venerdì 10 gennaio 2014

il misantropo

Antonio, al cinema, continuava a dirmi che il protagonista di 'Moliere in bicicletta' assomigliava a me.
E. effettivamente, parlava molto di me, e dei miei ultimi anni.
Descriveva bene la sensazione netta di tradimento, di delusione, di sgomento che ho vissuto nei confronti del genere umano e del suo teatro quotidiano.
E che porta a nascondersi, ad acquattarsi, a ripararsi nei pertugi, a sfuggire la torma.
E parla anche della tentazione, qualche volta, a riaprirsi, a riprovare.
E a restare, ancora una volta, da soli, davanti al mare, traditi e delusi.
Una Maya Sansa, invecchiata, appesantita e mal doppiata da se stessa, fa il resto.
Ne sono uscito triste, sconsolato  (e non tanto per il film, quanto per me).
(P.S. Il film mi ha ispirato a rileggere la tragi-commedia del 'Misantropo' e a visitare La Rochelle).

Mi sono diretto verso la cena organizzata dai ragazzi di S-cambiare in un locale a fianco di Durke, in via Napoli. Bella situazione, arredata con tappeti e veli esotici, sembrava di essere tornato in Marocco.
Belle persone, in fondo, che mi vogliono bene.
Ma già mentre entravo avevo voglia di uscire.
Sono riuscito a star lì per venti minuti, a bere un bicchiere di vino, senza riuscire a mangiare nulla.
Talmente a disagio con me stesso da non riuscire ad andare oltre quattro chiacchiere di circostanza.
E all'uscita, una ragazza, piccola e cattiva, mi ha fermato per ricordarmi che -ad un corso di qualche anno fa- l'avevo fatta piangere.
Aveva degli occhi scuri, bellissimi.
Il desiderio di fuga si è fatto ancora più pressante.
Un'ora dopo ero a letto, a leggere Salinger.

Ora, sveglio e di pessimo umore, ascolto il Requiem: Dies Irae, Rex Tremendae e Lacrimosa.
Quanto deve, quanto può ancora durare tutto questo ?



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