martedì 29 novembre 2011

senza conflitto e senza interessi

Anche oggi il papa-rino Monti (o Montini ?) ci ha propinato la sua mesta omelia.
Non ci sarà conflitto di interessi, dice.
Pensiamo alla 'disponibilità generosa' di chi si offre al servizio della nazione, dice.
La solita tiritera del prendersi cura, del fare il bene degli altri senza tornaconto, del volontariato cattocomunista di sempre...Che noia mortale!
Chiedo il suicidio assistito, come Lucio Magri...

Mentre il papa-rino teneva la sua sacra concione, un sottosegretario fresco di firma si è fatto ostentatamente il segno della croce davanti alla tv!
Default multiplo, rivoltamelo tu...!
Più adorano denaro e tassi e banche e più pregano l'altro dio...
Ma vi sembra un modo adeguato di elaborare i sensi di colpa ?
Un secolo di psicanalisi. Tutto inutile!

Intanto, unica triste consolazione, la situazione prosegue a degradarsi senza requie.
La recessione e la deflazione avanzano, senza pietà.
La catastrofe ambientale e clinatica pure, e si fa beffa di Kyoto, Durban e altri dentifrici che disinfettano denti falsi e sempre meno splendenti.
La politica continua soltanto a fare vecchia retorica e a sgomberare indignati.
Come sembra lontano il richiamo di Edgar Morin:
' Abbiamo bisogno di un'altra politica...E, per un'altra politica, occorre un altro pensiero...Soltanto il pensiero complesso potrà alimentare una politica complessa e diventare esso stesso forza politica...'
Ma quando mai ?

lunedì 28 novembre 2011

ammutolirsi

Da un pò di giorni non scrivo sul blog.
Uno, perchè ero in viaggio.
Due, perchè indaffarato a cercare di risolvere i miei problemi dentro l'Università.
Tre, perchè davanti a quel che sta accadendo mi vien voglia, ancora una volta, di ammutolire.

Ammutolire, quando la Merkel definisce (lei!)  'impressionanti' le misure del governo italiano (ancora ovviamente sconosciute proprio agli italiani, parlamentari inclusi...).
Ammutolire, quando mi verrebbe voglia di dare ragione a Berlu almeno sul fatto che l'aumento dello spread e il crollo dei btp non dipendessero da lui (ma Repubblica, con i suoi vari Boeri in regalo, non l'ammetterà mai, di aver fatto demagogia su questo...).
Ammutolire, quando in un trafiletto invisibile lo stesso giornale ci informa che Monti si è appena dimesso dai suoi ruoli nella Trilateral (!!) e in Bildenberg (!!!), per poter governare in piena autonomia (!!!!).
Ammutolire, quando vedo la maggioranza delle persone vivere sotto ipnosi ed anestesia, come in attesa del meccanico che ci ripari l'auto guasta (il governo dei tecnici cos'altro è in fondo, se non la solita illusione dell'affidarsi a sedicenti esperti ?).
Ammutolire, davanti a tutto questo assordante e mefitico silenzio.
A questa collusione senza scampo e senza fine.

Intanto la shock economy, invece, non sta ferma in attesa: in USA si simulano gli effetti di un crollo di Eurolandia. E il FMI inizia a farsi avanti con prestiti vertiginosi a tassi usurari.
Loro sì, che funzionano!
Non come i ragazzi di Tilt incontrati a Pisa, in un'assise davvero deludente: vecchia politica di sinistra mal travestita di nuovo, parodistici cloni di Vendola nei toni e nella retorica del parlare in pubblico, totale confusione ed approssimazione organizzativa, puntualità non pervenuta, slogan senza succo, scuola quadri spruzzata di postmoderno...
Insomma, al di là delle buone intenzioni e della generosità di molti presenti, un'esperienza che mi ha rattristato ed anche fatto arrabbiare un pò...
Sarò sbagliato io, ma -se questo è il nuovo- preferisco tornare all'eremo.

giovedì 17 novembre 2011

ED IO AVRO' CURA DI TE...

Si sa, quando qualcuno si prende cura di te, ti assiste e ti protegge, è difficile andargli contro, anche quando ha torto o, facendoti del bene, ti deprime o ti maltratta.
L'autocensura si fa strada, la possibilità di critica si perde, la polemica si stempera.
E' difficile picchiare il nonno o lo zio che ti danno la paghetta, anche se talvolta ci si sveglia la mattina con un gran voglia di prendere un'accetta e dargliela in fronte (e qualche volta accade proprio così, apparentemente all'improvviso...).

Quando sento Enrico Letta mi vien voglia di accetta, lo dico in rima.
Credo che il Governo Monti potrebbe essere l'occazione giusta per fare chiarezza- e ridurre l'attuale trasformismo- anche su questo: una destra-destra e una sinistra-sinistra fuori dai giochi elettorali, all'opposizione e sulla piazza; e due Centri veri, uno repubblicano ed uno democratico che lottano per il governo (oppure, ma fra un pò, un unico grande Centro). Letta & Letta, uniti nella lotta!
Il PD e il Terzo Polo vanno verso l'alleanza elettorale, per proseguire il lavoro di nonno Monti.
Altro che esperimenti di Milano, Cagliari e Napoli da portare su scala nazionale!
Tutto l'opposto.

Ma questa situazione, spero, non è e non sarà gestibile attraverso un ritorno al riformismo socialdemocratico o all' assistenzialismo democristiano, magari messi insieme, con qualche spruzzata di efficientismo nordico.
La crisi è sistemica, e farà a fettine tutti i modelli del passato.
Questo, onestamente, andrebbe riconosciuto, anche da parte dei 'tecnici-esperti'.
Ma non possono...
Non possono fare altro che riproporsi per quel che sanno e fanno da decenni (anche perchè la loro media anagrafica è superiore ai 60 anni).
La catastrofe è l'unica speranza.
E, da essa, forse, il nuovo.

CRIMINALI ONESTI

Nicolai Lilin, nel suo bellissimo 'Educazione siberiana'  ha coniato questo paradossimoro: criminali onesti.
Lui parlava dei suoi patrioti transnistriani e ceceni, ma la definizione mi pare calzante anche per i ministri appena eletti in Italia.
Tra parentesi: che differenze ci sono,tra Gianni Letta e Lavitola ?
Che il primo è inattaccabile, gioca in grande, ha un potere immenso e che il secondo si arrabatta.
La differenza sta nella classe (che, si sa, non è acqua..), ma sul resto...dov'è ?
Eppure stanno tutti lì a complimentarsi con lui, mentre Lavitola e Bisignani soffrono in silenzio (si fa per dire...)

Ma torniamo al Governo dei vampiri: è fatto così, di criminali onesti (o di onesti criminali, se preferite).
Tutti in grigio, come i Signori del Tempo che lottano contro Momo.
Sempre sobri ed eleganti, come i migliori spacciatori d'alto bordo quando scendono dagli aerei con la roba in valigetta.
Gran Sacerdoti della religione monetaria, asceti tristanzuoli ricchissimi, magnati cattolici dall'etica protestante (d'altra parte, anche Fazio e la moglie erano terziari francescani!)...
Insuperabili e inossidabili, si risollevano sempre, come Ercolino della Invernizzi.
E noi sotto, bocconi o adoranti...
Fondano la loro potenza sacrale su quel fantastico mix neo-con, composto di aggressività rampante e iper-competitiva permeata da una empatia solidale di facciata. Conservatorismo compassionevole, si chiama, la virtù portante dei criminali onesti. Imbattibile, come 'guerra umanitaria', o 'equi sacrifici'.

Intanto, mentre il grigio e la zona grigia ritornano di gran moda, non così per i neri.
Oggi (oltre ad aver caricato Cobas e studenti nelle strade, un buon esordio della nuova ministra...) hanno condannato il primo black bloc a 3 anni e 4 mesi per resistenza aggravata negli scontri del 15 ottobre. Pare che per lui non ci sarà prescrizione.

mercoledì 16 novembre 2011

E RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI...

L'ESPERTO E' UNA PERSONA CHIAMATA ALL'ULTIMO MOMENTO A CONDIVIDERE LA RESPONSABILITA' DI UNA DECISIONE SBAGLIATA.

Questa frase, di un certo Ewing (che non so chi sia), l'ho trovata stamane completando un giochetto dell'amata Settimana Enigmistica.
A vedere la lista dei ministri è risaltata in tutto il suo fulgore e mi ha dato speranza sulla catastrofe futura (sul fatto che avvenga, intendo...).
Certo, non vedere più certe facce e certi corpi e certe teste a capo della nazione può far piacere.
Ma queste scelte di Monti (un esplosivo cocktail che tiene insieme Bocconi, Vaticano, Padania, Letta & Letta (forse diventeranno i prossimi presidenti della repubblica insieme, in una sola persona con due teste ?), rettori e ordinari, poteri forti, banchieri e boiardi di stato...) fanno davvero impressione e superano ogni più angosciosa previsione.
E poi c'è Clini all'Ambiente, l'ambasciatore che già storceva il naso anche contro l'accordo di  Kyoto...
E poi il Ministero alla Coesione Territoriale, che da l'idea della situazione unitaria del nostro paese e della cultura asfaltatrice e bituminosa del 'nuovo' governo.

Un governo tecnico in stile apparentemente british, formato da automi senza emozioni e tutto calcoli.
Dal gioco senza regole berlusconiano si passa ancora una volta all'illusione di segno opposto: le regole senza gioco, tra noia e vuota efficienza.
Il PD esprime grande soddisfazione, ma cosa resterà di lui alla fine di questa nuova avventura ?
La balena bianca ritorna e allarga i fanoni ('la diaspora democristiana è finita', ha dichiarato Casini, il vero vincitore della partita al momento) e re-inghiottirà PD e PdL, bipolarismo e  modelli di importazione anglofila, dopo un decennio di improbabili e retorici scimmiottamenti.
Il desiderio di morire democristiani riprende a respirare in superficie, senza aver mai abbandonata l'oceano inconscio della stragrande maggioranza degli italiani (qualunque partito votino).
TINA (There Is No Alternatives) sta avendo ancora la sua conferma, senza scampo ?

Le uniche tre donne ministre, infine, sembrano avere più testosterone di me e di Passera (nomen omen ?). Indubitabili risultati del femminismo nella politica italiana.
D'altra parte a leggere oggi la Muraro su Metro, si capiscono tante cose: ' Le/gli studenti del liceo Poerio di Foggia...avevano una sola critica da farci: non scrivete più 'giovani senza futuro'. Avevano ragione. Ai nuovi arrivati in questo mondo, in questo momento, con l'affetto e la fiducia di sempre, offriamo lo sforzo di trattenerci da sommario catastrofismo. Ragioniamo con loro sulle possibilità che ci sono e sul meglio che a loro sarà possibile realizzare.'.
No comment.

ZUCCOTTI E TARTUFI

DITTATORI ECOLOGICI
Sin dai tempi di Soru ho coniato un neologismo parad-ossimorico: dittatore ecologico.
La democrazia non esiste più, lo do per scontato.
Allora, come prima della Rivoluzione francese, possiamo solo scegliere tra despoti: illuminati o no.
Questa è l'unica alternativa che abbiamo di fronte, purtroppo.
Monti, cosa sarà ?  A far crescere gli alberi, la felicità...?
Oppure ? Passera (cioè Banca Intesa) allo sviluppo, dicono alcuni giornali di oggi. Non so se ci siamo capiti...
Intanto, il dittatore non ecologico Bloomberg sgombera Zuccotti Park,
L'ha chiamata 'disoccupazione temporanea per motivi di igiene e di sicurezza'.
Un vero operatore ecologico e netturbinistico!
Davvero senza ritegno.
Ora OWS si sposterà per le strade, con occupazioni mobili che proveranno a bloccare piazze e strade. Un passaggio ulteriore verso il 'fermiamo tutto!', unica possibilità - disperata- di farsi riconoscere.

NON COLLABORAZIONE ATTIVA
Vedete come i gruppi di interesse, i mercati ed i partiti praticano il boicottaggio ?
Mettono veti, fanno scendere le borse, non votano i governi, li fanno procedere ma senza una loro presenza all'interno (vai avanti, cretino!), pongono condizioni...
Loro sì che praticano la lotta nonviolenta!
Loro sì che boicottano le merci e i traffici, i governi e le manfrine...
Lo imparassimo noi, cosiddetti indignati.

VITA ACTIVA
' Vivere insieme nel mondo significa essenzialmente che esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un tavolo è posto tra coloro che vi siedono intorno; il mondo come ogni in-fra (in-between) mette in relazione e separa gli uomini nello stesso tempo. La sfera pubblica, in quanto mondo comune, ci riunisce insieme e tuttavia ci impedisce, per così dire, di caderci addosso a vicenda. Ciò che rende la società di massa così difficile da sopportare non è, o almeno non è principalmente, il numero delle persone che la compongono, ma il fatto che il mondo che sta tra loro ha perduto il suo potere di riunirle insieme, di metterle in relazione e di separarle. La stranezza di questa situazione ricorda una seduta spiritica dove alcune persone sedute attorno a un tavolo vedono improvvisamente, per qualche trucco magico, svanire il tavolo in mezzo a loro, così che due persone sedute da lati opposti non sarebbero soltanto separate, ma sarebbero anche del tutto prive di relazioni, non essendoci più niente di tangibile tra loro...L'astensione dal mondo (worldlessness) come fenomeno politico è possibile solo in base all'assunto che il mondo non durerà; a causa di tale assunto, tuttavia, è quasi inevitabile che l'assenza dal mondo, in una forma o in un'altra, comincerà a dominare la scena politica...'  (H. Arendt, pp.39/40).

domenica 13 novembre 2011

un mondo alla rovescia

MARX AVEVA RAGIONE
E' finito il regime, urlettava un pò di gente in piazza ieri a Roma.
Sarà.
Certo che Berlu non è caduto per volere del popolo o per l'attività dell'opposizione.
E' il capitalismo che ha fatto fuori un capitalista, un suo tycoon. Perchè ?
Perchè non gli serviva più: non riusciva a decidere quel che i mercati avevano già deciso.
Il prossimo governo riuscirà a farlo ? Se sì, ci ammazza; se no, si ammazza.
Bella alternativa.
Intanto, speriamo almeno che la vaselina sia fatta rientrare tra i farmaci mutuabili.

VERI CASINI
Trovarmi d'accordo con la Lega e con Ferrara non fa piacere.
So che, in buona o mala fede, coltiviamo insieme un'illusione: il potere appartiene al popolo che lo esprime (anche) attraverso le elezioni. E non sotto ricatto, ma liberamente.
La situazione, si sa, non è questa da tempo (sempre che lo sia mai stata).
Eppure non ci si può rassegnare al fatto che gli stati occidentali facciano davvero quel che Marcos chiamava lo 'striptease della democrazia': che restino da gestire per loro solo guerra e repressione, e che il resto vada in mano ad altri.
Per premunirsi da una transizione senza fine, si prova a chiedere un governo a termine.
Altra bruciante illusione: la guerra non ha scadenza.
Sarà già tanto rispettare la fine obbligata del 2013, sempre che il golpe in corso non si decida a rivelarsi pienamente.
Lo stato d'emergenza (d'eccezione ?) lascia sempre per definizione amplissimi margini di discrezionalità a chi conduce il gioco.
E così sarà, visti i casini (e i Casini) che ci aspettano, più di sempre.


VOTO DI CASTITA'
Un governo 'tecnico' ? Cioè ?
Affidato a persone non appartenenti a partiti, al parlamento, alla 'casta dei politici'.
Ma candidamente appartenenti ad altre caste, ad esempio universitarie, imprenditoriali o tecnocratiche.
Per non parlar di Amato, talmente 'tecnico' da essere riuscito ad attraversare indenne craxismo, tangentopoli, bipolarismo e berlusconismo. Un mito.
Sarà una vera ammucchiata: e non si capisce come un Parlamento formato dai personaggi che sappiamo possa all'improvviso trovare intelligenza, senso della decenza, attitudine democratica.
E che il PdL possa votare quel che contrasta totalmente con i suoi interessi e le sue aree di riferimento: se avesse potuto fare la patrimoniale sulle rendite l'avrebbe già fatta da sè, no ?


FORMAT
L'Europa prosegue il suo percorso nella catastrofe politica: i suoi governi si trasformano in un unico format, con piccole varianti nazionali, come già accaduto per gli altri spettacoli in tv (Grecia e Italia sono le avanguardie, ora, ma i mercati finanziari ed il FMI non accetteranno eccezioni; insolvenza e recessione saranno i loro imbattibili cavalli di troia per tutti...).
E prosegue anche nella sua catastrofe economico-finanziaria; forse Monti 'ridurrà i danni' rispetto a Berlu, ma -in termini planetari- la nostra sorte (se non avverranno trasformazioni profonde) è segnata.
Un mondo alla rovescia, anche qui, potrebbe attenderci: il Brasile salverà il Portogallo, l'India colonizzerà la Gran Bretagna, la Cina farà acquisti esplorando Venezia.
E gli USA ? Faranno la fine dell'URSS e saranno accolti dal Messico.
A riparlarne, sempre prima di quanto molti di voi continuino a non credere ancora...
Buona camicia a tutti!

venerdì 11 novembre 2011

11.11.11, ore 11

TRISTE Y SOLITARIO FINAL

Berlu ci lascia, finisce il cabaret ed inizia la farsa.
A ritmi pluto-techno, davvero indiavolati.
Finisce l'autunno del medioevo, inizia il generale inverno.
Insomma, anche una liberazione può risultare triste.
Proseguirà la lotta tra indignados (ma dove sono ? o è l'informazione che non ne parla più sino alla prossima vetrina spaccata ?)  e fracasados ( o, se preferite, fallidos) ?
Sì, perchè è evidente che la soluzione dei problemi viene affidata esattamente a chi li ha creati ed ha fallito: alle stesse premesse di sempre, magari con qualche briciola di Keynes in più e qualche mollica di Chicago in meno.
Gli economisti e grandi previsori continuano a blaterare cifre e profezie e a questi apprendisti stregoni vengono consegnati i governi dell'Europa: nessuno ci crede più, ma quasi tutti continuano ad affidarcisi. Ecco perchè li chiamano poteri forti, immagino...
Ma avete letto 'Il cigno nero' di Taleb Nassim ?
E avete visto lo spot di Che Banca ?  Un ex ceto medio si aggira nella foresta della crisi, circondato da terribili ed avversi elementi naturali. E si rifugia nella banca dove trova tranquillità e benessere, e si salva. Il mondo alla rovescia. Le belve sono in banca, altrochè fuori ! Hic sunt leones, dovrebbero scrivere all'ingresso, e non all'uscita, delle loro sedi.


LACRIME NAPOLITANE

Finalmente, però, emergono alcuni elementi di chiarezza.
La Marce ha dichiarato: 'Siamo nel baratro!'. Quindi, l'orlo (del baratro) è finito e stiamo precipitando.
La UE ha dichiarato: 'Our growth is in standstill' (la nostra crescita è in stallo (amo questa parola!), e lo sarà per un bel pò...). Siamo diventati una still-life, un'opera d'arte.
Napo e Berlu si sono inventati le 'dimissioni a orologeria', ed infatti il giorno dopo sono scoppiate.
(Tra parentesi e sommessamente: ma quand'è che si dimette Napolitano ? E quando Francuccio Gesualdi sarà nominato Ministro dell'Economia ?).
Al convegno ASPO di due settimane fa una insigne economista canadese ha detto: 'la recessione e la deflazione sono sicure e si aggraveranno rapidamente. Se fossi in Italia andrei a ritirare i miei risparmi
e inizierei a fare provviste.'  Non male, eh...!
Quel che da sempre mi colpisce dei 'realisti' (quelli che continuamente ci invitano ad essere pragmatici, a badare ai fatti, a non essere utopisti e sognatori...) è che  -nella catastrofe- l'unico appello che sanno farci è a  'non perdere la speranza', 'ritrovare l'unità', 'ritrovare grandi intese', 'riprendere fiducia'...
E si mettono a parlare di 'speculatori in azione': ma scusate, i mercati finanziari, di regola, fanno qualcosa che non sia  'speculazione' ?
Almeno un pò confusi, no ?


SALVIAMO  'STO  PAESE...!

Ora finalmente si capirà che la recessione non dipende dal governo Berlusconi, ma dalla crisi verticale di un modello economico e sociale, da un passaggio d'epoca.
(Verticale: avete visto come si susseguano vertici su vertici, ma nessuno sappia più dove siano i lati ?).
Dai Monti scende il nostro Salvatore, appena eletto Padre della Patria.
Primi benefici effetti: il Pdl si squaglia come qualunque organizzazione carismatica che si rispetti, il Pd si getta indomito nella pugna pronto non si sa bene a cosa (ma temiamo di saperlo), i centristi gongolano in attesa di sbranarsi le loro spoglie.
Forse è per questo che in Veneto un comune hanno installato delle telecamere anche nei cimiteri: perchè gli zombies papa-demos-cristiani stanno ritornando...!
Solo che, mentre loro risorgono, i morti siamo e saremo, ancora una volta, noi.















 

martedì 8 novembre 2011

siamo sistemati !

Partendo dal basso.
SISTEMA 1 : CITTADINI  / ISTITUZIONI
Le persone sono utilizzate/indirizzate/bloccate dalle istituzioni di cui sono parte.
Elette a loro rappresentanti, delegano loro quasi tutta la vita pubblica (scuola, lavoro, politica), sono assediate dalla loro burocrazia e continuamente pressate a colludere.
Non sono mai, se non retoricamente, stimolate all'azione diretta.
E anzi, di fatto, se agiscono e protestano, vengono sanzionate, emarginate, escluse dalle istituzioni stesse.

SISTEMA 2: ISTITUZIONI / CORPORAZIONI
Le istituzioni dello Stato sono utilizzati/indirizzati/bloccati dalle corporazioni che li hanno eletti e che le compongono. Per ogni riforma proposta si fronteggiano lobbies di interesse contrapposte, con scarsissimi margini di mediazione tra le parti. Alla fine, si arriva quasi sempre a non legiferare o, laddove la legge passi, a vederla boicottata di fatto.
Da qui, paralisi dei parlamenti e dei governi.

SISTEMA 3: STATI / ORGANISMI INTERNAZIONALI
Gli organismi internazionali sono utilizzati/indirizzati/bloccati dagli Stati nazionali che li creano e li compongono. L'ONU, la UE, la NATO sono creature-burattino; da sempre, e sempre più, in mano alle potenze politiche, economiche e militari del pianeta: le loro decisioni ed indecisioni stanno lì a confermarlo. FMI e BM giocano questo stesso gioco, ma stanno su due tavoli, questo e il successivo.

SISTEMA 4: ORGANISMI INTERNAZIONALI /  MERCATI FINANZIARI
Gli organismi internazionali sono utilizzati/indirizzati/bloccati dalle scelte e dalle dinamiche dei mercati finanziari. Scavalcato ormai da tempo il potere degli Stati nazionali, ora è iniziato l'attacco finale e si sta facendo finalmente chiaro quel che ancora era rimasto in parte coperto e mistificato.
La finanza vuole decidere direttamente come si governa il pianeta. E anche chi governa, scegliendolo direttamente tra le sue fila, senza più intermediari

Da un punto di vista sistemico generale, quindi:
- ogni sistema è in mano ad un sistema di livello superiore
- ogni livello superiore tenta di trasferire le 'negatività'  (e le 'colpe' ) al livello inferiore
- i livelli superiori presentano minore complessità e minore possibilità di negoziazione ( minor tasso di democrazia, quindi) rispetto a quelli inferiori
- ogni livello inferiore ha scarsissime possibilità di incidere a livelli superiori e, se può, li boicotta in modo palese o coperto (alto tasso di risentimento e rivalsa, basso tasso di fiducia reciproca).

Riassumendo: siamo in trappola.

A meno che....
A meno che non si ri-chiuda (o si ri-apra ?) il cerchio e si determini un 'corto circuito' tra il livello più basso e quello più alto: CITTADINI / MERCATI FINANZIARI.
Questo stanno provando a fare gli 'indignati', seppure ancora in piccolo e da troppo poco tempo per valutarne gli effetti (vedi recenti articoli di Chomsky e Zizek sull'Internazionale).
Ce n'est qu'un début ?
Sarà veramente dura, e l'impresa è disperata. La catastrofe avanza a grandi passi e i mercati finanziari hanno mezzi ben più pre-potenti per illudersi di gestirla. E la gestiranno contro le popolazioni, così come è già accaduto in altre parti del mondo.
E' impossibile prevedere come evolverà tutto questo, ma sappiamo con certezza che se non ci agiteremo e non riprenderemo l'azione politica in forme radicali e dirette, la nostra sorte è probabilmente segnata.

A nostra parziale consolazione, se fallissimo, possiamo però essere certi che esiste un
SISTEMA 5 : MERCATI FINANZIARI / NATURA.
E' davvero impossibile, infatti, che la catastrofe ecologica in corso possa recedere se la logiche ed i modelli neoliberisti dovessero proseguire a vincere e a dominare il mondo.
Solo un'ondata ci seppellirà ?

arrivano i buoni, arrivano, arrivano...

PAPA-DEMOS

Così si chiama il possibile nuovo ministro dei fratellini greci (tra l'altro, ex governatore della Banca nazionale ed ex vicepresidente della BCE). Un grande papà per il popolo (o un pappa) ?
Inoltre, 'Pappai' in sardo, lo ricordo, vuol dire 'mangiare'. Si divorerà, come Crono, i suoi figli ?
Da noi, in piena sintonia, risento la fastidiosa ma rassicurante cadenza sassarese di nonno Pisanu e attendo trepidante l'arrivo dello zio d'America, Mario Monti (altro equilibratissimo tecnocrate bancario).
Ora possiamo dormire sonni tranquilli. Berlu non serve più, non ce la fa, perchè 'non piace ai mercati'.
Stiamo per tornare al sogno papa-demos-cristiano.
Quel misto avvincente di paternalismo, maternalismo e stato di polizia che ha già protetto la nostra giovinezza.
Con meno soldi, più rabbia, più ignoranza, meno illusioni.
E, spero (ma non ci giurerei), più conflitti.


ANGELI DEL FANGO

Ma, intanto, il Governo di emergenza e unità nazionale si è già formato sul fango di Genova.
Scout, ragazzi dei centri sociali, paracadutisti e militari, disoccupati e cassintegrati, indignati e pacificati sono tutti lì a spalare insieme.
Il Bel Paese, la vera Italia, la meglio gioventù, etc etc...
Resta l'amaro in bocca.
Questa cultura cattocomunista della solidarietà e del volontariato è solo l'altra faccia del disastro e della distruzione.
Quella buona, va bene. Ma è una dinamica circolare e collusiva quella che tiene insieme inquinare e disinquinare, sporcare e pulire, distruggere e ricostruire.
E' un'empatia che copre la passività e ci salva l'anima.
Mi ricorda molti miei colleghi che continuano a fare lezione 'per il bene degli studenti', nonostante tutto. 'Rimbocchiamoci le maniche, anzichè lamentarci e fare le cassandre...!'.
Fallacia del concreto e dell'eterna emergenza.
Non mi metterei a brontolare se i volontari, terminato il lavoro, prendessero pale e forconi e andassero al Comune o al Parlamento per occuparli, sino a quando non cambiano le leggi urbanistiche o non si finanziano le opere di manutenzione idrogeologica.
Ma non accadrà, ancora una volta.
Si preferirà rincontrarsi tra un anno o due, di nuovo a spalare fango o a piangere morti.
E certo non mancheranno le occasioni.

domenica 6 novembre 2011

perchè satur/nous

ciao
qualche riga per spiegare i riferimenti del blog a Saturno.

Panofski e gli altri (in 'Saturno e la melanconia')  fanno risalire l'etimo ad una rara mescolanza delle due lingue antiche, latina e greca (Roma e Atene: in che stato si trovano ora, ma di nuovo insieme...): satur (satura) e nous (mente), da cui quindi: mente satura.
questo sentimento ha a che vedere con il mio stato d'animo dominante degli ultimi anni: vivo una forte sensazione di saturazione, della mia mente e del mondo. il 'troppo pieno' mi tormenta e mi annoia.
Tanto da arrivare a proporre 'il fermo biologico' dell'umanità. O almeno il mio.
Lo so, rispetto a questo, fare un blog è una bella contraddizione, ma non riuscivo più a stare zitto...

E qui possiamo passare al secondo motivo: Saturno non è altro che Crono fallito, esautorato, evirato.
Non è altro che un re assoluto spodestato da suo figlio, Zeus (che peraltro, come si sa, aveva tentato di divorare, come sa fare il Potere del Tempo...)
Che sia di buon auspicio per noi, nella speranza di odierne abdicazioni.
A un certo punto, il Tempo finisce. Per tutti.
Ed ecco anche le Saturnalia, feste in cui gli schiavi potevano diventare padroni.

Saturno è quindi l'emblema della morte, della depressione, della malinconia, dell'esilio, della (sua) catastrofe.
Sono un Capricorno e, non a caso, sto sotto il segno di Saturno.
La precarietà, la caducità ( la Verganglickheit in Freud) sono le dimensioni dominanti del suo aggirarsi, solo e abbandonato, in rotta dall'Olimpo verso il Lazio.
Qui incontra il re Giano (Januarius, Janua (Porta), da cui anche Genova...) e, insieme, iniziano a praticare l'agricoltura (Saturno è raffigurato con la falce, simbolo di morte e nascita, di distruzione e produzione della vita (il grano, il pane e il vino...morte e resurrezione...).
Chi si ricorda di 'Morte e pianto rituale' di De Martino ?  Un libro che ha colpito la mia giovinezza, ve lo consiglio.
Insomma: se il seme non muore....non dà frutto!
Accettiamo che la nostra civiltà finisca, qualcosa ne verrà...
Una bella vignetta di Altan: L'umanità ? Si deve dimettere.

motondosoinaumento

MOTO ONDOSO IN AUMENTO

Pantagruel, avvicinandosi all'oracolo della Bottiglia, vede che ' su una di quelle tavole, a destra, era squisitamente scolpito in lettere latine antiche questo verso giambico senario:
DUCUNT VOLENTEM FATA, NOLENTEM TRAHUNT
I destini conducono chi vi consente, tirano via chi si rifiuta...'
A vedere le persone, i motorini, le auto, gli alberi di Genova mi è tornato in mente Rabelais.

A sentire certe cose, invece, mi è venuto in mente un black bloc.
Quando il sempresenzaritegno-Berlusconi dichiara: 'è evidente che si è costruito dove non si doveva costruire'.
E quando il semprecandido Napolitano dice: 'stiamo cercando di capire le cause...' ,
Quando un poveraccio ha chiesto di parlare con mons. Betori, il segretario gli ha detto NO, e lui gli ha sparato.
E' da decenni che ricerchiamo, parliamo, spieghiamo, prevediamo, consigliamo.
Se non ci ascoltano o fanno finta di non sentire, non potranno poi lamentarsi se qualcuno riprende a sparare o a distruggere quel che trova intorno.
Sarà 'la violenza bella e buona' di cui parla Bergonzoni ?

Quando Berlusconi dice: la crisi non si vede, la gente va in ristorante, viaggia, vive come sempre.
Ci fa arrabbiare, perchè dice il falso, ad un livello.
Ma dice il vero, ad un altro.
La situazione sembra ancora apparentemente 'normale', come nel primo stadio descritto dalla scala di Turner-Pidgeon.
Anche i torrenti di Genova sino alle 13 stavano negli alvei, ma in un quarto d'ora è avvenuto il disastro. Inaspettatamente (!?)
Tutto sembrerà quasi normale sino all'ultimo, ma -all'improvviso- tutto salterà dalla pentola (fuorchè noi, che non ne usciremo, lessi o gonfi d'acqua).
Ecco perchè sarebbe decisivo e urgente mostrare tutto in una volta il vuoto ed il pericolo che ci sovrastano, fermandoci e lacerando il velo di quest'apparente normalità: smettendo tutti insieme, alla stessa ora, anche solo per un'ora, di comprare nei negozi, di mangiare all'aperto, di muoverci per strada, di lavorare. Dare un segnale che l'abbiamo visto e lo sappiamo: non stiamo vivendo una situazione normale!

Il PD, in vece, preferisce fare il suo corteo e comizio a Roma: per la ricostruzione, la fiducia, la speranza.
E' già oltre la catastrofe, un altro modo -mistificante- per non affrontarla.
La fiducia è a zero, anche nel PD.
La gente non si fida neanche degli allerta 2 e continua a girare per strada.
E però si incazza perchè la sindaca non è stata abbastanza previdente.
Una bella contraddizione, direte voi...
Eppure le due cose stanno insieme, in un popolo colluso e adolescente: la responsabilità è sempre degli altri.
Per il PD, di Berlusconi e del suo governo, ovviamente.
L'importante è 'mandarlo a casa!'.
Mi farebbe piacere se se ne andasse, è chiaro,
Ma...a vedere Veltroni e D'Alema ancora lì sul palco...mi vien da ridere !
Intanto, il Grande Centro ri-avanza...
Auguri e figli maschi (democristiani) !
















sabato 5 novembre 2011

GENOVA (E MANILA) PER NOI

Ma quali sono i black bloc che, 10 anni dopo stanno mettendo le automobili sottosopra a Genova ?
Si chiamano fiumi ex-intombati e, soprattutto, palazzinari, urbanisti e assessori.
E tanti cittadini che costruiscono dove gli pare. Innocenti ?
Dove sta la violenza ?  Qualcuno vuole ancora a provare a dire: nella natura cattiva ? o nei cattivi di turno ?

Italia come le Filippine.
Nell'occhio del ciclone, siamo sotto il Fondo Monetario, abbiamo le tempeste tropicali ed un dittatore mitomane e fin de siecle...
Ci manca Imelda con le sue migliaia di scarpe! ((ma abbiamo migliaia di escort senza scarpe e senza veli!)

Dallo Zibaldone: " in un pericolo comune o creduto tale, piace, conforta, rallegra l'udire il canto degli altri, il vedergli intenti alle lor solite operazioni, l'accorgersi o il credere ch'essi o non istimino che vi sia pericolo, o nulla per sua cagione tralascino e mutino del loro ordinario, o di quel che in fino allora facevano, o che, senza il pericolo, avrebbero fatto..."
Cosa ci spinge ad uscire di casa o a girare in macchina nonostante l'allerta 2 ?
Quale emozione o quale senso di trasgressione e di incoscienza si prova a camminare tra i flutti ?
A continuare a far finta che tutto vada come sempre, a non vedere il pericolo ?
Caillois li chiamava 'giochi di ilinx', di vertigine.
L'umanità, nel suo autoconservarsi così, vuole perdersi.

lettera all'Università e invito a 'libera mente in libero stato ?'

Naturalmente non mancano neppure singoli individui capaci di prevedere il corso degli eventi, di lanciare moniti ed esortazioni. Ma, Dio mio, come si può distinguere in tempo il solito menagramo dal profeta chiaroveggente ? Il mondo è pieno di forze apparentemente assopite: come si fa a sapere in anticipo quale possa essere risvegliata senza pericolo e quale occorra lasciare assolutamente in pace ? Tra l’istante in cui l’allarme suonerebbe prematuro in modo ridicolo e l’attimo in cui ormai è troppo tardi per fare checchessia deve pur esserci il momento giusto, l’unico adatto a evitare la tragedia. Ma in mezzo a un simile frastuono, il più delle volte passa inavvertito. Del resto, qual è il momento giusto ? E come fare a riconoscerlo ? Credo si tratti dell’interrogativo più doloroso che la storia ponga agli uomini. (Wislawa Szymborska)


Immaginate di fare il ricercatore e di afferire ad un corso di laurea che si regge su 1 professore ordinario, 4 associati (di cui solo 3 effettivi), 4 ricercatori (di cui solo 2 effettivi). In tutto 9 persone, meno 3, cioè 6.
E che tutto il resto sia affidato ad incarichi di insegnamento, accorpamenti, contratti esterni non pagati o sottopagati. E che tutto vada avanti solo attraverso condoni e deroghe alla legge.
Immaginate di essere parte di un'azienda che non vende ai suoi clienti quel che promette, ma merce difettata ed avariata.
E immaginate che molti clienti continuino a pagarla, nonostante questo, nella speranza di ricevere alla fine qualcosa in cambio.
Ed immaginate invece che alla fine non riceveranno nulla più di un titolo inutilizzabile e che ogni promessa si rivelerà illusoria.
Bene, ora smettete pure di immaginare, non ce n'è bisogno: quel che ho appena scritto è la realtà, una realtà che, seppure a malincuore, nessuno può rimuovere o negare (anche se in molti continuano -pur di sopravvivere mentalmente- a provarci).
Il mio corso da laurea, così come molti altri, andrebbe chiuso.
In questo disastro c'è chi si ritiene 'responsabile' nel continuare a tentare di gestirlo e governarlo. 'Partecipare alla governance', così la chiama. O anche: 'scegliere il male minore'. Ma, ci ricorda la Arendt, 'chi sceglie il male minore dimentica presto che si tratti di un male'.
Intanto, cresce il numero di chi vuole assumersi un'altra e nuova responsabilità: quella di indignarsi e di smetterla di star lì a tappar falle di uno scafo che non può più galleggiare; e che, se anche galleggiasse ancora per un po', non ha una rotta; e che, se anche ce l'avesse, sarebbe comunque inaccettabile e sbagliata.
E sceglie, quindi, non solo di protestare genericamente, ma di non collaborare, di defezionare, di chiamarsi fuori.
Per questo, e a maggior ragione, anche quest'anno resterò indisponibile.
Non farò lezioni, non farò esami, non parteciperò a commissioni (e soprattutto al GAV). Parteciperò a riunioni e consigli, farò tutoraggi e ricevimenti, seguirò tesi. Sarò disponibile a collaborare con i colleghi interessati a coinvolgermi in attività didattiche integrative (e non 'creditizie'). Organizzerò un ciclo di seminari d'approfondimento sulla 'pedagogia delle catastrofi', a cui vi considero ovviamente invitati (e sul quale accludo una prima informazione).
Resterò strettamente ancorato al mio contratto: né di più né di meno.
In assenza di altre forme di lotta, proposte e coordinate con altri, mi sembra giusto almeno 'stare sulla posizione'. E continuare a 'tenere aperto il conflitto': con la riforma ed i suoi tagli, con il governo, con le caste politiche ed universitarie.
Per il potere che ho e per quello che posso.
Vi saluto, e resto in ascolto
enrico euli

LIBERA MENTE IN LIBERO STATO ?
Incontri con Enrico Euli, Ricercatore (euli@unica.it)

Mai come di questi tempi la parola LIBERTA' risuona sulla terra e nei cieli della pubblicità, dei mercati, delle scelte individuali, dei partiti politici.
Mai come oggi, però, ce ne sentiamo emotivamente e concretamente distanti.
In cosa consiste oggi questa cosa che chiamiamo libertà ?
Forse è giunto il momento di liberarsi della Libertà ?

Vorrei provare a creare, insieme a chi vorrà esserci, un 'luogo comune' che stia dentro e accanto all'esperienza universitaria. Un luogo in cui si possa sentirsi liberi di studiare, pensare, educarsi, formarsi, mettersi in gioco. In cui provare a diventare cittadini di uno stato davvero libero e democratico. E, nella catastrofe in corso, a vedere i cambiamenti in corso e immaginare quelli che verranno.

Gli incontri, che potranno assumere varie forme e metodologie, saranno aperti a chiunque voglia partecipare, e non prevedono né esami nè crediti.
Le date saranno programmate di volta in volta, e ne troverete notizia sulla mia pagina personale nel portale di facoltà.

I primi due appuntamenti sono previsti per
mercoledì 16 e 30 novembre, dalle ore 16,00, in aula 2A (corpo aggiunto).

Vi saluto e vi aspetto. e.e.














sui fatti di roma, 15-31 ottobre

Devo dirvelo: alla terza macchina incendiata, ho girato canale.
Ai campionati mondiali di scherma, due atleti paralimpici si fronteggiavano a colpi di fioretto, dimenando goffamente il busto e le braccia, disperatamente ancorati ad una sedia a rotelle, che non permetteva loro ulteriori movimenti.
Ostaggi di sé stessi.
Si agitano tanto: si agitano i governatori e i banchieri nei loro G7,G8 e G20, alla ricerca di soluzioni (così dicono); si agitano gli 'indignati', con manifestazioni e cortei di protesta.
Ma, al momento, si confrontano due disabilità: quella del capitalismo protervo e boccheggiante e quella della tradizione democratico-pacifista, con i suoi rituali spenti e inadeguati.
Si prosegue, insomma, sulla strada di Genova: nessuna autocritica da entrambe le parti, nessun ascolto e cambiamento da parte di chi sta sopra, nessuna revisione delle pratiche di lotta da parte di chi sta sotto.
Intanto, in profondità, nella microfisica della vita quotidiana, una sostanziale collusione.

E, così come a Genova, come sempre, qualcosa riempie questo vuoto: la violenza aggressiva, nell'escalation fatale tra forze dell''ordine' (che non sono mai imparziali né ignare) e del 'disordine' (che non sono solo 100 ragazzi col cappuccio (delinquenti, teppisti, balordi...), o pochi 'compagni che sbagliano'; esiste un'ampia zona grigia, sia chiaro una volta per sempre...).
E' lo stesso processo che è in corso su scala mondiale: il terrorismo e la guerriglia tengono in scacco gli eserciti ed i governi; la popolazione civile (pacifica ?) sta in mezzo, a prender botte, bombe e schizzi da entrambi.
E sarà sempre più così, in un'escalation distruttiva senza fine, soprattutto se i 'pacifisti' continueranno a proporre 'Perugie-Assisi' o passeggiate romane; e a coprire la passività, infiorandola ogni tanto con dibattiti, eventi culturali, proteste simboliche.

Il sistema non è mai stato tanto debole, indipendentemente da noi, e rischia un'implosione catastrofica. In una fase come questa, potrebbe anche decidere, pur di sopravvivere, di farci fuori tutti, comunque, anche se ci organizzassimo diversamente e facessimo delle scelte di lotta diverse e più efficaci. Ma credo che sia sempre meglio essere sconfitti tentando il nuovo che continuando ad organizzare manifestazioni per i black bloc e i poliziotti, o per salvarci l'anima.

Si dice che ieri ci fossero 300.000 persone in piazza. Domando:
-esistono in Italia 30.000 persone disposte a compiere azioni nonviolente di disobbedienza civile, anche illegali (occupazioni, blocchi, sabotaggi...), e disposte quindi, eventualmente, a finire in galera ?
-esistono in Italia 300.000 persone disposte a compiere azioni nonviolente di non collaborazione attiva (boicottaggi di aziende e banche, obiezioni fiscali mirate...) ?
-esistono in Italia 3.000.000 di persone disposte a sostenere le forme di lotta di cui sopra e a programmare un'astensione pubblica e motivata per le prossime elezioni ?

Se non siamo capaci di andare a colpire i veri interessi dei nostri avversari (denaro e consenso-potere), se non siamo disposti a rischiare anche di perdere qualcosa per noi, non siamo all'altezza dello scontro in atto e, giustamente, non siamo credibili.
O la nonviolenza è 'un equivalente morale della guerra' o, semplicemente, non è.
O siamo capaci di compiere le nostre azioni nonviolente (e non banalmente 'non violente' ) con lo stesso grado di convinzione e radicalità con cui i black bloc, i kamikaze, i banchieri perseguono i loro interessi e le loro idee, oppure è del tutto inutile continuare a fare teatro.

Da tempo, attendo una risposta a quelle domande da parte dei movimenti in cui ho operato.
Ora l'attendo da voi, indignati.
Nell'attesa, continuo a stare -per una volta- alla finestra:a guardare sport, fuochi (cuochi) e fiamme in tv.

15 GIORNI DOPO...

In questi 15 giorni trascorsi dalla giornata di Roma, ho notato la grande discrepanza tra quel che si dibatte in rete e quel che si vede in tv e nei giornali: in questi ultimi, passata la prima sbornia anti-violenza, non si è detto più nulla su quel che accade nel movimento, ed in particolare in quello italiano. Tanto da far sembrare che non sia più accaduto nulla o quasi. E forse è anche vero, in termini d'azioni o iniziative pubbliche (ma forse qualcosa mi sfugge dal mio periferico osservatorio o per età o per pigrizia, che forse sono la stessa cosa...).
Però ho letto molte cose in rete, d'altro lato, anche davvero interessanti e belle, profonde e promettenti. Quindi, qualcosa si muove, direi, almeno a parole.
Non vorrei, però, che fosse 'solo a parole'.
Rispetto al mio appello, non ho ricevuto tante risposte, perlomeno rispetto alle mie richieste finali, quelle relative alle azioni possibili da compiere. Forse in molti hanno pensato che scherzassi ? O che fossero talmente irrealizabili e distanti, sconfortanti e in-credibili, da non meritare una risposta 'in solido' ?
Molti gli apprezzamenti, in generale: per l'analisi, la coerenza, la lucidità, ma niente più.
Provo allora qui a riprendere il discorso e a rilanciare, ripartendo anche dalle critiche ricevute.

FINESTRE
Perchè sto alla finestra ?
Perchè abbiamo saltato due 'finestre di opportunità' fantastiche e forse irripetibili:
  • la prima è stata il 1989 (perestroika, caduta del muro di Berlino, Tien an men...).
Si sarebbe potuto sostenere Gorbaciov ed si è preferito aiutare un ubriacone come Eltsin, Si sarebbe potuto sciogliere la Nato, ed è stata riciclata in Jugoslavia e Golfo Persico, nascondendola dietro l'egida ONU. Ci siamo commossi davanti alla piazza, ma l'apertura del mercato cinese al capitalismo era troppo invitante per rinunciare al tentativo di inglobarlo all'Occidente.
  • la seconda è stata il 2001 (G8 a Genova, 11 settembre...).
Si sarebbe potuto ascoltare i movimenti ed i loro contenuti di lavoro e di proposta e cambiare strada, e si è preferito andare avanti nel già visto, senza alcuna revisione, ma anzi irrigidendo e rafforzando il modello economico-finanziario liberista, senza neppure più provare a coprirlo con le retoriche del passato ('terzomondismo', 'riformismo', 'pacifismo'...), ma inventandone di nuove (guerra al terrorismo e per l'esportazione della democrazia, globalizzazione dei diritti, unione economica europea e superamento degli stati nazionali...). Per parte nostra, le esperienze dei Social Forum e di Rete Lilliput sono miseramente naufragate.
Dieci anni persi alle spalle, anche per responsabilità e limiti dei movimenti di allora e non solo dei loro avversari al potere (che, in entrambe le situazioni, erano comunque molto più forti, convinti e prepotenti di quanto non possano essere oggi).

Ora, infatti, pare presentarsi una terza finestra di opportunità ( l'ultima, almeno per noi ?): la primavera araba e nordafricana, la catastrofe economico-finanziaria in Occidente, il riemergere di conflitti sociali tra poveri e ricchi, inclusi ed esclusi, giovani e adulti-anziani, garantiti e non garantiti...
Ne sapremo approfittare ?
A veder quel che accade, ancora una volta, mi vien da dubitarne: la situazione in Egitto, sotto il controllo di una giunta militare; la guerra e il neocolonialismo petrolifero in Libia, ancora una volta ammantati di ONU e 'democrazia'; il non intervento verso Yemen e Siria; il gioco senza fine e senza uscita tra Israele e Palestina. Tutto sembra già visto, come in un gioco truccato, e di nuovo e sempre bloccato sulle solite logiche, alla faccia di chi lotta e prova a cambiare davvero le cose laggiù.

Ecco perchè, per una volta -a differenza che nelle altre due occasioni- me ne sto per ora alla finestra.
C'è però anche un altro motivo per cui lo faccio: perchè la mia generazione, e quelle ancora più 'passate' e 'cotte' della mia, hanno già perso i loro tram e le loro 'finestre' e non credo sia un bene proseguire ad infiltrarsi nei movimenti più giovani, a dare consigli, a fare i sapientini...
Per questo, mi sto limitando più che posso in questo, ed intervengo solo ( e non sempre) su richiesta, e solo se essa è convinta, ben motivata e convincente (per loro e per me).

(M) ANDARE IN TILT
Qualche giorno fa mi è arrivato, ad esempio, un invito dal Tilt-camp (che mi è piaciuto e credo che tra il 25 e il 27 novembre andrò a Pisa).

Quale atteggiamento vogliamo tenere rispetto alle nostre controparti politiche ?
Protestare perchè ci ascoltino ?
Illusioni.
Perchè ci ascolteranno e negozieranno solo se costretti (sempre che non vinca tra loro l'opzione militare anche verso di noi, che resta -a mio parere- la più probabile: vedi le dichiarazioni di Maroni sul 'terrorismo urbano' e quelle di Sacconi sul 'ci scappa il morto!', primi segnali di un'ipotesi di lavoro che certo qualcuno persegue e perseguirà, come sempre e con tutti i mezzi, palesi e occulti...)

Ma ipotizziamo che banchieri, mercati e ceto politico-professionale possano davvero diventare disponibili ad ascoltare e a negoziare con questi 'giovani che hanno ragione ad essere indignati', come dicono.
Quali sono le dimensioni di potere su cui possiamo contare se vogliamo giungere a costruire un'equivalenza e costringerle a negoziare ?
  1. il nostro ruolo di clienti-consumatori nel mercato economico
  2. il nostro ruolo di cittadini-elettori.
Niente di nuovo sotto il sole, ma credo sia giunto veramente il momento di provare a non collaborare, a defezionare, su vasta scala. Da qui le mie proposte operative del 16 ottobre.
Potranno certo esercitarsi anche forme più ampie e simboliche di protesta e mobilitazione, così come sono auspicabili azioni illegali (occupazioni, sabotaggi, hackeraggi, blocchi..); non le vedo, però, come il focus della mobilitazione, ma solo come atti di sostegno e di accompagnamento a pratiche diffuse di defezione. Stare fermi, praticare attivamente la passività, svuotare la conchiglia.

Per andare verso azioni di questo tipo la domanda di fondo è: quale atteggiamento vogliamo tenere rispetto ad un sistema che va in tilt ?
Tappare le falle, tenere in piedi alla meno peggio, scegliere il male minore, ridurre il danno ?
Mi rifiuto.
Dobbiamo far (m)andare in tilt quel che comunque andrebbe in tilt, ma in tempi più lunghi, senza il nostro attivo (anzi, passivo) contributo.
Sta anche a noi scegliere: tra catastrofe agita o subita, tra rivolgimento o palude.

L'anno accademico scorso migliaia di ricercatori, tra cui anche io, hanno tenuto in scacco per mesi l'istituzione universitaria, dichiarandosi indisponibili all'insegnamento.
Sapete perchè la defezione è rientrata ? Perchè davanti al rischio reale di far chiudere i corsi di laurea e perdere le cattedre la quasi totalità dei miei colleghi ha preferito riprendere a collaborare per 'senso di responsabilità' e 'per mantenere in vita l'Università pubblica'.
Io continuo a restare indisponibile perchè invece penso che dei corsi di laurea senza personale, senza risorse e senza prospettive (per sé e per gli studenti che laurea) deve chiudere.
E che ci siano 'responsabilità' più alte, etiche e politiche, di quelle che ci derivano dalla necessità di colludere e di co-gestire il disastro.

Ma siamo disposti a far chiudere, a far fallire, a paralizzare le 'nostre' istituzioni ?
Anche quelle che 'ci convengono' (perchè ci pagano, perchè ci teniamo i nostri risparmi, perchè ci compriamo il cibo, perchè ci sono simpatiche, perchè 'ci credevamo'...) ?
Siamo disposti a minacciare sul serio le 'nostre' banche, i 'nostri' luoghi di lavoro, le 'nostre' città mercato, le 'nostre' televisioni', la 'nostra' pubblicità, i 'nostri' parlamenti , i 'nostri' eserciti ?
Siamo disposti ad 'andare in default' con loro, a non pagare il debito, a rischiare di perdere anche noi quel poco che abbiamo per provare ad andare verso 'nuovi mondi possibili' ?
Che dicono gli indignati su questo ?

Se non faremo questo salto, resteremo necessariamente sottoposti al ricatto e alle minacce del 'sistema' , e – nonostante le nostre proteste e richieste- non ci considererà credibili -direi giustamente- , non inizierà neppure a negoziare con noi e, dopo un pò, non farà neanche più finta di ascoltarci.

Catastroficamente vostro
enrico

Cagliari, 31 ottobre 2011



























intervento ad aspo-italia

INFORMAZIONE, APPRENDIMENTO, PEDAGOGIA DELLE CATASTROFI
(INTERVENTO DI ENRICO EULI, CONVEGNO ASPO-ITALIA, FIRENZE, 28.10.2011)

1. CASSANDRATE ?

Naturalmente non mancano neppure singoli individui capaci di prevedere il corso degli eventi, di lanciare moniti ed esortazioni. Ma, Dio mio, come si può distinguere in tempo il solito menagramo dal profeta chiaroveggente ? Il mondo è pieno di forze apparentemente assopite: come si fa a sapere in anticipo quale possa essere risvegliata senza pericolo e quale occorra lasciare assolutamente in pace ? Tra l’istante in cui l’allarme suonerebbe prematuro in modo ridicolo e l’attimo in cui ormai è troppo tardi per fare checchessia deve pur esserci il momento giusto, l’unico adatto a evitare la tragedia. Ma in mezzo a un simile frastuono, il più delle volte passa inavvertito. Del resto, qual è il momento giusto ? E come fare a riconoscerlo ? Credo si tratti dell’interrogativo più doloroso che la storia ponga agli uomini. (W.Szymborska)

La scala di Turner-Pidgeon (1) distingue sei stadi percettivi associati allo sviluppo di un disastro:
1. Punto di partenza apparentemente normale (convinzioni culturali condivise sul mondo e i suoi pericoli; norme precauzionali contenute in leggi, codici di comportamento, costumi e consuetudini)
2. Periodo di incubazione (accumularsi inosservato di un insieme di eventi in contrasto con le convinzioni e norme di cui al punto 1)
3. Evento precipitante (focalizza l'attenzione su di sé e trasforma le percezioni generali dello stadio 2)
4. Innesco (l'improvviso collasso delle precauzioni culturali diventa evidente)
5. Operazioni di soccorso e recupero
6. Adeguamento culturale completo.

E gli stessi autori commentano: ' Nel corso del periodo di incubazione, eventi in contrasto con le convinzioni esistenti incominciano ad accumularsi senza produrre commenti od osservazioni di sorta: o perchè non vengono notati o perchè il loro significato viene frainteso...Non vengono avvertiti perchè nessuno se li aspettava o prestava attenzione a quel tipo di fenomeni, oppure perchè se ne dà un'interpretazione tranquillizzante, che ne snatura il senso mentre altri fenomeni 'civetta' monopolizzano l'attenzione. Questi eventi sono, per loro stessa natura, difficilmente osservabili se non con il senno di poi, ma è possibile rintracciarne indizi nel modo in cui vengono trattati coloro che dissentono dalla visione organizzativa dominante. Quando l'ortodossia vigente liquida automaticamente le proteste di estranei come rivendicazioni di maniaci inesperti, viene il sospetto che ci si trovi in presenza di alcune distorsioni e rigidità organizzative.' (2)

La nostra specie è stata definita 'neghentrofaga', famelica mangiatrice di ordine e informazione; essa esprime infatti una netta ed esasperata preferenza per l'ordine, il controllo, la sicurezza; questa tendenza epistemologica profonda è divenuta ancora più forte, direi ossessiva, in una civiltà scientifico-tecnologica come la nostra, caratterizzata da un rischio mitomanico di onnipotenza, in cui l'Uomo si erge a sostituto di Dio.
Non siamo allenati, quindi, a leggere e gestire il disordine, e non ne sosteniamo a lungo neppure la vista. Cerchiamo, più velocemente possibile, di 'riportarlo all'ordine'.
La domanda che ci facciamo, anche rispetto al comportamento dei nostri consimili, non è certo 'come mai si sta così tranquilli ?', ma quasi sempre 'come mai ci si agita tanto ?'. La passività ci preoccupa meno dell'azione, la stabilità meno del cambiamento, la quiete molto meno del conflitto.

In una visione complessa, invece, ordine e disordine si equivalgono e non può sussistere preferenza escludente e dualistica, in quanto entrambi appaiono costitutivi della vita e dei suoi processi: peraltro gli stati che chiamiamo 'disordinati' saranno sempre più frequenti e probabili di quelli che chiamiamo 'ordinati' (infatti abbiamo bisogno di una colf per togliere la polvere e non dobbiamo invece assumere nessuno per metterla) e sorgeranno continuamente conflitti, spesso non mediabili,' proprio tra le diverse visioni su 'ciò che riteniamo ordinato' (infatti, quando la colf mette in ordine la nostra stanza spesso non troviamo più nulla e ci lamentiamo...). Gran parte dei problemi umani, infine, non nasce da un eccesso di disordine, ma proprio dai tentativi di imporre il nostro ordine (di specie, di gruppo, individuale) a sistemi che, se fossero lasciati liberi, ne sceglierebbero altri. Quel che si genera così è un disordine di secondo livello, generato proprio dai conflitti tra diversi e presunti 'ordini'. (3)
'Due pericoli minacciano il mondo, l'ordine e il disordine', amava dire Paul Valery..




2. ORLO ?

Noi non siamo sognatori, siamo il risveglio da un sogno che si sta trasformando in un incubo. Conosciamo tutti la scena dei cartoni animati: il gatto raggiunge il precipizio ma continua a camminare, come se avesse ancora la terra sotto i piedi. Comincia a cadere solo quando guarda in basso e si accorge dell'abisso. (S.Zizek)

'Mannheim sottolinea la differenza tra razionalità funzionale e sostanziale. La prima è vista come 'una serie di azioni organizzate in modo tale da condurre a una meta predeterminata, e ogni elemento di questa serie di azioni riceve una posizione e un ruolo funzionali'...La seconda è invece caratterizzata da 'un'intelligente comprensione delle interrrelazioni tra gli eventi in una data situazione'. Egli afferma che la nostra società industriale, per il solo fatto di presentare una grande quantità di razionalità funzionale, non per questo è caratterizzata da una grande quantità di razionalità sostanziale...Anzi, è chiaro che il comportamento razionale ha dei limiti, specialmente se si è portati ad accettare la razionalità funzionale come sostitutiva della razionalità sostanziale: l'esistenza di una grande organizzazione, con un'imponente struttura organizzativa, una pianificazione aziendale elaborata, compiti complessi e un ampio staff di specialisti non garantisce affatto una razionalità sostanziale.' (4)

Da un punto di vista psichico, la paura e l'incessante rimozione del 'disordine' agiscono quali strategie di autoconservazione-autorassicurazione a breve termine; l'anestetizzazione e l'immunizazione preventiva procedono ad ampie falcate al fine (dicono) di 'proteggere la (nostra) vita'. (5)
Notate come, anche nel linguaggio attuale preferiamo 'default' a 'fallimento', 'crisi' a 'catastrofe': un imbarazzante modo di dire dei miei colleghi, davanti al tracollo dell'Università, è : 'emergono delle criticità' !
Ma, a lungo termine, proprio questi automatismi reattivi favoriscono, anziché la nostra sopravvivenza, proprio la nostra estinzione: 'fare lo struzzo' non ci salva più sull'orlo dell'abisso (a proposito di rimozione/negazione: quanto è grande questo orlo, quando sarà consumato nel linguaggio e ammetteremo di essere 'andati oltre' ? (6)
Il riccio continua a chiudersi tra i suoi aculei, come ha fatto da sempre. Ma non riesce a modificare il suo automatismo ora che esistono le automobili e viene schiacciato, ben chiuso, al loro passaggio.











3. IGNORANZA ?

Può essere, molto semplicemente, che non si voglia credere alla catastrofe, già ampiamente provata, perché è più comodo ingannarsi, illudersi. Oggi sembrano tutti sopraffatti dal fascino dell'autoinganno. E finiscono per voler lucrare anche sul proprio funerale (A.Zanzotto)


Le persone comuni percepiscono e pensano secondo modalità non popperiane: in genere, se un a nuova esperienza falsifica una nostra premessa preferiamo falsificare (manipolare, mistificare, negare) l'esperienza percettiva piuttosto che cambiare idea.
Inoltre, Simon ha mostrato come 'la capacità della mente umana di formulare e risolvere problemi complessi è molto ridotta rispetto alle dimensioni dei problemi che è necessario risolvere per ottenere un comportamento oggettivamente razionale nel mondo reale o anche solo un'approssimazione ragionevole a questa razionalità'. E commentano Turner e Pidgeon: ' Quindi, anche se le persone riescono ad evitare una pura razionalità funzionale e cercano di perseguire obiettivi ragionevoli ed appropriati...non possono sfuggire ai vincoli della razionalità limitata'. (7)
E ancora:
'Che cosa impedisce alle persone di acquisire ed utilizzare segnali di allarme e anticipazioni che permetterebbero di evitare disastri ? In termini generali, la risposta è che le informazioni non sono a disposizione delle persone giuste, al momento giusto, e in una forma tale che le renda utilizzabili...(Più in specifico) possiamo suddividere le informazioni necessarie per prevenire un disastro nelle seguenti categorie:
1. informazioni completamente sconosciute
2. informazioni note ma non completamente recepite
3. informazioni note a qualcuno, ma che non vengono combinate con altre informazioni al momento giusto, quando la loro importanza diventa palese e vi sarebbe la possibilità di agire in base al loro contenuto
4. informazioni disponibili, ma non comprese in quanto non è possibile collocarle nei quadri interpretativi esistenti.' (8)

Possiamo chiudere citando anche le 4 cause di fallimento che conducono al collasso di un sistema, secondo Diamond (9):
non essere capaci di vedere,
essere capaci di vedere ma rimuovere/negare
essere capaci di vedere, di non rimuovere ma non di agire
essere capaci anche di agire, ma in modo sbagliato e non efficace

Ci troviamo a descrivere qui quella che amo chiamare ignoranza 2: anche le persone colte, informate si sono trasformate in una nuova specie, quella dell''homo sapiens insapiens', l'uomo che non sa di sapere, in una sorta di maieutica rovesciata, in cui si finge di non sapere quel che si sa.
L'ignoranza 2 rappresenta la strategia di sopravvivenza primaria per adattarsi all'apocatastasi, termine che la Scolastica utilizzava per definire la fine penultima, la fine che non finisce di finire (che pare essere, per ora, la forma assunta dalla catastrofe in corso).
Per la maggioranza degli esseri umani che la attuano (intellettuali e scienziati compresi) non indica quindi il problema, ma la soluzione. E, in quanto tale, andrebbe affrontata. Ben sapendo che correggere quella che si crede una soluzione è molto più complicato ed improbabile che correggere quel che si crede un errore.
Stiamo cercando di verificare se è ancora troppo presto per avere la certezza che abbiamo già fatto troppo tardi”. Insomma, il rischio sempre più probabile è che, a differenza dei dinosauri, ci estingueremo perfettamente informati e consapevoli, magari mentre ancora ne discutiamo!



4. TOSSICODIPENDENDO

Parliamo della politica della depressione. La depressione come atto politico. Lei ed io subiamo quotidianamente la pulsione irrefrenabile a comprare e spendere e vivere in fretta…La depressione è l’unico modo per mettere un freno a tutto questo. La depressione economica così come quella psicologica. Per cui, provi a supporre che la sua depressione e la mia siano atti politici di ribellione. Provi a supporre che la psiche stia dicendo NO. Non voglio questa accelerazione. Non voglio comprare niente. Le mie gambe non si vogliono muovere. Non mi interessa. Ora me ne sto qui nel letto e penso al passato…’ (J.Hillman)

Da vari esperimenti di laboratorio, concentrato premonitore di violenza verso esseri viventi inermi, sappiamo che se noi mettiamo dei topolini in gabbia e li lasciamo lì, a subire scariche elettriche senza possibilità di fuga, essi iniziano presto a deprimersi e, in un certo tempo, ad ammalarsi, sino a morire.
Come è possibile che il topo non si deprima e non si ammali, restando in una gabbia senza uscita ?
1. le punizioni possono essere alternate a premi, se il topo apprende a fare qualcosa che possa essere premiato o apprende che anche le punizioni possano avere un significato ed un’utilità (vedi alla voce: istruzione);
2. il topo può essere tenuto continuamente in attività, attraverso esercizi, occupazioni, compiti produttivi (vedi alla voce: lavoro);
3. il topo può essere anche curato, assistito, protetto e creare così legami di dipendenza strumentale ed ‘affettiva’ con i suoi 'difensori' (vedi alla voce: sicurezza);
4. può essere continuamente distratto e occupato attraverso divertimenti, svaghi, offerte di consumo e di servizi (vedi alla voce: spettacolo);
5. può essere messo a convivere con un suo simile: i due possono così competere-aggredirsi (e si possono far del male, anche uccidersi, ma non si deprimono e non si ammalano più…anzi, si sentono più vivi !..se restano vivi…) (vedi alla voce: guerra).
Lo so che non siamo (uguali a) topi, lo so che (forse) non ci sono sperimentatori malvagi sopra di noi, lo so che la storia umana non è solo questo ed è stata anche (quanto ?) capace di altro, lo so che i nostri spazi di libertà, di cambiamento e di gioco sono (potrebbero essere) più ampi…
Non sono un sostenitore della sociobiologia, né del determinismo genetico, culturale e ambientale…
Ma la catastrofe pare proprio avvicinarsi quando, per vari motivi, si riducono le possibilità di compensare e ricompensare:quando un sistema inizia a non poter più ridistribuire premi ( o questi perdono valore d’uso e di scambio), a non poter più garantire lavoro e occupazione, assistenza e protezione, restano solo spettacolo e guerra: essi sussumono, sostituendosi alle istituzioni sino a quel punto abilitate, le matrici stesse dell’istruzione, del lavoro e della sicurezza. Divengono le fonti primarie e pervasive di in-formazione, produzione, protezione.
Ed ora che anche lo spettacolo sta per finire, rischiamo di trovarci soltanto dentro la guerra, o forse la guerra come unico spettacolo...


E' sempre un'impresa disperata tentare di uscire da una mitologia, da un'ideologia anti-ideologica, da una neo-religione che recita i suoi mantra, sempre attraenti seppure ossidati: + denaro, +crescita, + lavoro, +consumi, + energia...
E sappiamo bene che il dio petrolio è un problema anche quando c'è, non solo quando sparirà.
Ci troviamo dentro una sindrome di tossicodipendenza allucinatoria, grave e profonda, la cui prognosi è riservata.
Le persone che partecipavano ai recenti riots a Londra (e che svaligiavano i negozi di alta tecnologia) condividono gli stessi immaginari di quelle che abbiamo visto fare file oceaniche, rinunciando al sonno, per comprare da Trony a Roma e che hanno trasformato la morte di Saint Steve Jobs in una iper-reale cerimonia religiosa su scala globale: l'acquisizione di un Ipad si trasforma in una nuova cerimonia eucaristica, in un rito tra 'civiltà' ed 'invasioni barbariche', tra la cortesia ipocrita di chi ha e può ancora comprare e la violenza distruttiva di chi non ha e ruba. (10)
Come quella rana, descritta da Bateson, che continua a saltellare allegramente nell'acqua sempre più bollente, adattandosi sempre alle nuove condizioni di calore, ma -in un attimo- schiatta, senza riuscire più a saltar fuori dalla pentola.

Se questo non bastasse, siamo costretti ad aggiungere che affrontiamo l'attuale situazione tossico-dipendendo, concettualmente ed operativamente, da modelli di organizzazione dei processi di decisione e di gestione dei conflitti mutuati da logiche militari e statuali, basate quindi su accentramento, delega, obbedienza, repressione delle divergenze, procedure burocratiche... ), con i disastri conseguenti, derivanti anche dalle sedicenti soluzioni proposte da sedicenti esperti e nostri volenterosi rappresentanti (vedi i recenti casi del Golfo del Messico e di Fukushima) . (11)
Ma chi ha oggi la capacità e il coraggio di dire che siamo in una fase inedita, che nessuno sa cosa fare, che dobbiamo rivedere i nostri presupposti per provare ad uscirne vivi ?
E ammettendo che siamo non dentro semplici problemi da risolvere tecnicamente, ma dentro dilemmi: la distruzione del Pianeta è necessaria per la sopravvivenza del sistema, e la distruzione del sistema è necessaria per la sopravvivenza del Pianeta: cosa facciamo?
'Nel mondo contemporaneo ci sono problemi senza soluzione che caratterizzano la complessità. Sono polarità tra le quali è impossibile scegliere, perché solo tenendole insieme si può garantire l’equilibrio di un sistema molto differenziato. Sono problemi che è impossibile non tentare di risolvere, ma la cui soluzione sposta solo temporaneamente l’incertezza…Le decisioni politiche tendono spesso a nascondere dietro tecniche e procedure il fatto che i grandi dilemmi della società contemporanea (ad es. il conflitto tra autonomia e controllo) non hanno soluzione. Essi possono solo trovare aggiustamenti temporanei, che saranno tanto più democratici quanto più saranno equi e aperti alla possibilità di cambiare…' (12)
Ma chi, oggi, prenderebbe voti dicendo questo ?



5. NO FUTURE ?

-Vede, sta entrando in quel turbine che io chiamo 'tutto in vacca, fuori dallo stallo'.
-Ma poi devo comunque tornare alla realtà .
-Non si ponga il problema ora; spazi, diventi lei l'orizzonte.
-E' vero. Cosa mi aspetta, ora, mi fa meno paura. (A.Bergonzoni)


'Gephart sostiene che ' i problemi di comunicazione e di non ascolto degli avvertimenti...sono visti sempre solo in modo retrospettivo...Un rumore considerevole si mischia con i potenziali segnali di pericolo per mascherarli, ed essi sono distinguibili da segnali 'normali' e falsi allarmi solo dopo l'evento. Inoltre i sistemi complessi non sono reattivi rispetto ai segnali inusuali. I disastri normali sono pertanto inevitabili.' . (13)

E la conclusione radicale a cui arriva Perrow è che ' il solo modo per evitare  incidenti gravi …, in sistemi complessi e strettamente connessi, è di impedire che tali sistemi vengano costruiti'. (14)


Sembra proprio che non potremo quindi evitare l'effetto-sorpresa della catastrofe.
L'inutilità delle informazioni di primo livello, infatti, appare evidente. La catastrofe non è evitabile, anche perchè non è qualcosa che deve ancora avvenire, ma è già in corso. possiamo solo iniziare a percepirla e prepararci ad essa, provare a conviverci e a ridurne i danni. (15)
E a viverla come opportunità di cambiamenti ed evoluzioni, verso nuovi apprendimenti e nuove premesse e modelli. (16)

La pedagogia delle catastrofi nasce proprio da questo assunti: un forte shock ed un alto livello di instabilità cognitiva appaiono quali passaggi obbligati per un salto gestaltico: quel che Bion chiama 'cambiamento catastrofico' (analogo al 'paradigm breakdown' in Kuhn o all''apprendimento 2' in Bateson). (17)
Forse così potrebbe avvenire quel che possiamo chiamare, in generale, una potente e ristrutturazione cognitiva:
'Secondo Platt questi salti hanno quattro caratteristiche:
I salti sono preceduti o accompagnati da una 'dissonanza cognitiva', o da quel che potremmo forse chiamare un aumento dello stato di incertezza, provocato dalla consapevolezza dell'esistenza di anomalie
Sia la dissonanza che i salti hanno un carattere globale
La ristrutturazione, quando avviene, è improvvisa
La nuova struttura garantisce un'organizzazione delle informazioni disponibili più generale e concettualmente più semplice delle precedenti.' (18)

Quindi, la pedagogia delle catastrofi mi appare oggi quale unica chance: un 'equivalente morale' della shock economy (termine coniato da Naomi Klein (19)), forma che il tardocapitalismo assume oggi, prendendo atto (lui sì!) della catastrofe in corso, neutralizzando il negativo, rivalutandolo in termini economici (profitti da disinquinamento, trasporti più agevoli e diretti attraverso uno Stretto di Bering senza ghiacci, etc...) e preparandosi alla (illusoria ?) gestione militare delle rivolte e delle guerre civili interne: la catastrofe si traduce in 'questione di ordine pubblico' , 'emergenza da protezione civile' o 'problema di interesse strategico nazionale', come sta già accadendo di fatto anche nel nostro paese da almeno dieci anni (vedi: G8 a Genova, terremoto in Abruzzo, CPT a Lampedusa, rifiuti a Napoli, Tav in Val di Susa).

Ma se non abbiamo alternative rispetto all'assunzione di una posizione depressiva, e visto che la catastrofe sta avvenendo e non possiamo più evitarla, che fare ?
Possiamo abbatterci del tutto e restare catatonici, paralizzarci.
Possiamo agitarci, urlare, aggredire, distruggere.
Ma possiamo anche attraversarla creativamente e provare a farci nuove domande, vivendo la catastrofe come opportunità.
Potremmo seguire la logica scientifica della controdeduzione fattuale (del tipo: e se l'acqua bollisse a 80 gradi ?) e tentare di immaginarci 'altri mondi possibili'.
Alcune domande che dovremmo permetterci di farci finalmente, approfittando della catastrofe ?
Ci provo:
E se il reddito fosse svincolato dal lavoro ?
E se i beni non fossero solo e sempre merci ?
E se il lavoro non fosse più un valore ma un'attività come altre ?
E se la disoccupazione crescente si rivelasse anche come un successo ?
E se andassimo verso un'economia stazionaria, senza crescita, o decrescente ?
E se la formazione fosse più sganciata da produzione e occupazione ?
E se la democrazia rappresentativa e statuale non fosse l'unico regime politico possibile ?
E se 'pubblico' non fosse più sinonimo di 'statale' ?
E se la protesta pacifica non fosse più un metodo efficace per prendere potere ?
E se la guerra non fosse più una soluzione ai conflitti ?

Per poterci anche solo permettere domande come queste, credo sia suggestiva, infine, l'ipotesi di vivere come se la catastrofe fosse avvenuta e come se vivessimo già in un futuro anteriore (20).
' Siamo sopraffatti da ciò che i francesi chiamano l'esprit d'escalier: lo stato d'animo retrospettivo sperimentato a serata finita, per le scale appunto, quando ormai è troppo tardi. Ebbene, il futuro anteriore è lo strumento grammaticale per esprimere fin da subito, prima ancora che la serata abbia inizio, l'esprit d'escalier di cui saremo preda dopo, a cose fatte: 'sarò stato inadeguato' o 'avrò colto l'occasione di una vita'. Poiché si addossa per un istante il rammarico o il compiacimento che forse proveremo molto più tardi, il futuro anteriore consente di discernere in anticipi quante possibilità alternative coesistano, ancora impregiudicate, mentre ci si reca a casa degli amici. Collocandosi nell'attimo in cui dilagherà l'esprit d'escalier, il 'sarò stato' censisce i decorsi divergenti che ora ci stanno dinanzi, traduce l'acidulo 'si sarebbe potuto' in un più decente 'si potrebbe', riabilita per tempo quelli che, in seguito, rischiano di figurare come 'futuri perduti'. Ciò che vale per la festa conviviale, vale a maggior ragione per ogni gesto politico radicale, per ogni condotta pubblica che strida con l'ordinamento statale. L'esprit d'escalier, e il futuro anteriore che se ne fa carico preventivamente, impediscono la compilazione di una storia in cui ogni tappa successiva sia spacciata per necessaria e inquestionabile.' (21)

NOTE

  1. B. A. Turner – N. F. Pidgeon, Disastri. Dinamiche organizzative e responsabilità umane, Edizioni di Comunità, Torino, 2001, p.108
  2. idem, pp.126-7
  3. G. Bateson, Perchè le cose finiscono sempre in disordine?, in Verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano, pp.33-38
  4. B.A.Turner-N.F.Pidgeon, op.cit., pp.158-9; vedi anche G.Bateson, Finalità cosciente e natura, in op.cit., pp.465-479
  5. cfr. R. Esposito, Immunitas. Protezione e negazione della vita, Einaudi, Torino, 2002; S. Cohen, Stati di negazione. La rimozione del dolore nella società contemporanea, Carocci, Roma, 2002; La Sicurezza che ci Terrorizza, in E.Euli, Casca il mondo! Giocare con la catastrofe, la meridiana, Molfetta, 2007, pp. 258-275
  6. cfr. H. Jonas, Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino, 2000
  7. B.A.Turner-N.F.Pidgeon, p.163
  8. idem, p.233
  9. J. Diamond, Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Einaudi, Torino,2005
  10. G. Ritzer, La religione dei consumi. Cattedrali, pellegrinaggi e riti dell'iperconsumismo, Il Mulino, Bologna, 2005; V. Codeluppi, La vetrinizzazione sociale. Il processo di spettacolarizzazione degli individui e della società, Bollati Boringhieri, Torino, 2007; J. G. Ballard, Regno a venire, Feltrinelli, Milano, 2009
  11. 'Toft propone la distinzione tra apprendimento passivo e attivo: il primo è caratterizzato dalla mera presa di coscienza dei risultati o delle raccomandazioni prodotte dalle inchieste; il secondo da una consapevolezza più ampia e dal tentativo di generare attivamente una migliore capacità di previsione...' , in Turner-Pidgeon, p.249
  12. A.Melucci, Passaggio d'epoca. Il futuro è adesso, Feltrinelli, Milano, 1994, p.68,; e cfr. E.Euli, I dilemmi (diletti) del gioco, la meridiana, Molfetta, 2004
  13. R. P. Gephart, in Turner-Pidgeon, p.252
  14. C. Perrow, in Turner-Pidgeon, p.260
  15. L. Mercalli, Prepariamoci a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia,meno abbondanza, e forse più felicità, Chiarelettere, Milano, 2011
  16. 'Per usare un'espressione di Argyris e Schön, dobbiamo andare oltre un semplice modello cibernetico, a un solo anello, di cambiamento retroattivo del comportamento, per arrivare allo stadio del cosiddetto apprendimento a doppio anello, nel quale le procedure per cogliere e valutare i segnali d'allarme di possibili pericoli, insieme alle nostre teorie su come interpretare il mondo, sono messe direttamente e continuamente in discussione. Anche Levitt e March si sono allontanati dalla tradizionale visione cognitiva dell'apprendimento organizzativo per rivolgersi a quella che hanno definito ecologia dell'apprendimento...Hedberg ha inoltre attirato l'attenzione sull'importante processo del disapprendimento: un disapprendimento lento, infatti, sarebbe secondo lui un fattore di debolezza cruciale per molte organizzazioni. In ambienti stabili l'apprendimento può essere cumulativo, ma in ambienti che cambiano chi apprende deve lavorare attivamente per preservare tanto il proprio apprendimento quanto il proprio disapprendimento. (cfr. su questo tema anche Z. Bauman La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza, Il Mulino, Bologna, 2010) D'altro canto, Hedberg sottolinea anche che un'eccessiva stabilità ambientale inibisce la motivazione al disapprendimento'. (in Turner-Pidgeon, pp.282-283)
  17. cfr. W. R. Bion, Analisi degli schizofrenici e metodo psicanalitico, Armando, Roma, 1970; T. S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino, 2009,; G. Bateson, Le categorie logiche dell'apprendimento e della comunicazione, in op.cit, pp.324-356; M.R. Mancaniello, L'adolescenza come catastrofe. Modelli di interpretazione psicopedagogica, ETS, Firenze, 2002
  18. J. Platt, in Turner-Pidgeon, pp.189-190; e cfr. R.Thom, Stabilità strutturale e morfogenesi, Einaudi, Torino, 1980; A. Koyrè, Dal mondo chiuso all'universo infinito, Feltrinelli, Milano, 1970
  19. N. Klein, Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri, BUR, Milano, 2008
  20. J.Dupuy, Piccola metafisica degli tsunami. Male e responsabilità nelle catastrofi del nostro tempo, Donzelli, Napoli, 2006; J.Attali, Breve storia del futuro, Fazi, Roma, 2009;
P. Virilio, L'università del disastro, R.Cortina, Milano, 2008; A.Bosi-M.Deriu-V.Pellegrino (a cura di), Il dolce avvenire. Esercizi di immaginazione radicale del presente, Diabasis, Reggio Emilia, 2009
  1. P. Virno, Esercizi di esodo. Linguaggio e azione politica, Ombre corte, Verona, 2002, pp.141-2