giovedì 7 marzo 2013

Ri -

Ho ri-preso le lezioni e -dopo qualche mese di lontananza- in molti sono ri-tornati ed abbiamo provato a ri-conoscerci.
A ri-trovare, ri-costruire, ri-visitare quella dimensione di ascolto, di comunicazione e di fiducia che avevamo creato insieme tra ottobre e novembre scorsi.
Un pò di ruggine si è depositata, ovviamente; molte arrivano stanche e infreddolite, spossate da esami, lezioni pallose, finti laboratori...., ma lentamente si ri-procede, con piacere e serenità.
Una nicchia ecologica, nel disastro.

Mi ha fatto ri-pensare al primo incontro dei cittadini eletti grillini a Roma di qualche giorno fa.
Quella situazione, che in molti facilmente irridono, in cui -semplicemente ed ingenuamente- si sono presentati tra loro in quell'albergo, come ragazzini al primo giorno di scuola.
Mi hanno fatto tenerezza.
Mi sono sembrate come tartarughe senza guscio, circondate dagli squali dei giornali e della politica, già pronti a togliere loro la verginità, a rintracciare colpe e difetti, a ridicolizzare frasi e gesti.
Una società che vive di distruzione, di sfiducia, che ha in odio la pulizia e la tranquillità, che vuole subito comprare o distruggere i sogni, acquisirli e deturparli.
Magari idealizzo quelle persone, e demonizzo le altre, come spesso mi capita.
Ma perchè non dare loro (e darci) un pò di tempo per ri-incontrarci ?
Da cos'altro si potrebbe ri-partire, se non da questo ?
O pensiamo che una società possa ri-mettersi insieme con la discesa dello spread o le operazioni di marketing?

Michela Marzano mi è abbastanza antipatica, a pelle.
Ed il titolo scelto per il suo ultimo libro, 'Avere fiducia. Perchè è necessario credere negli altri' (Mondadori, 2012), mi allontana un pò.
Ma, nel leggerlo, gli spunti su cui ri-fermarsi e soffermarsi sono tanti.
L'idea che la 'fiducia in sè' sia una sorta di chiave di volta dello sviluppo non solo personale ma anche sociale si è progressivamente imposta a partire dagli anni 80, in particolare in una letteratura manageriale molto diffusa nelle scuole per il commercio. Il presupposto sembrerebbe evidente: solo se si ha fiducia in se stessi se ne può dare anche agli altri...
La fiducia in sè è stata a lungo presentata come la ricetta del successo...
Le regole per sopravvivere e affermarsi nel mondo contemporaneo sono semplici: controllo della propria immagine, dominio delle emozioni, del linguaggio..'Ogni punto di incremento del vostro personale senso di benessere accresce la vostra performance esteriore in modo esponenziale', afferma un manager durante un corso di formazione per quadri aziendali.
Per riuscire a convincere bisogna essere capaci di 'selezionare' un pensiero che 'agganci' e 'interpelli' ('intercetti' come dicevano politici e gli spin doctor nei giorni scorsi. ndr) gli altri...
Lo scopo sembrerebbe semplice: per sopravvivere in un mondo instabile, devo imparare a uscire dalle mie 'idee tossiche' e modificare i miei schemi di vita. Come tutti, ho dei validi motivi per credere in me stesso e nel futuro, e ho ragione nel voler aumentare la mia autostima. Non è un caso allora se i libri di ricette per imparare a 'vendersi' si moltiplicano...
La trappola di questi manuali di buona condotta è di far credere che la fiducia non sia altro che una sorta di competenza personale che si sviluppa con l'aiuto delle ricette di marketing...
Con posizioni così semplicistiche, la negazione del principio di realtà tocca il suo apogeo, con tutto ciò che questo comporta: colpevolizzazione e sofferenza per gli uni; delirio di onnipotenza e manipolazione per gli altri...Gli individui si trovano di fronte ad un doppio legame: da una parte li si esorta ad avere fiducia in loro stessi e a non lasciarsi influenzare dagli altri; dall'altra, vengono sistematicamente sottoposti ai giudizi di una gerarchia che non sopporta le debolezze, che li giudica costantemente con il metro della loro riuscita, che fa appello al successo - e non allo sforzo o all'affidabilità- come all'unico criterio di valore...
Che posto rimane alla fiducia in un tale universo selvaggio ?





Nessun commento:

Posta un commento