martedì 5 giugno 2012

la terra trema

Questi giorni di silenzio sul blog sono stati caratterizzati (ed era ora!) da tremiti e tremori interiori, bellissimi, inquietanti e...maledettamente personali!
Quindi, di questi, non parlo (almeno per ora).
Vi parlo invece del mio soggiorno alle Isole Tremiti: un paradiso terrestre, ancora fuori stagione, selvatico e umanissimo.
Se dovessi darvi un consiglio turistico, vi direi: andateci al più presto!
Oltre a Crì, bella e giusta compagna di viaggio, non riesco a togliermi dal cuore Aniello, il cuoco del Bel Mare; Luigi, conduttore del gozzo con cui abbiamo girato l'arcipelago e suo figlio Michele, il vikingo; Francesco e la mamma, gestori dell'hotel Rossana.
Ma tutta la gente che abbiamo incontrato era semplice, vera, accogliente e divertente.
Un misto molisano-pugliese davvero perfetto!
E poi le innumerevoli passeggiate nel verde, le tante calette di acqua fresca e smeraldo a San Domino, le mille storie narrate, la piccola vita di chi ci abita d'estate e d'inverno (pochissimi), le erte, le rovine e i cimiteri di San Nicola, il deserto dolce di Capperina (Capraia), la luna quasi piena sull'unica spiaggia di sabbia.
Difficile dire tutto a parole.
Insomma, ripeto, andateci!

Mentre eravamo lì, la terra tremava e tanto in Emilia Romagna.
Un popolo che vuole continuare a vivere e a lavorare, come prima e come sempre.
E per questo va sotto i capannoni e continua a morire e a scappare terrorizzata, giorno dopo giorno.
Una terra in cui 'il lavoro è una religione civile' sta facendo la fine di chi affonda annegato insieme alla nave: di chi non riesce, non può, non deve lasciare ed arrendersi, mai e a qualunque costo, anche della vita.
Ancora oggi, nonostante quel che è già avvenuto, varie aziende chiedono ancora liberatorie per lavorare senza l'autorizzazione della protezione civile.
Sempre che questa possa dire qualcosa o prevedere l'entità delle future scosse.
La terra inghiotte chi vuole perdersi.
'Solo il lavoro potrà salvare questa terra!', ripetono sui tg.
'Gli emiliani (a differenza dei sudisti-sudici-aquilani...ndr) ricominciano subito, non attendono gli altri, rialzano la testa, non si arrendono mai...'...
Solo retorica, che non ci proteggerà dal disastro, anzi lo accentuerà proprio a causa della nostra pervicace e stupidissima difesa delle nostre altrettanto stupide abitudini e premesse.
Pagheremo caro, pagheremo tutti.

Le nostre reazioni alla più generale catastrofe in corso assomiglia a quel che sta accadendo in Emilia: rimuovere e-quando non si può più farlo- sottovalutare i rischi e tentare di andare subito oltre, senza elaborare e senza fermarsi mai, se non costretti dall'impotenza e dalla morte.
Vogliamo risorgere, ma non siamo capaci neanche di accettare i tre giorni nel sepolcro.
Eppure, Gesù era Dio.
Ed anche lui ha dovuto accettare di morire e di stare immobile per tre giorni e tre notti, prima di risollevarsi.
Ai nostri tempi, anche lui avrebbe dovuto risvegliarsi già sulla croce: glielo avrebbero richiesto le televisioni ed i mercati.



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