domenica 24 febbraio 2013

Niente markette in via Katalin

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Violando il silenzio elettorale, un sms nella notte...

Ciao.
Ti scrivo per una cosa che mi sta molto a cuore: la buona politica.
Domani e dopodomani è il momento di farla vincere e ognuno di noi ha il potere di farlo e dobbiamo farlo insieme.
Alla Regione Lazio scrivete Marco Furfaro accanto al simbolo di Sel per Zingaretti presidente.
E' la prima volta che mi fido ciecamente di qualcuno e se ti fidi di me fallo anche tu con me per me e soprattutto per noi e per questo paese. Furfaro alla Regione Lazio, una preferenza vera !!!

M.G.P. 


Ed una mail nella notte...

...E che sia un voto per renderci felici

Grazie. Davvero. Niente retorica, ma la consapevolezza di aver fatto un viaggio bellissimo e che certo non si interrompe qui. Non ho mai visto in vita mia tante persone entusiaste, appassionate, desiderose di riprendersi tutto quello che gli è stato tolto in questi anni.

Mancano poche ore, serve solo che questo entusiasmo contagi tutti. Gli amici, i parenti, i conoscenti. Tutti. Perché possiamo farcela. Perché lo dobbiamo a noi e a chi pensa ancora che sia bello fare politica.

Forza tutte e tutti noi. Che ci crediamo ancora e non ci arrenderemo mai.

Buon voto. E che sia un voto per renderci felici.   Marco 


A questi Markettari di sinistra plasticosa voglio dedicare un brano da Via Katalin (1969) di Magda Szabò:

Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori e somiglia poco anche alle descrizioni della scienza medica.
Nessuna opera letteraria, nè tanto meno un medico, avevano preparato gli abitanti di via Katalin al particolare nitore che l'invecchiare avrebbe portato nella buia galleria delle loro vite, nè all'ordine che avrebbe messo tra i loro ricordi e le loro paure, o al modo in cui avrebbe modificato i loro giudizi e la loro scala di valori.
Avevano capito di dover mettere in conto alcuni cambiamenti biologici, perchè il corpo aveva cominciato un lavoro di demolizione che avrebbe concluso con la stessa precisione e lo stesso impegno con cui si era preparato alla strada da compiere fin dall'istante del loro concepimento; avevano anche accettato il fatto che il loro aspetto sarebbe cambiato, i sensi si sarebbero indeboliti, i gusti ed eventualmente anche le abitudini o i bisogni si sarebbero adeguati alle variazioni del fisico, rendendoli più voraci o più frugali, più timorosi o forse più suscettibili, e sapevano persino che la regolarità di funzioni come il sonno o la digestione, che quando erano giovani sembravano scontate quanto l'esistere stesso, sarebbero diventate problematiche.
Nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perchè sottrae qualcosa, quanto piuttosto perchè lo apporta. E quel qualcosa non è saggezza, nè serenità, nè lucidità, nè pace. E' la consapevolezza che il Tutto si è dissolto.
All'improvviso si accorsero che l'invecchiare aveva disgregato quel passato che negli anni dell'infanzia e della giovinezza consideravano così compatto e solido: il Tutto era caduto a pezzi e, anche se non mancava nulla, perchè quei frammenti contenevano ogni cosa successa fino a quel giorno, niente era più come prima. Lo spazio era diviso in luoghi, il tempo in momenti, gli eventi in episodi, e gli abitanti di via Katalin avevano infine capito che nelle loro intere vite soltanto un paio di luoghi, un paio di momenti e alcuni episodi contavano davvero. Il resto era stato un riempitivo nelle loro fragili esistenze, come i trucioli che si versano nelle casse prima di un lungo viaggio per impedire al contenuto di rompersi...


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