venerdì 28 febbraio 2014

cambrian-menti

Potremmo raffigurare quanto avvenuto nel Cambriano immaginando il popolamento di un 'paesaggio' ideale, in cui l'altitudine è una misura del successo di una popolazione di organismi sia in termini di adattamento ecologico sia in termini di viabilità del processo di sviluppo.
lo scenario della fauna cambriana agli inizi della radiazione è quello di un immenso paesaggio libero a disposizione di pochi organismi.
l'insieme di nicchie ecologiche non è però una piatta distesa uniforme, bensì un territorio irregolare popolato da 'picchi' multipli, interrotti da sommità più basse, colline ondulate, avvallamenti e gole...
gli organismi in questa prima fase possono cambiare posizione abbastanza facilmente...
tanto maggiore è l'entità del cambiamento tanto più rischioso sarà l'esito: si potrebbe cadere in un picco più basso o in fondo a una valle.
la probabilità di successo è dapprima molto alta, poi scende rapidamente perchè tutti i picchi più interessanti cominciano a essere occupati.
quella che si è chiamata 'cristallizzazione' potrebbe corrispondere a questa crescente saturazione per cui i rappresentanti arroccati nelle posizioni più favorevoli si stabilizzano al punto da non potersi più muovere.
la riduzione di elasticità genetica ed ecologica porrà la specie, più che a evolversi, a 'resistere' all'estinzione...

Più complicato è immaginare che cosa possa causare la presunta decimazione successiva.
forse l'occupazione di tutti i picchi migliori coincide con un peggioramento delle condizioni ambientali, con meno risorse, più competizione, picchi più bassi e un'estinzione trasversale che sommerge tutti coloro che non avevano raggiunto un'altitudine di sicurezza.
il problema è che i 'sommersi' non esibiscono prove evidenti della loro presunta inferiorità adattativa, nè i 'salvati' della loro superiorità.
perchè le faune successive non pullulano di invincibili Anomalocaris ?

(Telmo Pievani, La vita inaspettata, Cortina, 2011)

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