il Fatto (e fortunatamente non solo Il Fatto) un covo di “odiosi sfascisti”, che la stessa critica ci veniva rivolta quando il 90% dell’informazione si sfidava nella disciplina olimpica della ‘masturbazione continua al potere salvatore’: prima Monti, poi Letta, ora Renzi. E non mi pare che, nei primi due casi, avesse torto Il Fatto
Il giornalismo non è tifare o sperare: è raccontare come stanno le cose. E purtroppo in Italia stanno spesso male. Mi piacerebbe raccontarvi che va tutto bene e che Renzi è il nuovo De Gasperi, ma non va tutto bene e Renzi è piuttosto un mediamente pingue Mister Bean convinto – chissà perché – di essere Tom Cruise in Top Gun, o anche solo Jerry Calà in Vacanze di Natale.
Mi preme infine rispondere a un’altra critica oltremodo esile: ”non ti piace niente”. Eh no, ragazzi, e mi rivolgo anzitutto a molti (non tutti) elettori del Pd. Non è che a me non piace niente: è che a voi piace proprio tutto. Se la Chiesa Piddina vi dice una cosa, va da sé ovviamente antitetica a quella pronunciata il giorno precedente, voi chinate il capo e vi iscrivete prontamente al Fan Club del quasi-nuovo Lider Minimo. Quand’è che vi arrabbiate, ex compagne e compagni?Quand’è che vi ribellate? Quand’è che vi rendete conto che, pur di andare al potere, avete dato il vostro partito in mano a un manipolo tragicomico (fatte salve sporadiche eccezioni) di apostoli arroganti e maestrine convinte che gli F35 siano scudi interstellari contro i missili tipo Jeeg Robot d’Acciaio? 
Non è che “non mi piace niente”. A me piacciono miliardi di cose. E tra queste, ebbene sì lo confesso, non c’è al momento un governo che a volergli bene mette tenerezza. Mi piacciono miliardi di cose. Ho però gusti difficili e quando c’è da godere non mi accontento: quando c’è da godere sono particolarmente esigente. Noto invece che in tanti, pur di raccattare un’erezione politica di contrabbando, ingoino di tutto. Davvero di tutto. Inseguono il “meno peggio” perfino nell’eccitazione. Con l’esercizio quotidiano, riescono a fingere così bene da sembrare quasi contenti sul serio. A tanti pare bastare questo sfarinatissimo Governo Antani-Tonino Guerra per avere un coito (interrotto). A me, no: io, con gli slogan, al massimo ci faccio il brodo.

(Tra parentesi: io, a differenza di Scanzi però, spero e credo che Renzi non ce la faccia).

giovedì 20 marzo 2014

furbi et orbi






Da tempo spero che un governo fallisca, quando parla di riforme.
Le riforme che arrivano infatti peggiorano sempre, ulteriormente, l'esistente.
Ora Renzi e Berlu (con il suo nuovo motto: opposizione patriottica) potrebbero davvero andare insieme e farle: riforme che la destra ha sempre voluto, ma non è mai riuscita a fare. 
E che ora può fare attraverso Renzi.
 
Non stupisce che Renzi piaccia alla Merkel: dice di voler fare quel che lei -cioè la finanza che ha nome Germania- vuole da sempre.
Il job act non è altro che la prosecuzione delle riforme Treu, Biagi, Fornero.
Si aggiungono 80 euro al mese, forse, ma tagliando ancora le spese sociali (e quindi facendoci spendere ben di più a tutti rispetto a quel che entrerà in tasca a qualcuno...).
Si passa dal diritto al lavoro all'assistenza mensile.
E si va a completare, ineluttabilmente, il percorso di precarizzazione, rendendolo unica legge della giungla, come è già di fatto, perlomeno per i nuovi lavori (pochi, sporchi e cattivi).
E si procederà a tagliare ancora nella pubblica amministrazione, sulla carta igienica e sulle persone.
Servizi pubblici definitivamente a ramengo.
Chiunque vada al governo, d'altronde, se vuole andare e stare al governo solo questo può e deve fare. 
Il FMI, tramite Cottarelli o troike poco importa, questo sa e fa fare da sempre.
E' l'unico linguaggio che conosce, in qualunque parte del mondo.
E funziona, se l'obiettivo è salvare la finanza e dissanguare la gente.
I soliti furbi, loro, e i soliti orbi, quelli che li seguono e li votano.

Credi di essere al sicuro, pensò il padre, ma è come credere di essere invisibile perchè hai chiuso gli occhi.

Dicono che il cane intelligente obbedisce, ma quello più intelligente sa quando disobbedire.
Sì, dice lei, tutte le creature più intelligenti sanno quando disobbedire. Adesso, per esempio.

Quello che sembra pericoloso spesso non lo è: i serpenti neri, per esempio, o i vuoti d'aria.
Mentre le cose che stanno lì, immobili, come questa spiaggia, sono dense di pericoli.
Una polvere gialla che si alza dalla terra, un caldo che fa maturare i meloni dall'oggi al domani; tempo da terremoto.
Sei seduta a intrecciare la frangia dell'asciugamano, e d'un tratto la sabbia viene risucchiata come in una clessidra.
C'è un rombo nell'aria...
Se non succede niente, la polvere continuerà a disperdersi e il caldo a crescere finchè la paura non si muterà in desiderio.
Una tensione del genere può venire allentata solo da una catastrofe.

Qui non c'è tensione.
E' un luogo accogliente, che ci tiene a galla.
Vivendo qui, ti dimentichi che se hai smesso di affondare non vuol dire che non sei più sott'acqua.

(da Amy Hempel, Ragioni per vivere, 1985)

martedì 18 marzo 2014

per amor di patria

Abbiamo iniziato con le bandiere e gli inni ai mondiali di calcio, quasi per scherzo.
Nessuno di noi, vissuto dopo gli anni 70, poteva pensare che sarebbero riemersi patriottismi e amor di patria, soprattutto in Italia.
E invece, davanti all'evidente fallimento delle prospettive interstatali e internazionali (ONU, Unione Europea...) e ai disastri della globalizzazione forzata, riemergono le patrie.
Magari locali, come per la Lega Nord, oppure nazionaliste e totalizzanti, come per il Fronte nazionale dei Le Pen. Magari  'di sinistra', come per i grillini anti-euro.
Ma comunque riemergono i patriottismi, questa volta contro l'Europa.
Delle banche, degli eurocrati, della finanza rapace, è vero.
Ma chi si oppone non lo fa per andare verso un modello non liberista e non capitalista, ma soltanto per tutelare i propri interessi e le proprie economie contro altri, quasi sempre più poveri.
Quando un processo evolutivo si rivela improbabile, fallimentare, o anche troppo difficile e doloroso, si ripiomba all'indietro, a rimpiangere il tempo che fu, a riconoscersi non più nelle relazioni create, ma in quelle del passato, che si chiamino lingua o radici, o soldi.
Rileggere 'Il tradimento dei chierici' (1927) di Julien Benda, di questi tempi, può essere istruttivo.
Anche per capire quel che-allora- è avvenuto dopo.

E' quel che vediamo avvenire da noi, ma -in modo più drammatico ed eclatante- in questi giorni in Crimea.
Attraverso un referendum (democratico ?) una stragrande maggioranza di popolazione si riannette a Mosca, che l'aveva (democraticamente ?) ceduta all'Ucraina qualche decennio fa.
Rispuntano bandiere rosse, non solo russe. Facce di Stalin con il kalashnikov in braccio.
E tutti , meno le minoranze, in festa.
Europa e Usa fanno la voce grossa, ma -si sa- è tutta una finta.
E poi, come possono opporsi ad un referendum ?
Sanno che -se si lasciasse davvero ai popoli la scelta- molti degli stati artificiali oggi esistenti non esisterebbero più, compresa l'Italia forse.
Dietro il finto patriottismo d'immagine, quel che cova infatti è proprio il desiderio di separarsi, di dividersi, di creare muri e muretti, di rifugiarsi nelle proprie tane.
Di difendersi dalla diversità, di assecondare quel corso della storia in cui tradizione e modernità trovano il loro tragico punto di incontro: l'individuazione e la massa.
La democrazia sta perdendo la sua lotta contro i retaggi della storia, anche perchè essi sono presenti e forti nella stessa cultura che l'ha generata.
Da qui, riemergono le connessioni invincibili e ridondanti tra Stato e Guerra, tra democrazia e violenza delle maggioranze, tra diritto e vittoria.
Non ne siamo mai usciti, e riprendono ad avvolgerci nella loro tela mortale...

sabato 15 marzo 2014

eresia, portami via...!

Per definire l'attuale situazione sociale, economica, politica, ambientale, taluni ricorrono a termini forti, quali apocalisse, inferno, disastro, azzeramento, guadagnandosi immancabilmente la condanna per catastrofismo, per millenarismo oscurantista.
Perchè, ci consolano, nel lungo termine, torneranno lavoro, prosperità, pace. Nel lungo termine. Cioè, quando saremo morti.
E se, invece, quei taluni avessero ragione ? Se fossimo nel bel mezzo di un'altra delle apocalissi che già si sono abbattute sulle civiltà urbane ' Se i cavalieri dell'Apocalisse fossero già arrivati e i diavoli dell'inferno fossero già fra noi ? Se la maledizione dell'incessante regressione contenuta nell'incessante progresso ce l'avessimo tutta addosso, sopra e dentro le nostre teste ?
Tanti dubbi, ma anche qualche certezza.
E' certo che l'orizzonte dell'Occidente è il tramonto, la caduta nella notte, la consegna all'orrore e all'incubo. Che la cultura della modernità, dell'illuminismo, ovvero del pensiero in costante progresso, non fa più neppure promesse ma solo minacce, e che tra le sue coordinate non è possibile inventare nessuna soluzione accettabile ai nostri problemi.

Il fatto è che tutti siamo prigionieri, giovani e vecchi, conservatori e riformisti, conformisti e divergenti, di quella Bastiglia che è l'organizzazione sociale vigente, fatta di paesi in morienza, di ghetti urbani, di città congestionate e gassificate, tutti popolati da moltissima gente esclusa dalla cultura. Dall'economia, dalla politica, da molta gente che ha la paura crescente della possibile esclusione, e persino da gente che -pur inclusa-, o tale ritenendosi, è in preda alla sindrome dell'assediato e alle nevrosi del successo e del denaro. Un'organizzazione sociale, oltre tutto, sempre più attaccata dalla criminalità e sempre più sovrastata dalla militarizzazione...

La Sardegna di oggi non ha bisogno di una rivoluzione ma di un totale e profondo sconvolgimento.
Ha bisogno non di rivoluzionari, ma di eretici...
Stiamo parlando, è già chiaro, della gioventù sarda....
Ce la farà ad abbattere i luoghi comuni e i pregiudizi del selvaggio bianco, l'uomo tutto occidentalizzato, abbarbagliato dalle macchine e dalla supposta potenza preterumana di istituzioni scarsamente umane ? A sbugiardare i miti insulsi propalati da agenzie scolastiche ed educative decrepite ? A deridere e rifiutare mode e modelli imposti dall'ignoranza televisiva e giornalistica ?
A liquidare illusioni e tentazioni pericolose ?

...Perchè i cavalieri sono già arrivati e l'apocalisse divampa da un pezzo.
Il problema è quando gli uomini vorranno vedere e capire e, avendo visto e capito, si libereranno delle illusioni sull'immancabile apparizione di una buona stella.
E intanto, aspettando la buona stella, continueranno a morire...



(Eliseo Spiga, Francesco Masala, Placido Cherchi. Manifesto della gioventù eretica del comunitarismo, Zonza, 2000)

giovedì 13 marzo 2014

urbinitas

Il viaggetto in quel di Urbino è stato breve ma intenso.
La spalla ha retto benino alle scosse di aerei, treni, auto e strade di campagna.
Tra qualche giorno dovrò iniziare la fisioterapia.
Il corso che ho tenuto lì avrebbe dovuto vertere sulle reti di cittadinanza attiva.
Al di là della mia vita attuale, poco da cittadino e poco attiva, i dubbi sono cresciuti ulteriormente quando mi son trovato lì, davanti al gruppo.
Il più attivo e il più cittadino ero comunque io.
Mi sono trovato, salvo rari casi, tra due squagliamenti: quello dei veterani di sinistra e solidali ormai decotti e sfibrati, vecchi e monotoni; e quello dei giovani, pocos locos y malunidos, davvero sbandatelli.
Nessuna idea di rete, di nonviolenza, di vera politica del futuro (se ci sarà).
Insomma, come quasi sempre mi capita da un pò, se esco di casa per fare qualcosa mi risale ancora più forte la spinta a tornare indietro, tale è la frustrazione dell'impatto.
Molta gente fa formazione, forse perchè è gratis (per loro, ma non per lo Stato), ma avrebbe bisogno di terapia.
I bisogni e i disagi del mondo, nella catastrofe, inevitabilemente crescono e si aggravano e, se provi a rispondere, ci resti secco.
Sempre che tu abbia delle risposte o delle soluzioni, cosa che non è.

Intorno, continua il solito, tristo, spettacolo di sempre.
Renzi promette e corre come un treno, a prendere impegni come se fosse al mercato delle vacche.
Nel frattempo, usa mezzi sporchi, copre alleanze di merda, pasticcia compromessi al ribasso.
Sta con i forti contro i deboli di turno, come sempre e come tutti.
Ma gli si sta dietro, sino a quando blatera di nuovo e di veloce.
Sembra l'ennesima pubblicità di un'automobile.
Provo solo tristezza e sconforto, a guardare lui, e gli italiani.
A vedere Urbino, la sua bellezza ed ordine di un tempo, la sua scipita vuotezza di oggi, abitata solo da studenti senza storia, capisci dove siamo finiti e dove stiamo andando.
La nostra storia millenaria, la nostra cultura raffinata e attenta alla 'polis' sono solo un remoto ricordo, un souvenir da vendere ai turisti...

giovedì 6 marzo 2014

totò contro macerie

OLLI, SEMPRE OLLI, FORTISSIMAMENTE OLLI
Se l’eurocrisi sarà l’occasione per immaginare nuovi scenari lo scopriremo già in occasione del semestre di presidenza europeo. Ma solo uscendo mentalmente dal binomio muscolare germanocentrismo-austerity sarà possibile rimodulare non ideologicamente memorandum e trattati dell’euro, nella consapevolezza che la moneta troppo forte così come è ora, accanto a un debito pubblico monstre e a un vecchiume amministrativo, ci porta sui binari greci. E al rischio di una guerra civile europea di cui in troppi, oggi, sottovalutano portata e imprevedibilità.
Così chiude il suo post Francesco de Palo sul Fatto di oggi.
Forse Olli, il finlandese, non se ne rende perfettamente conto.
Che l'Europa così va definitivamente al macero.
E poi perchè continua a bastonarci ? Monti non aveva rimesso a posto i conti ? E Letta non stava per intercettare la ripresa ? E poi non si è accorto che ora è arrivato il nuovo Totò, il piccolo Renzi e tutto sta cambiando ?
Che cecità, caro Olli, non capisco.
Perchè continui a non fidarti di noi ?

AVASTIN SAVOIA...!
Un farmaco costava 900 euro, ed un altro -uguale- 80.
Roche e Novartis fanno cartello e spingono a comprare quello più caro.
Si scopre poi che l'una ha notevoli quote dell'altra, che -di fatto- sono la stessa azienda.
Delle larghe intese, con apparenti -sempre più labili- opposizioni.
E il costo lo paghiamo noi.
Quando sorgerà un'authority che ci possa difendere da Napo ?

GRECISTI E SGRILLATI
Rispunta la nuova sinistra europea.
Ma perchè, qualcuno andrà veramente a votare alle prossime europee ?
I nostri prodi, non soddisfatti dall'esperimento Ingroia, ci riprovano in salsa greca.
Si attaccano questa volta al povero Tsipras, che affonderà nello tzatziki con loro, veterocomunisti e liberal chic di sempre.
Gente anche valida, presi uno a uno. Ma incapaci di uscire dagli schemi della solita, impresentabile, vecchissima sinistra.
Faranno alleanza con i grulli sgrillati, i fuoriusciti 5 stelle ?
Ma quei deputati e senatori, senza la faccia di Grillo, dove pensano di andare ?
Semplicemente, tutti, gli uni e gli altri, non esistono.

ITALI(ETTA)CUM
Il nostro nuovo Totò intanto si fa accogliere da scolari gaudenti, da Nord a Sud, con immagini che ricordano i bei tempi, non così brutti e lontani in fondo, sembrerebbe...
E si inventa, tanto per restare a galla, un nuovo pastrocchio elettorale, confidando che la Corte Costituzionale passi altri 8 anni prima di far fuori anche questa...
E  l'Italietta va, e va, e va...
A farsi fottere dall'ennesimo, e vivacissimo, buffone.

DA NOBEL
Dopo Berlu, qualcuno ha proposto Putin per il Nobel della pace.
Sta nella lista dei candidati.
In effetti ha inaugurato l'ennesima, nuova svolta della guerra umanitaria: i gruppi di autodifesa popolare, armati e in divisa, ma senza mostrine nè gradi.
Dei contractors di stato, avvolti nella bandiera russa, ma fuori da qualunque ingaggio, regola o riconoscibilità.
La missione di pace del futuro: la guerra-non guerra si inventa la sua ennesima variante.
Una trovata che merita il Nobel.



IN NASCITA DI PPP. (DONO DI CM)

È un brusio la vita, e questi persi
in essa, la perdono serenamente,
se il cuore ne hanno pieno: a godersi


eccoli, miseri, la sera: e potente
in essi, inermi, per essi, il mito
rinasce... Ma io, con il cuore cosciente

di chi soltanto nella storia ha vita,
potrò mai più con pura passione operare,
se so che la nostra storia è finita?


(Le ceneri di Gramsci, 1954)




martedì 4 marzo 2014

piccoli dolori

altra visita ieri all'ospedale marino.
la spalla migliora, ma molto molto lentamente.
l'ortopedico si è lamentato del fatto che il mio corpo non collabora granchè, come se non avesse tutta questa fretta di guarire.
'Non fa il callo...', ha esclamato.
Sì, non so farci il callo, su questo e su altro, lo so.
e non mi impegno.

mentre si celebra l'oscar per 'La grande bellezza', prosegue la grande bruttezza, lo scempio.
i crolli a pompei, la decadenza dei sottogoverni, il sonno delle coscienze, il vuoto del presente, il nulla futuro.
come nel film, la bellezza appartiene solo al passato (e a rarissimi attimi, piccolissime nicchie, del presente).
il resto è abbandonato alla pioggia e ai veleni, buttato al vento, martoriato dal violento incedere del tempo, dalla volgarità barbarica di questa civiltà in declino, che vuole ammazzare tutto mentre muore, perchè muore, e pur di non morire.

ed eccoci di nuovo a jalta, settant'anni dopo.
la seconda guerra era nata da versailles, e si era conclusa con la pace in crimea.
la terza, come sempre, risale da questa, come un rigurgito.
non apprendiamo nulla dalla storia, tutto si ripete.
guerre 'di difesa', annessioni di fatto, ricatti coperti, minacce spuntate, retorica dei proclami e degli appelli alla pace...
è lei,  la solita guerra: che ritorna, avanza, e ci invade.




sabato 1 marzo 2014

democrazie e populismi

E' bizzarro che nessuno si provi a dare del populista a Renzi.
Eppure il suo parlare e fare si avvicinano molto alle demagogie di un Chavez, di un Peròn, o di un Berlu.
Eppure la sua verve carismatica, il suo essere 'un uomo solo al comando', non ha nulla di democratico.
Altri dittatori hanno fatto almeno finta di passare per le elezioni...Lui neppure questo.
Ma gli si perdona tutto, ora. Perchè è in missione per salvarci.

Siamo in mano a quattro terribili demagoghi e populisti: Renzi, Berlu, Grillo e Napo.
Nessuno di questi sa cosa sia la democrazia, anzi non vogliono saperlo.
Renzi la confonde con il liberismo americano in salsa scout.
Berlu la concede solo ai mercati e alle borse.
Napo se l'è dimenticata già nel '48.
E Grillo si dedica alle purghe per reati d'opinione e lesa maestà (la sua).

Ma come si può non essere demagoghi e populisti in una fase storica in cui non si può fare niente di quel che si promette ?
Ieri il Consiglio dei Ministri ha preso un sacco di decisioni, dando la sensazione di 'fare qualcosa per il paese'. Ma dove andrà a finire anche tutto questo decidere e fare ?
Nel nulla burocratico e amministrativo, come tutto quello che han già fatto Monti e Letta.
Oppure a peggiorare le cose, come dimostrano la legge Fornero o la Gelmini.
Fare, a partire dalle cornici attuali e dalle premesse erronee che ci governano, è solo un ulteriore perseverare nell'errore.
Parlare di crescita, sviluppo, competizione globale non ha più senso.
Ma è inutile tentare di opporsi -politicamente- alla follia.
Ci pensano da soli e meglio i tassi di disoccupazione crescenti, il debito crescente, i suicidi crescenti, il vuoto crescente, le brache calanti...
Sotto il vestito, il niente.