giovedì 4 aprile 2013

morire, dormire forse...

Il barbiere mise due dita nel colletto di Rubasciov, come per radergli più agevolmente i capelli sul collo; e quando ritrasse le dita Rubasciov sentì il duro di una pallottola di carta nel colletto...Fu ricondotto nella sua cella, si sedette sul sui letto, gli occhi allo spioncino per essere sicuro di non essere osservato, estrasse il pezzo di carta, lo spianò e lo lesse. Consisteva soltanto in tre parole, evidentemente scribacchiate in gran fretta:  
                                                MORIRE IN SILENZIO.


Colui che si oppone a una dittatura deve accettare la guerra civile come un mezzo.
Colui che rifugge dalla guerra civile deve cessare l'opposizione e accettare la dittatura...
Non si sentiva in grado di continuare la discussione con Gletkin.
La coscienza della sua completa disfatta lo colmava di una specie di sollievo; l'obbligo di continuare a combattere, il peso della responsabilità gli venivano tolti, il torpore di prima ritornava...
Una scritta gli ritornò in mente, una scritta che aveva letto all'ingresso del cimitero di Errancis, dove erano sepolti Saint-Just, Robespierre, ed i loro sedici compagni ghigliottinati.
Essa consisteva di una parola: 
                                                          DORMIR.


Doveva forse dire che un'opposizione attiva e organizzata alla dittatura del  N. 1  non era mai realmente esistita ? Che non s'erano fatte che delle chiacchiere, che un impotente scherzar col fuoco, perchè la generazione della vecchia guardia aveva ceduto tutto quello che aveva, era stata spremuta fino all'ultima goccia, fino all'ultima caloria spirituale; e, come i morti nel camposanto di Errancis, le era rimasta da sperare una sola cosa: dormire e attendere fino a quando la posterità non le avesse reso giustizia ?

da Arthur Koestler, Buio a Mezzogiorno, 1940.

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