martedì 8 ottobre 2013

il cacciavite e la roncola

Si fa ciò che si sa fare meglio, non ciò che è meglio fare.

Questa frasettina di Amis, che è giunta a conclusione del post precedente, merita ancora una sottolineatura ed un commento.
Come sapete, in mancanza d'altro, leggo quotidiani e guardo molti telegiornali.
Al di là delle differenze di parte e delle reciproche omologazioni (le cosiddette notizie sono veramente sempre le stesse, e sempre le stesse vengono escluse, qualunque sia il proprietario o l'orientamento politico presunto), ad ascoltare giornalisti e politici di turno non può non tornare in mente una frase così efficace, breve e potente.

Siamo davvero ostaggi delle nostre abitudini e premesse.
Davanti a quel che accade, una trasformazione radicale della società, dell'economia, della cultura collettiva, proseguiamo a cincischiare e ad amministrare l'esistente, a fare quel che abbiamo fatto sinora, apportando al massimo dei ridicoli correttivi, o litigando su dettagli.
I governi si paralizzano su un punto di IVA o sulla rata dell'IMU, oppure discutono per anni di riduzioni fiscali sul lavoro, per poi scoprire che la riforma del cuneo fiscale (sempre che la facciano) porterà nelle tasche di un operaio al massimo 30 euro in più al mese!
E questo fantasmagorico aumento, secondo loro, farà ripartire i consumi e la produzione o rimetterà al centro il lavoro !!!
Efficace su questo la battuta di Renzi: questo governo lavora col cacciavite per affrontare macchinari enormi.
Non ha senso, in relazione al compito.
Però, nel frattempo, coi loro cacciavitini, prendono tempo e permangono al governo, con la scusa che stanno lavorando per il paese e che il paese ne ha bisogno, etc etc...
Tenere il potere, tenersi al potere, questo ha senso, questo è il senso.

'Gli anni, alla prima infrazione, ti denunciano'.(Diego De Silva)
Siamo proprio un paese di vecchi e per vecchi.
Le idee che girano ufficialmente e pubblicamente sono veramente datate, incartapecorite, consumate e tristi.
I talk show sembrano collisioni tra relitti, in un oceano di melma.
I giovani tacciono, o dialogano in rete, o non trovano spazio.
Se non troveranno il modo di uscire (e, forse, di farci uscire) dalla trappola in cui siamo imprigionati, qualcuno -a un certo punto- arriverà, e inizierà a usare la roncola.
E non più solo quella dei mercati e della finanza (già in funzione da tempo, con effetti più che evidenti), ma quella della violenza diretta, della repressione e delle armi.
Ovviamente per il nostro bene, e per la sicurezza di tutti...

La storia è lenta e paziente, va bene.
Ma si sa, in certi momenti, facit saltus.
Dal pantano al bagno di sangue, senza passare dal via ?







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