lunedì 30 settembre 2013

la signorina snob

Ho parlato abbastanza.
considerando che parlo da sola.

Aspettavo godendomela. Questa nostra amicizia poggiava sulle nostre intelligenze, ci liberava da ogni vincolo del conformismo. Allora non era poi così difficile, la libertà ci era entrata nel sangue come un bene aereo,un diritto giocoso. Con Nora ho vissuto quel tempo di fervore produttivo senza il sospetto di una fine, che da noi abitanti di quel pianeta non è stata abbastanza temuta.

Una generazione decimata, ma ancora impreparata alla mancanza di regole. Intendiamoci, nelle regole ci sono tante cose sgradevoli, ma siccome ci sono incluse le distingui. Non è che siamo cresciuti in mezzo a dei cartelli stradali, i cartelli sotto forma di principi li hai in testa. 
Considerando che la velocità è la caratteristica abbastanza consolante del nostro tempo, è stata veloce anche la presa di coscienza di questo impossibile collocamento in tanta sregolatezza, non essendo oltretutto quella che si accoppiava per tradizione al genio.
Allora il ritiro sull'isola, non precisamente in omaggio a Garibaldi, ma piuttosto al cinese che stava sul riva del fiume. E' abbastanza curioso che tanti secoli di evoluzioni e rivoluzioni abbiano portato a queste scelte settoriali. Non vedo per ora altra scelta e sto con i miei.  Può darsi che diventi un arcipelago, ma non è detto che vorremo comunicare...
Ricordo che isolana lo sono sempre stata...Quando esisteva ancora un Ministero dello Spettacolo, uno di loro (i continentali) ci chiese: 'Ma voi perchè non chiedete mai qualche cosa ?'
'Non ci serve niente per ora'.
Per poco ancora bastava essere se stessi...
Nel mio ostinato affidarmi a me stessa galleggia un'antica pigrizia.

Queste intolleranze mi sono durate a lungo, e se si sono affievolite è perchè ho limitato il cerchio degli incontri. E' certo che l'esperienza non cambia i caratteri; riesce tuttavia a farteli portare senza spavalderia che è l'ingenua difesa della giovinezza.
Con la scoperta delle intolleranze alimentari, nessuno specialista si è occupato di quelle caratteriali.
Dalle quali chi ne soffre non vorrebbe essere guarito perchè non riesce a immaginare un mondo in cui tutti gli stiano bene, non lo vorrebbe neanche. A chi ne soffre suggerisco di tenerlo per sè, non è uno stato d'animo manifestabile a parole...
Ma l'intolleranza si può spingere fino a livelli pericolosi. Io però non sono portata per l'omicidio, di questo sono sicura, Ho avuto vistose occasioni nella mia vita per provarmelo, sarei già all'ergastolo.

La maleducazione è arrivata molto in alto. La nostra freddezza li ha lasciati lavorare. Adesso la ribellione spetta a noi. Non si era mai visto nella storia: la rivoluzione degli educati.

Mi sembra che ai tempi felici appartenga la parsimonia...Niente urge dietro una scelta, tutto è rimandabile, tutto può essere migliore....
Del resto, io mi sorprendo a guardarmi intorno con un inizio di disperazione dicendomi: 'Non mi serve niente'. Quindi si riempie il fittizio con il consolatorio. O tempora o mores. Se queste parole hanno attraversato i secoli vuol dire che c'era proprio un errore nella creazione dell'uomo. Io però forse l'avrei fatto uguale, con delle segnalazioni luminose per quelli pericolosi. Avremmo risparmiato sull'illuminazione delle strade.

Pensiero serale: la caratteristica di questo nostro secolo è quella di pensare sempre agli altri secoli per sopravvivere. Chi è nato prima si era fatto l'idea che gli piaceva vivere, anche non sempre troppo bene, ma sempre con miraggio. Ecco, adesso siamo un pò stupiti dalla scomparsa dell'avvenire; che era un personaggio straordinario. Intendiamoci, l'avvenire non è il futuro, che quello c'è.
L'avvenire è come un dipinto di Botticelli o magari di Chagall. Attraversa con la sua grazia i secoli. Non è quello che ci aspettiamo per domani...
In alcuni film la protagonista sottilmente avvelenata, in genere dal marito, veniva sempre salvata da un giovane innamorato. Si può sempre sperare. Ma non è una storia d'amore la nostra. La notte del passaggio del secolo è stata una notte di finto entusiasmo...Che qualcuno che amavi non ci fosse arrivato era particolarmente doloroso, una beffa...Ce ne siamo accorti subito. Guai in vista.

A pensarci, credo di avere un vantaggio sugli altri. Parlo poco. Parlando, molte energie cerebrali se ne vanno. Ci vuole l'esperienza di un giocatore di baseball per riacchiapparle al volo e usarle come se fossero nuove. Tacendo è più facile. Non saprei neanche come adeguarmi. L'umanità adesso parla molto velocemente...Entrare nel mitragliamento vocale attuale non è neanche questione di udito. Bisogna aver voglia di affrontare i contenuti espressi così velocemente. Forse è proprio intenzionale: se capiscono bene, se no meglio.

Mi sembra che mi spetti di raccontare (e questa è già una parola sbagliata) come si vive a questi conclamati novant'anni. Ecco perchè il verbo raccontare è sbagliato. 'Tutto bene', se fosse un telegramma, ma da raccontare c'è poco. 
Venendo a mancare gli impatti classici della vita, il suo defluire è soprattutto interiore. Il tempo dedicato a pensare è sovrabbondante, sarei tentata di definirlo anche troppo, ma è una macchina inarrestabile. Non è che a trent'anni questo processo non avvenisse, ma a quell'età si pensa diversamente. Il pensiero ne ha sempre uno dopo, in genere abbastanza immediato perchè ce n'è subito un altro che gli chiede il posto. E' chiaro che molto più tardi -sembra una contraddizione- c'è più tempo, si può arrivare a quella che sarebbe la meditazione se la salutistica mondiale non se ne fosse impossessata.
Il pensiero è il tuo compagno, Ma è anche la guida delle limitate azioni della tua giornata. 
Ti svegli perchè hai finito di dormire, non perchè la sera prima hai incontrato l'uomo della tua vita.
Non c'è posto possibilmente per gli errori, anche se qualcuno occupa un posto indimenticabile.
Il giovane che sbagli ha l'avvenire davanti, però col tempo bisogna stare attenti; anche se il rischio non offre alcuna tentazione.

(Franca Valeri,  Bugiarda no, reticente, Einaudi, 2010)


  

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