giovedì 5 settembre 2013

anni cinquanta ?

In quanto vecchio soggetto di un paese totalitario, la Bulgaria sovietica, posso testimoniare che l'ideologia era solo di facciata; tuttavia, nello stesso tempo, essa era indispensabile. Vivevamo in una pseudo-ideocrazia. I miei amici ed io avevamo la sensazione di abitare il mondo della menzogna generalizzata, in cui i termini che designavano gli ideali -la pace, la libertà, l'uguaglianza, la prosperità- erano giunti a significare il loro contrario; tuttavia, l'ideologia ufficiale conservava una certa coerenza retorica e permetteva dapprima ad alcuni fanatici di sopravvivere, poi, alla grande maggioranza -i conformisti- di disporre di una razionalizzazione della loro situazione. E ciascuno era conformista, almeno per una parte del tempo...
Il ruolo cangiante dell'ideologia, al centro o alla superficie del regime, può spiegare un'altra disparità. Secondo gli slogan ufficiali, gli interessi degli individui, di tutti gli individui, erano sottomessi a quelli della collettività. Ma è a tutt'altra realtà che noi, soggetti ordinari del regime totalitario, ci trovavamo di fronte: era il regno illimitato dell'interesse personale, ciascuno cercava il proprio maggior vantaggio; l'interesse comune era semplice carta da imballaggio...
Ma, poiché non si rinuncia all'ideologia iniziale, l'epoca staliniana vede allo stesso tempo instaurarsi il regno dell'ipocrisia: il discorso non serva a designare il mondo e neppure a incitare alla sua trasformazione; adesso, la sua funzione è di nasconderlo. Si assiste ormai a una 'messa in scena gigantesca', il mondo intero diventa un teatro: gli elettori fanno finta di votare, i direttori di dirigere, i sindacati imitano i comportamenti di veri sindacati, i contadini fanno finta di lavorare con accanimento. Solo gli spettacoli teatrali si presentano per ciò che veramente sono !

Dove bisogna cercare l'origine della visione totalitaria del mondo ?
Tutto ciò che si può dire è che una condizione che facilita l'avvento del totalitarismo è la tendenza a separare radicalmente il corpo e lo spirito, il concreto e l'astratto, il quotidiano e il sublime: la schiavitù del corpo si accetta più volentieri quando si crede che l'anima ne sia indipendente...
Sotto il totalitarismo, 'tutti sono colpevoli' e 'tutti sono innocenti' si confondono. Convinti che lo Stato fosse in ogni modo più potente di loro, hanno rinunciato da sé stessi all'esercizio della propria libertà. E così hanno assicurato la vittoria dello Stato.
Tuttavia non hanno cessato di essere umani, di amare i loro prossimi, di ammirare la bella musica e la grande letteratura, di far progredire la conoscenza.
Scrive V. Grossman alla fine della sua vita: 'Questi uomini non auguravano del male a nessuno, ma per tutta la vita avevano fatto il male... Fra le persone dotate di talento, e a volte anche i virtuosi geniali della formula matematica, del verso poetico, della frase musicale, dello scalpello e del pennello, ce ne sono molti che nell'animo sono nulli, deboli, meschini, sensuali, golosi, servili, avidi, invidiosi, molluschi, lumache, presso cui l'irritante angoscia della coscienza accompagna la nascita di una perla'...

(da T. Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, 2001)




Nessun commento:

Posta un commento