mercoledì 13 novembre 2013

ricorrenze

Come accade ormai ogni settimana, i grandi organismi economici internazionali ci danno il responso sullo stato e le prospettive della crisi.
Ancora una volta, come nelle settimane e negli anni scorsi, ci promettono la sua fine, sempre alle porte, e sempre per l'anno prossimo.
Anzi, questa settimana ci hanno detto che è in vista anche una nuova crescita!
Ma non sarebbe meno estenuante arrendersi e dire la verità ?
Una prima cosetta, semplice semplice: che le banche non investono e non investiranno più in economia reale, almeno sino a quando investire in quella finanziaria sarà così straordinariamente conveniente ?
Perchè uno che ha soldi dovrebbe perderli (o, al massimo, guadagnarne pochi) facendo nascere o sviluppare attività e lavoro, se può farne mille volte di più in borsa o in traffici sommersi ?

Come accade ormai ogni mese, i grandi capi europei si incontrano per affrontare il nodo della disoccupazione giovanile, sempre crescente.
Ogni volta ci raccontano che stanno predisponendo soluzioni e nuovi progetti per non creare delle nuove generazioni a perdere.
Ma, incontro dopo incontro, l'unica cosa che avviene sono gli incontri e le spese per farli.
Ma non sarebbe meno illusorio arrendersi e dire loro la verità ?
Che il lavoro, dentro questo modello di ex-sviluppo, non c'è e non ci sarà più ?
Per i motivi di cui sopra, ma anche per motivi strutturali interni al mondo dell'ex-lavoro: eccesso di produzione, sviluppo della tecnologia post-umana, limiti delle risorse ambientali, etc etc etc ?

Ogni qualche giorno il Governo si riunisce, a Palazzo Chigi o nei talk show, e i ministri ci ripetono, con ricorrente ma sempre più spenta enfasi, che la soluzione sarebbe quella di tagliare la spesa pubblica e che è stata istituita una ennesima commissione per la spending review.
Ma non sarebbe più onesto arrendersi e dire la verità ?
Ad esempio, ammettere e rassegnarsi a questa piccola cosa: che l'80% dei soldi per l'agricoltura vanno alle agenzie e ai funzionari e non agli agricoltori ? che il 90% dei soldi per la scuola e l'università vanno ai docenti, agli impiegati e ai dirigenti che ci lavorano e non ai servizi che dovrebbero offrire ? che il 100% dei costi della politica vanno a beneficio degli eletti e dei partiti e non dei cittadini elettori e sovrani ? che il 70% dei soldi che diamo alle ONG vanno a mantenere le strutture e non i bambini negri in Africa ? che il 70% dei soldi che spendiamo quando compriamo qualcosa vanno ad intermediari, burocrati, istituzioni di passaggio, affaristi e procuratori, avvocati e notai, pubblicitari e rappresentanti ?
E questa è la percentuale strutturale, normale, legale.
Gli scandali, le corruzioni, le tangenti, sono solo un sovrappiù italiano (peraltro diffuso ben oltre quel che veniamo a sapere, di volta in volta...).
E allora, su queste basi, cosa possono prometterci di tagliare, se non se stessi e un beneamato cazzo ?

Ogni due o tre mesi arriva una catastrofe locale a uccidere migliaia di persone, a distruggere case e capanne, natura e culture.
Ad ogni occasione ci tempestano di richiami alla solidarietà, all'assistenza di profughi e superstiti, a dar soldi insomma.
Ma non sarebbe ormai meno dispendioso e meno colpevolizzante cambiare i nostri modi di vivere anzichè cambiare il clima ?
Quanti aiuti vogliamo continuare a dare, quanti soldi sprecare, per arrivare -volutamente e coscientemente- sempre dopo, sempre troppo tardi ?
Ormai, per quanto mi riguarda, considero le organizzazioni che lavorano ad assistere le vittime di tutto questo soltanto degli avvoltoi in attesa di un nuovo disastro.
Gente che vive in attesa di feriti e cadaveri, e che vive di loro.

Sempre più spesso, e con ricorrenza angosciante, si succedono denunce di violenza su donne e bambini, stalking e percosse, femminicidi e abusi.
Si inventano mobilitazioni, petizioni, nuove leggi, sanzioni e repressioni.
Ma il fenomeno aumenta.
Non sarebbe più terapeutico riconoscere la violenza strutturale e culturale che è insita nella nostra società, a tutti i livelli, e concentrarsi su questa ?
Non sarebbe più onesto rendersi conto che la sessualità monogamica e proprietaria è un fattore decisivo per l'insorgere di questi processi ?
Non sarebbe più corretto rivedere la nostra idea di famiglia, di possesso dei figli, di sicurezza ?
Non sarebbe più interessante affrontare più apertamente il conflitto tra i sessi, le differenze di genere, le libertà nella scelta sessuale ?
No, si preferisce dire che il problema sono i maschi, e che la violenza è roba loro, e che vanno repressi o curati.
Ma cosa possiamo sperare da roba simile ?



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